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Famiglie Dodaro e Gelsomino: “Ricordiamo Paolo Cappello, morto per mano di una squadraccia fascista”

Riceviamo e pubblichiamo:

“Il 21 Settembre del 1924, moriva a Cosenza, per mano di una squadraccia fascista, Paolo Cappello. Socialista e antifascista, si è battuto insieme ai muratori della “Massa” per la libertà, la democrazia e il progresso.

Paolo nasce a Pedace il 23 gennaio 1890 da genitori ignoti. Fu adottato a Cosenza dalla famiglia La Rosa, cresciuto amorevolmente da Rosina Iaconetti e da sua sorella Agatina. La sua formazione politica avviene nel rione Massa e fin da giovane lavora come muratore. Si sposò ma non ebbe figli.

Paolo inizialmente fu vicino alle idee repubblicane del tipografo Federigo Adami. Solo intorno al 1914 divenne socialista entrando a far parte del Comitato Direttivo della Sezione Socialista Cosentina, intitolata a Pasquale Rossi. Ricorderà Pietro Mancini che “non vi fu piccola lotta cosentina, economica o politica, che non lo rinvenne nella prima linea sempre pronto a sguainar l’anima dritta là dove la lotta per il pane e per l’Idea”.

Nel 1924 fu arrestato insieme ad altri compagni, tra cui Nicola Adamo, con l’accusa di aver sfregiato il volto del giovane fascista Giuseppe Carbone ma, poco tempo dopo, la Corte di Cassazione li assolse per mancanza di prove.

La sera di domenica 14 settembre 1924, al culmine di una sparatoria consumatasi sul ponte San Francesco a Cosenza, un proiettile esploso dalla rivoltella del centurione fascista Antonio Zupi (che lo stesso Paolo morente indicò come suo aggressore e solo successivamente ne venne dimostrata la colpevolezza) raggiunse Cappello, procurandogli una ferita grave al petto con ritenzione del proiettile. Trascinatosi a stento sul corso principale, Paolo venne soccorso e trasportato a braccia in ospedale. Dopo sette giorni, il mattino del 21 settembre 1924, spirò dopo giorni d’agonia. Nello stesso giorno dell’agguato insieme a lui c’era Clelio Gelsomino, amico e compagno di lavoro di Paolo, che uscì indenne dall’aggressione nascondendosi in una cassa di zinco adibita a cella frigorifera, così come riportato in una intervista rilasciata al Giornale di Calabria del 28 Aprile 1972. Ai funerali, ai quali fu fatto assoluto divieto di fiori, bandiere e discorsi, parteciparono circa diecimila persone.

Il 2 ottobre del 1944, il Partito d’Azione, insieme al sindaco socialista Vaccaro, decise per l’intitolazione a Cappello della vecchia piazza Littorio, oggi una delle piazze più suggestive di Cosenza.

Le famiglie Dodaro e Gelsomino, discendenti di Paolo Cappello, lo hanno ricordato nella Santa Messa presso la Chiesa di Sant’Agostino, nel rione Massa di Cosenza e, successivamente, hanno depositato un mazzo di garofani rossi presso il ponte di San Francesco, luogo dell’aggressione.

Un sincero ringraziamento è rivolto al sindaco di Cosenza, Franz Caruso, che come Sindaco e come socialista ha ricordato la figura di Paolo Cappello definendolo “socialista e simbolo dell’opposizione al fascismo della nostra città” e che questo ricordo “rappresenta anche un momento per rinnovare un impegno a difendere ed a tenere alti i valori della democrazia, della liberta, della tolleranza e della Pace, sanciti nella nostra Carta Costituzionale”. Lo stesso sindaco, con le nostre famiglie al suo fianco, ha preannunciato l’organizzazione di una serie di manifestazioni che si terranno il prossimo anno in occasione del centesimo anniversario dalla morte”.

 

Giannino Dodaro

Mario Gelsomino

Clelio Gelsomino

 

 

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