Reggio, Condemi scagiona il poliziotto Doldo: “Nessuna fuga di notizie, volevano informazioni su omicidio Sorgonà”

sorgonagiuseppedi Claudio Cordova - Non sarebbe stato Bruno Doldo il poliziotto con cui Domenico Condemi avrebbe avuto un contatto nell'estate 2011, periodo in cui era indagato e intercettato come presunto affiliato alla 'ndrangheta di San Giorgio Extra. L'imputato ha reso dichiarazioni spontanee nell'ambito del procedimento "Alta Tensione", fornendo una versione alternativa a quella prospettata dalla Procura, che accusa Doldo (legato da vincoli di parentela con Condemi) di aver rivelato informazioni coperte da segreto: "Non è vero che Bruno Doldo mi ha dato informazioni. Da me è venuto un poliziotto a chiedere informazioni, mandato dai suoi superiori".

"Doddi" sceglie la via delle dichiarazioni spontanee per svelare un particolare fin qui inedito. Nel luglio 2011, la Questura voleva vedere chiaro sull'aggressione subita da Fortunato Quartuccio, fratello di uno degli imputati del procedimento "Alta Tensione", Diego Quartuccio. L'imputato fa anche il nome del poliziotto con cui avrebbe avuto un abboccamento: "Bruno Falco: venne a chiedermi se Quartuccio era stato picchiato per l'omicidio di un parrucchiere, Sorgonà".

Una versione che scagionerebbe dunque il poliziotto Doldo (assistito dall'avvocato Antonino Curatola) per anni in servizio alla Digos e poi all'Ufficio Scorte.

A tre anni dall'omicidio (ieri l'anniversario, ndi) emergerebbe dunque un particolare sulle indagini che la Polizia avrebbe svolto dopo l'omicidio del giovane Giuseppe Sorgonà (nella foto) assassinato in pieno centro a Reggio Calabria il 7 gennaio 2011: "Ma quale omicidio? Quartuccio è stato picchiato da suo zio!" afferma "Doddi". A prescindere dall'esito dell'incontro, dunque, Condemi nega il coinvolgimento di Doldo. Anche il ritrovamento della microspia, che gli inquirenti addebitano alla "spiata" di Doldo, sarebbe stato in realtà frutto del caso, nel corso di una delle battute di caccia effettuate da Condemi: "Io non ho fatto del male a nessuno, solo ai cinghiali" dice.

Il resto delle dichiarazioni sono dedicate, come già avvenuto nell'ambito del procedimento per l'omicidio Puntorieri (in cui Condemi è imputato) alle invettive contro la Squadra Mobile di Reggio Calabria: "Quelle della Questura sono fisime che rovinano la vita – dice Condemi – i poliziotti sono venuti qui a dire che Dio non è Dio". I bersagli principali sono, ancora una volta, i poliziotti Giordano, Lo Giudice e Minniti, che svolgeranno le indagini sulla 'ndrangheta di San Giorgio Extra: "La Questura si è messa in testa di rovinarmi la vita, oggi come oggi non c'è da fidarsi della Questura, specialmente del dottor Giordano che ha fatto solo cattiverie". Insomma, la Polizia alla stregua dei collaboratori di giustizia Roberto Moio e Consolato Villani: "Sono armi nelle mani di chi li usa".