Il calcio a Reggio non si salva rimanendo in Serie D

curvaasddi Paolo Ficara - "Dobbiamo scappare da questa categoria". Questo il monito del direttore generale Gabriele Martino all'atto della propria presentazione come tesserato della Asd Reggio Calabria, avvenuta con accanto il presidente Mimmo Praticò. Un obiettivo, quello della promozione, ribadito più volte sia dal navigato dirigente che dal tecnico Ciccio Cozza, durante il girone d'andata. A poco sono valsi i tentativi di precisazione ("campionato dignitoso" et similia) del vertice societario quando i buoi erano già scappati, troppo presto, dalla stalla.

Al di là dell'eventuale piccola consolazione dell'accesso ai pleonastici playoff, la stagione 2015/16 per la nuova società reggina è una Waterloo. Già da gennaio, quindi a metà stagione, l'obiettivo promozione è diventato irraggiungibile. Sono mesi che gli aspetti sportivi interessano meno di quelli societari. Una montagna di alibi ha fagocitato sul nascere ogni abbozzo di critica, per un'accozzaglia in grado di vincere fin qui solo 12 partite sul campo su un totale di 33 disputate, e di rimediare brutte figure contro gente che non è mai apparsa nell'album Panini.

Un anno fa, di questi tempi, scrivevamo che nessuno poteva fare peggio rispetto agli ultimi 6 anni di gestione della Reggina. Oggi, prima di chiederci se esiste qualcuno in grado di andare più giù di un quinto posto (attuale, che ancora potrebbe diventare un quarto o un sesto) nel girone meno difficile della Serie D, ci fermiamo un attimo e pensiamo. Pensiamo che i soldi sono stati spesi, per una cifra che si aggira sul milione; ma l'anno prossimo potrebbe non ripetersi l'afflusso al botteghino di 3.500 speranzosi, e di sicuro non sarà possibile attingere dal sequel di una sottoscrizione popolare. A proposito, la cifra rimasta alla ats "Salviamo la Reggina" non è mai stata comunicata.

Poi dopo il fischio finale di Reggio Calabria-Agropoli 1-2, tocca sentire il rammarico di chi teme di vanificare tutto con questa sconfitta. Ma vanificare cosa? Arrivare a 14 punti dal primo posto piuttosto che 17, cosa cambia? Per quella che è stata la risposta della piazza, nonché la cifra investita, si doveva come minimo battagliare fino all'ultimo con le prime della classe. Anziché stare a crucciarsi sul raggiungimento o meno dei playoff, il presidente Praticò si chieda come mai, nelle ultime settimane, il segno delle partite del Reggio Calabria sia spesso corrisposto alla quota più alta indicata dai bookmakers.

Il tempo di chiedere l'attenzione della città, nei confronti di chi si è autoproclamato salvatore del calcio a Reggio, è ormai finito. Qui non è stato salvato proprio nulla. A meno che non ci si sia davvero convinti che arrivare a 15 punti dalla Frattese in Serie D, possa rappresentare qualcosa di positivo per la piazza. Tale sospetto ci viene, quando si assiste a scene di pur sempre rispettabile commozione o gioia per una vittoria ottenuta a Palmi. I tempi dei successi all'Olimpico di Roma sono ormai lontanissimi, di questo dobbiamo evidentemente farcene una ragione.

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