Povia dà il colpo del ko alla tiepida estate reggina

poviafrittoledi Simone Carullo - Nel modesto vocabolario di ogni politicante che si rispetti c'è una parola che non può mancare, una parola che svetta sulle altre e tutto rigurgita; quella parola è "turismo". Il termine cresce in maniera esponenziale quanto più il politico ha dimensione locale. Ripetute fino alla nausea le parole perdono di senso e finiscono per diventare mere associazioni di suoni. Sotto questa forma è possibile utilizzarle a piacimento e piegarle a qualunque fine, anche il più spregiudicato, come fuorviare l'opinione pubblica. E' più o meno quello che è successo nell'ultimo decennio a Reggio Calabria, dove alla vigilia di ogni tornata elettorale ci sono sempre stati i campioni del "turismo", quelli delle ricette facili, quelli che hanno promesso e spergiurato di portare in città sciami di visitatori. Di portarli in aereo, in nave, in treno, da ogni dove, finanche dalla fredda Russia.

"Dobbiamo rilanciare il turismo, alimentarlo, coltivarlo, tesserlo, magari fidelizzarlo. Il turismo è un toccasana, una manna dal cielo, una panacea di tutte le ferite aperte e le lacerazioni sociali. Il turismo è bello e piace. Abbiamo "cooperazioni sinergiche"– perché sinergiche fa fico - per il turismo; intese, agenzie, concordati, percorsi turistici, fondi europei e statali. Il turismo è quella cosa di cui potremmo vivere, la nostra industria, il nostro petrolio".

Questo è più o meno tutto lo scibile della retorica propagandistica nostrana, ma c'è chi lavorando di fantasia si è spinto anche oltre il solco tracciato dalla tradizione, col vivo visibilio degli astanti. E così ci abbiamo creduto, abbiamo creduto di poter vivere di turismo invece che morire di 'ndrangheta.

Ebbene, l'estate reggina 2016 forse non passerà alla storia per qualche evento particolare, né tanto meno per il concerto di Povia, minestrina riscaldata delle più terribili. E' stata un'estate tiepida in tutti i sensi, infiammata solo dalla cronaca giudiziaria che ha messo sottosopra la città anche se qualcuno ha fatto finta di non accorgersene (o magari non se n'è accorto davvero, il che è anche peggio!).

Un'estate mite dal punto di vista climatico, culturale, del punto di vista della proposta e della riuscita, ma nella quale registriamo un incremento della presenza turistica che va in assoluta controtendenza con i dati degli ultimi anni. E questo, va detto, è anche merito delle forze politiche in campo che, con la riapertura del Museo Archeologico della Magna Grecia e con il tentativo di dare maggior decoro alla città - se non altro nei quartieri più centrali -, hanno stimolato l'interesse per una meta che turistica lo è sempre stata, almeno potenzialmente.

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"Dare a Cesare quel che è di Cesare" però non ci esenta dal ricordare che il Corso Garibaldi è rimasto un cantiere per tutta l'estate e che è già in fortissimo ritardo rispetto a quella data di consegna (dicembre dello scorso anno) che il sindaco aveva indicato nel lontano febbraio del 2015.

Tornando all'attualità: il dato sull'affluenza turistica non è affidato alla sola percezione, ma trova riscontro nei fatti - nelle statistiche del Sole 24Ore come nelle informazioni rese note da albergatori e proprietari di B&B – e fa il paio con il dato provvisorio nazionale diffuso dall'Istat, secondo cui il flusso di visitatori stranieri in Italia ha conosciuto un incremento del 5,1% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. il trend positivo in Calabria dura da tutto il 2016 e d'altro canto basterebbe vivere la città, farsi un giro sul Lungomare Falcomatà per capire che è così.

Tuttavia, è proprio alla luce di questo risultato che siamo spinti a domandare e domandarci che tipo di città turistica Reggio voglia essere. Cosa può offrire e qual è la sua proposta culturale?

Vuol essere una meta balneare? Reggio è dotata di una splendida Via Marina e di una struttura comunale che, nonostante abbia una storia tribolata, prova adesso a risorgere. Ma il suo mare è (come minimo) da bandiera rossa e le sue acque non sono che una falsa promessa di refrigerio. Eppure, un bagno nella splendida cornice dello Stretto, proprio a ridosso del più bel chilometro d'Italia, sarebbe l'ideale. Ma non si può, dunque non restano che le splendide spiagge dell'area comunale e metropolitana, ma anche lì per il turista straniero si fa dura in quanto non esiste un vero piano di collegamento né su gomma né su ferro. E ancora la SS. 106 miete vittime...

Vuole forse essere una meta culturale? Ne avrebbe cagione ma - Museo a parte - la città di Reggio si sforza poco. Le sue rovine non sono altro che vetrine dimenticate, e proprio mentre se ne scoprono delle altre. Non è certo un caso che gli scavi sottostanti Piazza Italia manchino adesso di illuminazione, buio metaforico dell'oblio al quale sono destinate pietre e vestigia antiche. E questo non per via di un'insignificanza loro intrinseca, ma perché i reperti archeologici - di qualunque valore e civiltà - non sono significanti se non li si riempie di significato. Trattati come sono, come meri suppellettili sui quali gettare un'occhiata furtiva, i siti archeologici di Reggio Calabria sono privi di anima e svuotati di senso: il senso della Storia, il senso delle origini.

Ancora: il Palazzo della Cultura ha chiuso a luglio per 5 giorni e, del resto, nessuno se n'è accorto vista la scarsa pubblicità di cui ha goduto dopo la grande kermesse dell'inaugurazione. Palazzo Crupi non ha infatti ospitato nessun evento significativo della tiepida Estate Reggina e gode di collegamenti col Museo solo nel weekend. Il Castello Aragonese, invece, è stato teatro di piccole iniziative tra solidarietà e cultura, ma di scarsa attrattiva. Ed a proposito di teatro, manca come sempre un cartellone teatrale estivo mentre qualcuno in città rimpiange il cinema all'aperto. Dato in mano alle persone giuste, si tratterebbe di un'iniziativa puramente estiva e profondamente culturale.

Vuole essere nota per la sua "movida"? Ebbene, su questo fronte la città parte avvantaggiata, basti il pullulare straripante della Via Marina ed il successo dei lidi per capire che è così. Ed è stupida e senza senso la polemica sull'orario di chiusura dei lidi così come quella sul sequestro dei gazebo. Bene ha fatto Falcomatà a non muovere un passo indietro nonostante a Reggio ci sia un concetto difficile da far digerire, ovvero che quando vige una legge occorre rispettarla.

Quindi, bene la movida (per quanto disimpegnata e talvolta becera), ma non basta: anche qui il buon turista straniero si trova disorientato, preso a metà tra il folklore ed il chupito. Certo, nessuno rimpiange le passerelle di Lele Mora e di Valeria la bionda, né i milioni generosamente offerti a "star internazionali" con buona pace delle neglette casse comunali, ma esiste una via di mezzo tra i "fasti" del passato e la remissività del presente. Esistono le rassegne teatrali; i cantautori calabresi; le notti bianche dei musei; le proiezioni al Castello; ecc. ecc.. Com'è scritto: "non di sole sagre vive l'uomo!"

Ma se proprio dobbiamo, meglio una (bella) sagra che un concerto di Povia: cantore del nulla politicamente corretto; del banale nazionalpopolare; dell'infantile privato di magia; emblema e degna chiosa di un'estate sommessa al limite dell'insignificanza, del vuoto di idee che attanaglia la città nostra! Però oh, quando non sanno cosa dire anche "gli adulti fanno boh"!!! Che meraviglia...

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L'avvento di Povia: http://ildispaccio.it/reggio-calabria/120674-reggio-il-13-settembre-povia-in-concerto-per-le-festivita-mariane

I dati sul turismo: http://ildispaccio.it/calabria/117102-i-dati-sul-turismo-estivo-in-calabria-7