Reggio, estorsione alle pompe funebri Triolo: tre condanne

reggiocalabria cedirIl Gup di Reggio Calabria, Adriana Trapani, ha condannato Giovanni Dario Valentino, Francesco Ollio e Giovanni Spratico, soggetti ritenuti responsabili di estorsione aggravata dalle modalità mafiose nei confronti del titolare di agenzia di pompe funebri, Giuseppe Triolo. Il Gup ha così avvalorato l'impianto accusatorio del pm Teodoro Catananti, condannando Spratico a 6 anni e 4 mesi e Ollio e Valentino a 6 anni ciascuno.

"Dobbiamo recuperare una somma di denaro che tu devi a Giovanni Spratico...abbiamo ricevuto un'imbasciata dai carcerati dove era rinchiuso il figlio di Spratico e non dobbiamo fare brutta figura" e "tu mi devi dare 2000 euro ora e subito, visto e considerato che in passato non hai capito come ti devi comportare...visto che io ti ho chiesto tante volte aiuto in un altro modo ed evidentemente non hai capito e non ha funzionato, adesso ti arrangi e paghi se no sono cazzi tuoi". Il modo usato è l'imperativo, l'unico conosciuto e utilizzato dalla 'ndrangheta. A chiedere la "mazzetta", 2000 euro, tre persone, arrestate dai Carabinieri con l'accusa di estorsione aggravata dalle modalità mafiose.

Ma Giovanni Dario Valentino, Francesco Ollio e Giovanni Spratico finiranno in gabbia anche grazie alle dichiarazioni del commerciante Giuseppe Triolo, da anni attivo con la sua agenzia di onoranze funebri. Sarebbe stato proprio Triolo il destinatario della richiesta estorsiva. Il commerciante, però, metterà nelle mani dei Carabinieri e dei pm Stefano Musolino, Giovanni Gullo e Teodoro Catananti tutti gli elementi necessari per sviluppare le indagini.

Il suo racconto, innanzitutto, che il Gip Barbara Bennato, che firma l'ordinanza di custodia cautelare a carico dei tre, reputa attendibile. Ma soprattutto le immagini delle telecamere di videosorveglianza dell'attività commerciale, ubicata nei pressi degli Ospedali Riuniti.

Indice dell'esasperazione di Triolo e della iniziale coraggiosa determinazione a resistere ad un'illecita richiesta, è costituito innanzitutto dalla denuncia sporta nel pomeriggio del 24 maggio 2014 presso i Carabinieri. In quell'occasione, Giuseppe Triolo - titolare dell'omonima Agenzia di Pompe Funebri - lamentando di essere stato vittima di un tentativo di estorsione posto in essere dagli indagati con modalità tipicamente intimidatorie, aveva dichiarato che il giorno precedente, intorno alle 16,50 si erano presentati all'interno del suo esercizio commerciale quattro soggetti (uno era sopraggiunto, raggiungendo i tre che si erano presentati all'inizio). Triolo aveva precisato di aver subito riconosciuto i due uomini che avevano fatto ingresso nel locale (mentre il terzo faceva da palo all'esterno) in Dario Valentino, figlio di Osvaldo (lavoratore dipendente presso l'Obitorio degli Ospedali Riuniti) ed Francesco Ollio, che aveva indicato nel quarantacinquenne abitante ad Archi, di fronte alle scuole, in un appartamento al primo piano rialzato delle palazzine popolari, utilizzatore di una Fiat Punto di colore grigio. Di contro, aveva riferito di non aver riconosciuto (o comunque di non conoscere) la persona rimasta all'esterno, che aveva tuttavia descritto come un uomo alto circa 1,70 mt, corporatura snella, stempiato e con occhiali da sole scuri.

Nel corso del proprio racconto, Triolo ricorderà che due dei tre uomini erano entrati nel negozio, inizialmente con fare cordiale, ma subito dopo avevano avanzato una precisa quanto fantasiosa richiesta: "Due che erano entrati, dopo avermi salutato cordialmente, mi mettevano a conoscenza del fatto che io avrei dovuto pagare una somma di danaro ad un'altra persona di nome Spratico Giovanni, perché era giunta una richiesta da parte di alcuni detenuti presso una non meglio struttura carceraria , dove era stato detenuto il figlio di Spratico, di nome Vincenzo, oggi ristretto agli arresti domiciliari presso la sua abitazione. Debbo precisare che sia Ollio che Valentino indicavano i suddetti detenuti come dei loro amici, ai quali non potevano fare un torto, avendo loro richiesto il versamento di una somma di denaro.. La somma richiesta ammontava a circa 2.000 euro ed inoltre mi dicevano che potevo saldare questo debito anche versando delle rate mensili sino a coprire l'intero importo. Aggiungevano inoltre testualmente "Peppe, abbiamo risolto problemi di guerre di 'ndrangheta. figurati se non risolviamo questi problemi", io rispondevo che non avevo intenzione minimamente di aderire alla loro richiesta. Loro, cambiando tono della voce e battendo i pugni sulla scrivania, il Valentino mi diceva che dovevo pagare questa somma a Giovanni Spratico, invitandomi a chiamarlo con il mio cellulare. Preciso di conoscere Giovanni Spratico in quanto abitava al piano superiore dello stabile ove ha sede la mia Agenzia Funebre; questo fino al 2006/2007. periodo in cui gli viene assegnata una casa popolare nella zona- adiacente il supermercato AUCHAN sito nei pressi del Ponte della Libertà. Essendo lo Spratico Giovanni una persona di mia conoscenza, ritenevo opportuno chiamarlo senza tergiversare oltre. Non avendo il suo numero di telefono, chiamavo un amico comune di nome Ciro Russo,...il quale mi forniva immediatamente il numero di Giovanni Spratico".

Triolo proseguirà il suo racconto, riferendo di aver personalmente contattato telefonicamente lo Spratico - che sembrava quasi in attesa di quella chiamata - al quale, alla costante presenza di Valentino ed Ollio, aveva chiesto lumi su quell'incomprensibile quanto inesistente debito, di cui gli astanti pretendevano il pagamento. Lo Spratico però, aveva sorprendentemente confermato di essere suo creditore, sicché il Triolo lo aveva invitato presso il suo negozio prospettandogli la possibilità di estinguere il debito, ma in realtà al solo scopo di verificare de visu la fondatezza della pretesa ed affrontare direttamente il questuante. A distanza di circa cinque minuti dalla telefonata, si era infatti presentato in Agenzia proprio Spratico, il quale entrando, aveva salutato calorosamente Ollio (baciandolo sulla guancia) e, più sobriamente Valentino; quindi aveva ribadito la sua pretesa creditoria e, al rifiuto di Triolo - che, insofferente, lo aveva infine aggredito fisicamente - aveva reagito, unitamente agli altri presenti, aggredendo a sua volta la persona offesa: "Lo Spratico, Valentino e Ollio eravamo all'interno del mio ufficio e qui Spratico si rivolgeva a me dicendomi testualmente "Visto che io ti ho chiesto tante volte aiuto in un altro modo ed evidentemente non hai capito e non ha funzionato, adesso ti arrangi e paghi, se no sono cazzi tuoi ". A quel punto, preso da un forte stato di nervosismo, lo afferravo dal bavero della maglietta invitandolo ad uscire, ribadendo che non era mia intenzione pagare nessuna somma. Così Spratico, Valentino e Ollio si scagliavano contro di me, picchiandomi con schiaffi e pugni in faccia, e dicendomi che mi avrebbero ammazzato per l'affronto subito. La colluttazione durava più o meno tre o quattro minuti circa, dopodiché lo Spratico voleva ancora picchiarmi, ma veniva trattenuto da Ollio, il quale gli diceva di non preoccuparsi perché se la sarebbe vista lui. Mi intimavano di aprire la porta, perché blindata e con apertura elettronica, e io premendo il pulsante posto dietro la mia scrivania, aprivo loro la porta. Così infine andavano via. Faccio presente che la mia agenzia funebre è dotata di sistema i video sorveglianza, le cui immagini, che testimoniano quanto sopra, vi consegno".

E saranno proprio le immagini del sistema di videosorveglianza a dare riscontro al racconto di Triolo. Quelle immagini che ora incastrano i tre, tanto da indurre la Procura (con il vaglio del Gip) a richiedere il giudizio immediato per l'evidenza della prova.

Tuttavia, per l'uomo i problemi non finiranno, dato che, successivamente alla patita tentata estorsione e al fallito tentativo di risolvere bonariamente la vicenda per il tramite della sorella di Ollio subirà pressioni perché ritirasse la denuncia nei confronti degli indagati.

Nel corso dell'interrogatorio del 9 giugno 2014, Triolo aveva riferito che prima di determinarsi a sporgere denuncia, aveva tentato di risolvere l'incresciosa vicenda cercando la bonaria intermediazione della sorella di Ollio, suocera della figlia Erika Lucia, promessa sposa di Giuseppe Francesco Laganà: "...prima di venire a sporgere denuncia, mi sono recato a casa della sorella dell 'Ollio Francesco (Margherita) in quanto suocera di mia figlia, per cercare di "aggiustare " la cosa senza che io sporgessi denuncia, cosa che non è andata a buon fine, atteso che anche la sorella dell'Ollio, in quel frangente non era in buoni rapporti con Ollio Francesco, tanto che nel 25 anniversario di matrimonio mio genero non aveva invitato lo zio Ollio Francesco. Successivamente a tale episodio, credo che Ollio Francesco si è riavvicinato alla suocera di mia figlia, tanto che spesso va a chiedere a questa dei soldi ...".

E così la querela verrà rimessa (anche se il reato in questione è perseguibile d'ufficio). Ma i Carabinieri noteranno come nel corso della redazione del verbale di remissione, Triolo si fosse lasciato andare ad una serie di inequivocabili e significative affermazioni, che avevano convinto gli Inquirenti della scarsa autenticità dell'operata remissione, scaturita piuttosto dal timore di subire ulteriori gesti intimidatori volti a colpire l'attività professionale del medesimo od addirittura la sua persona: "...Triolo Giuseppe, al termine della redazione della remissione di querela, chiedeva allo scrivente di contattare subito le controparti per l'accettazione e forniva allo scrivente, in particolare, il numero di telefono di Spratico Giovanni che abita in zona, nella giurisdizione di questo Comando, e riferiva che avrebbe portato il verbale di remissione querela alle persone interessate per evitare che continuassero a chiedergli di ritirare la querela ,..".

Ma la complessiva condotta tenuta da Triolo secondo gli inquirenti connota viepiù la fattispecie criminosa ipotizzata: ed invero, costui, dopo aver inizialmente disconosciuto l'asserito debito, probabilmente conscio dello spessore criminale del presunto creditore e temendone le incontrollate ritorsioni, si era determinato, al cospetto degli emissari Ollio e Valentino (ed anzi su loro espresso invito), a contattare direttamente il presunto creditore, onde verificare l'effettiva sussistenza di qualsivoglia sua posizione debitoria: "Faccio presente che i due soggetti che sono entrati all'interno del negozio, al mio rifiuto di versare la somma richiesta, mi hanno invitato a telefonare a Spratico Giovanni, inizialmente ribattevo chiedendo ai presenti di telefonare loro stessi allo Spratico, atteso che erano venuti in nome e per conto dello Spratico. Gli stessi si opponevano, invitandomi a telefonare personalmente, pur non fornendomi il numero di telefono cellulare in uso al medesimo. Quindi, come ho già accennato sopra, contattavo tale Russo Ciro che mi forniva il numero telefonico dello Spratico e quindi, personalmente, dalla mia utenza cellulare...provvedevo a telefonare allo Spratico Giovanni, al quale immediatamente ho chiesto se io gli dovevo dei soldi. A questa domanda mi rispondeva "certo ". A questa risposta ho detto di raggiungermi personalmente in ufficio che glieli davo. Lo Spratico mi rispondeva che stava arrivando...".

Ma la paura è tanta, per questo Triolo cancellerà le immagini dell'incontro, subito dopo averle consegnate agli inquirenti: "Le immagini estrapolate dal VCR ve le ho già fornite in occasione della denuncia, non sono più memorizzate perché il VCR automaticamente ogni sabato della settimana si autoriscrive. Inoltre le immagini le ho memorizzate sulla penna, rimuovendole dal PC ed anche per questioni di sicurezza mia le ho cancellate, praticamente le ho cancellate per timore che qualcuno potesse presentarsi presso il mio negozio e costringermi a cancellarle, lasciando memorizzate sono quelle sulla penna".