Reggio, il poliziotto racconta: "Parlai con Condemi dell'omicidio Sorgonà"

sorgonagiuseppedi Claudio Cordova - Un incontro avvenuto nell'ottobre 2011. Il poliziotto Bruno Falco incontrerà Domenico Condemi, ritenuto un elemento di spicco della 'ndrangheta dei rioni San Giorgio Extra, Modena e Ciccarello di Reggio Calabria, al fine di carpire, in maniera confidenziale, alcune informazioni su un litigio avvenuto nella zona, ma, soprattutto, sull'omicidio del giovane Giuseppe Sorgonà, assassinato in pieno centro a Reggio Calabria il 7 gennaio 2011. Il poliziotto Falco, in servizio alle Volanti, sarebbe stato inviato a parlare con Condemi (in virtù di una conoscenza pregressa nel quartiere) dal sostituto commissario della Squadra Mobile di Reggio Calabria, Pippo Nicolosi.

E' lo stesso Falco, citato nel procedimento "Alta tensione 2" (in cui Condemi è alla sbarra) a confermarlo. La deposizione di Falco sarà ammessa dal Tribunale presieduto da Maria Teresa De Pascale su richiesta degli avvocati Giacomo Iaria, difensore di Condemi, e Antonino Curatola, difensore del poliziotto Bruno Doldo, accusato di aver spifferato particolari d'indagine ai soggetti poi finiti nella retata della Squadra Mobile. Prima e dopo gli interrogatori condotti dagli avvocati Andrea Alvaro e Marco Gemelli, difensori di Pino Plutino, l'ex assessore comunale accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Interrogatori relativi proprio alla posizione dell'imputato.

Tornando a Falco, la sua deposizione nasce dalle dichiarazioni spontanee rese all'inizio del 2014 dallo stesso Condemi: "Non è vero che Bruno Doldo mi ha dato informazioni. Da me è venuto un poliziotto a chiedere informazioni, mandato dai suoi superiori" dirà Condemi.

Quel poliziotto sarebbe Bruno Falco.

Dai suoi superiori, Falco sarebbe stato inviato a ottenere informazioni in maniera confidenziale da Condemi. Informazioni che, a detta del poliziotto delle Volanti, avrebbe ottenuto. La Questura, infatti, voleva vedere chiaro sull'aggressione subita da Fortunato Quartuccio, fratello di uno degli imputati del procedimento "Alta Tensione", Diego Quartuccio.

Secondo il racconto di Falco, le indicazioni sul litigio sarebbero arrivate. Ma sarebbero arrivate anche indicazioni sull'omicidio del giovane Sorgonà, un delitto che creerà grande scalpore in città e su cui, ancora oggi, non vi è alcun tipo di verità.

Particolari, questi, su cui Falco non entra per ragioni di riservatezza investigativa.

Il poliziotto, però, riferirà della preoccupazione di Condemi circa la possibilità di essere oggetto d'indagini: "Era spaventato, da ciò che si diceva su di lui, che prendeva soldi in giro. Mi disse che un tale Angelo Iaria, in Questura per il rinnovo di un porto d'armi al terzo piano. Ma gli uffici per il porto d'armi sono al piano terra" spiega Falco, smentendo, di fatto, la versione fornita da Condemi. Quella "soffiata" sarebbe arrivata a Condemi in altro modo. Secondo gli inquirenti, sarebbe stato il poliziotto Doldo a fornire indicazioni sull'attività in corso: in tal senso, infatti, si inquadra l'attività istruttoria svolta in aula dall'avvocato Curatola, volta a capire le dinamiche esistenti tra un ufficio e l'altro della Questura. Obiettivo, ovviamente, dimostrare che Doldo, in servizio alla Digos, non potesse sapere alcunché sull'attività della Squadra Mobile.

Condemi, dunque, era preoccupato per le indagini a suo carico: "Lui voleva parlare con Nicolosi. Gli dissi di stare tranquillo, se non aveva fatto nulla". Rimane il mistero, invece, su cosa si siano detti i due, con riferimento all'omicidio Sorgonà.