“Non c’erano dubbi che il consigliere Riccio avrebbe risposto alle nostre osservazioni buttandola in caciara come al suo solito. Ma questa volta, pare aver superato ogni limite dimostrando un delirio preoccupante da diversi punti di vista. Per ribadire un concetto che dovrebbe essere chiaro e condivisibile, specialmente da chi lavora nelle forze dell’ordine, proviamo a fare un semplice esempio. Al collega Riccio rivolgiamo una domanda: quando un carabiniere – perché sotto la veste politica dovrebbe ricordare di indossare una divisa – riceve la denuncia di un furto o di un attentato alla proprietà, cosa fa? Chiede alla vittima di dimostrare se abbia fatto qualcosa per procurarsi un ingiusto danno, oppure si mette alla ricerca dei colpevoli? Ecco, a leggere le ripetute esternazioni di Riccio in merito alla vicenda dei furti all’Ente Fiera, ci sembra di assistere ad un assurdo ribaltamento della realtà da parte di chi, invece di esprimere ferma condanna davanti ad una condotta criminale, se la piglia con l’amministrazione comunale.
Ma l’arte della propaganda strumentale non conosce limiti, tanto da provocare pericolosi vuoti di memoria. Infatti, il collega Riccio forse non ricorda che, quando stava dalla parte della maggioranza, le precedenti amministrazioni guidate dal sindaco Abramo spesero centinaia di migliaia di euro per ristrutturare un edificio comunale in viale Isonzo che avrebbe dovuto diventare un Centro di scolarizzazione. Peccato che, dopo aver speso ingenti risorse, lo stesso non sia stato mai aperto, né recintato e messo in sicurezza per anni, finendo per essere consegnato all’attuale amministrazione totalmente devastato e nel silenzio imbarazzante del consigliere Riccio. Come mai, in quel caso, quando era fedele alla linea politica, Riccio non disse una parola? Forse la sua memoria sarà corta, ma noi non dimentichiamo e andiamo avanti per la nostra strada, che è quella della coerenza e della lealtà, sempre dalla parte della gente per bene”.
E’ quanto si legge in una nota stampa dei consiglieri comunali di Catanzaro, Vincenzo Capellupo e Alberto Carpino.