“Leggere questo libro, che ha tanti spunti importanti, dà l’idea di come prima era diversa la politica rispetto a quella di oggi, perché era un mondo completamente diverso nel quale, comunque, esistevano i luoghi nei quali il confronto politico si sviluppava e poteva esercitarsi, dove si formavano anche i gruppi dirigenti di un territorio. Non c’è nel libro di Veltri un’esaltazione di quella vecchia politica, ma c’è il sicuramente il riconoscimento di come era possibile un diverso confronto politico rispetto ad oggi”. Sono le considerazioni pronunciate dal Sindaco Franz Caruso intervenuto alla presentazione del libro del giornalista e scrittore Filippo Veltri “Quando c’era la politica”, pubblicato per i tipi dell’Editore Ferrari, avvenuta nel salone di rappresentanza di Palazzo dei Bruzi nell’ambito dell’iniziativa “LIBRINCOMUNE”, la rassegna di attualità librarie promossa dall’Amministrazione comunale e fortemente voluta dallo stesso Sindaco Franz Caruso per diffondere la cultura del libro e della lettura. A moderare l’incontro, Antonietta Cozza, curatrice della rassegna LIBRINCOMUNE e consigliera comunale delegata alla Cultura.
“Al suo sesto appuntamento – ha aggiunto il Sindaco Franz Caruso – Librincomune ci ha fatto comprendere, una volta di più, che la scelta di aprire il salone di rappresentanza ed il Palazzo di città, la casa di tutti i cosentini, a questi incontri culturali, è apprezzato e questo mi fa molto piacere perché l’impegno di Antonietta Cozza è ricambiato dalla partecipazione e dall’interesse che la città dimostra”. Nel soffermarsi sul nuovo libro di Filippo Veltri, sorta di seguito di un altro volume, pubblicato dal giornalista, già caporedattore per 13 anni dell’Ansa regionale, e scritto a quattro mani con Franco Ambrogio sui primi 50 anni di regionalismo, Franz Caruso ha stimolato l’autore a concludere la sua analisi con un terzo libro ancora da scrivere per tratteggiare una valutazione sulla evoluzione politica anche nella città di Cosenza. “Credo che quello che si è verificato a Cosenza – ha sottolineato Franz Caruso – in controtendenza con quanto si è verificato a livello regionale, meritava e merita, da un attento osservatore politico come Filippo Veltri, una valutazione, anche perché non credo si tratti di un accadimento di poco conto. La situazione socio-politica della città ha visto affermarsi una coalizione politica, progressista, riformista ed anche civica, che ha avuto la meglio rispetto a un’ondata populista che aveva interessato la politica regionale. Ed ha portato alla vittoria un Sindaco – ha proseguito Franz Caruso – espressione della città e che non aveva alle spalle protezioni familiari”. Franz Caruso ha rimarcato a più riprese questa vera e propria rottura con il passato e con un sistema che si era radicato in città ed ha invitato alla riflessione anche rispetto a quella che è stata la trasformazione del voto a Cosenza. “Oggi Cosenza – ha detto ancora il Sindaco –è l’unico punto di riferimento nella regione Calabria di un centrosinistra che ha bisogno di ricostruirsi e soprattutto di rifondare una proposta politica credibile per la nostra regione. E’ la vera novità in questa città, perché, dopo l’esperienza di Giacomo Mancini, ritornare alla guida del Comune da parte di un socialista che ha oggi il coraggio di rivendicare il suo essere socialista e il suo agire socialista, insieme a quelli che sono stati gli apporti che non erano scontati da parte della politica locale su un progetto che si è contrapposto ad una proposta che stravinceva alla Regione, ma che poi straperdeva in questa città, non credo sia qualcosa che non meriti di essere valutata e approfondita con un rigore prettamente politico”.
Dopo l’intervento del Sindaco Franz Caruso, con l’autore Filippo Veltri si sono soffermati a dialogare il docente dell’Università della Calabria, Domenico Talia, autore anche della prefazione al libro, e il giornalista Massimo Clausi.
Talia ha sottolineato il completo cambiamento della politica negli ultimi 20-30 anni ed ha auspicato un “cambio di passo della politica”. “Mani pulite – ha detto ancora Domenico Talia – ha dato la spinta per far cadere un castello che già di per sé era molto fragile”. Pur partendo dal presupposto che “la politica è un’arte difficile” Talia intravede nel populismo un vero e proprio rischio perché “il populismo non è stata la risposta giusta alla crisi della politica”.
La disaffezione dei cittadini alla politica è contenuta anche nella spietata cartina di tornasole dei numeri che indicano percentuali sempre più basse di chi si reca al voto, sottolineandone il progressivo allontanamento anche a causa della perdita degli spazi dove si esercita la democrazia. Per Talia solo il mondo dell’Università può siglare una riscossa, “perché negli ultimi decenni le Università stanno giocando un ruolo molto importante nell’innovazione e per i giovani. E la Calabria può essere la terra dell’innovazione”. Anche il giornalista Massimo Clausi non risparmia critiche all’attuale modo di fare politica sul quale Filippo Veltri con il suo libro ha acceso i riflettori.
“Il vero problema della politica – afferma – è che non si occupa dei problemi, ma finge di occuparsene”. Per Clausi “non ci sono più le palestre della politica come accadeva una volta. Ma la politica è sempre di più un affare di famiglia ed anche i sistemi elettorali hanno contribuito a marcare la distanza tra il territorio e la politica. Ma la politica – e di questo Clausi sembra essere sicuro – non è finita e ritornerà”.
Nel suo intervento conclusivo l’autore di “Quando c’era la politica”, Filippo Veltri ha tenuto anzitutto a ricordare il trentesimo anniversario della strage di Capaci in cui persero la vita Giovanni Falcone e la moglie Francesca Morvillo e gli uomini della scorta.
“La politica ha fallito – ha poi detto Veltri – ed è nelle cose. La crisi degli ultimi anni ha partorito il populismo. Quella alla quale stiamo assistendo – ha proseguito Veltri – è una vera e propria deriva. Le ultime elezioni sono l’esempio lampante di come non sia più possibile mantenere certi meccanismi che hanno poi provocato la disaffezione alla politica che ha fondate ragioni”. Come se ne esce? Filippo Veltri ha pronta la risposta, non senza ricorrere ad esempi del passato, come Enrico Berlinguer.
“O la politica si riappropria dei suoi spazi, nelle forme in cui è possibile farlo, attraverso quella che con un termine ricorrente viene definita cittadinanza attiva, o è destinata a veder tramontare ogni ideologia”.