Fusioni amministrative, Campana e Mazza: “Sì al progetto ''Valentia'', ma accompagnato ad una riforma sistemica del territorio regionale”

"Il progetto di fusione amministrativa della Citta' di Vibo Valentia con 13 contermini Comunità, in funzione di una razionalizzazione del numero dei Comuni e nell'ambito di una prospettiva che renda la Calabria una Regione coerentemente europea, puo' diventare volano di svolta se accompagnato da una nuova governance del territorio regionale". Ad affermarlo è Domenico Campana (Giornalista e Scrittore, già Caporedattore ANSA) e Domenico Mazza (Cofondatore Comitato per la Provincia della Magna Graecia).

"Al pari di quello in essere nella realtà, ormai consolidata, di Corigliano-Rossano e di quelli pensati per gli ambiti urbani di Crotone e Cosenza e della Locride, nonché di quello auspicabile nella Piana Gioiese, i processi di fusione possono concorrere a realizzare un nuovo modello di sviluppo sostenibile e compatibile con le uniche risorse certe della programmazione europea e di quella emergenziale del Recovery. Valentia, la rinomina immaginata per il costituendo embrione urbano, si ritroverebbe ad acquisire una posizione di naturale fulcro, geografico e demografico, tra il Lametino e l'area della Piana" aggiungono.

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"La rinnovata funzione della Città modifichebbe la geografia dei luoghi. I vantaggi di tale operazione avrebbero ricadute positive non già per la sola Provincia vibonese, quanto per un ambito medio-tirrenico che da Lamezia a Gioia Tauro avrebbe nella nuova Vibo il suo naturale baricentro propulsivo. Cambierebbero anche i rapporti di forza con il Capoluogo di Regione, atteso che la valenza demografica della nuova realtà urbana catalizzerebbe gli interessi degli ambiti Lametini e Gioiesi. Questi ultimi, oggi, costole dei due Capoluoghi storici di riferimento. Inoltre, il futuribile contesto urbano, darebbe peso specifico e spessore al neonato collegio camerale che ha voluto l'area della Piana assemblata a quella delle Serre. Si realizzerebbe, quindi, una situazione similare a quella avvenuta su Corigliano-Rossano che, a seguito del processo di fusione, ha posto il nuovo Comune in una posizione di sussidiaria interdipendenza con Crotone e punto di smistamento tra i flussi jonici, tirrenici ed adriatici. Del resto circoscrivere, semplicemente, questo processo al succinto perimetro delle Serre e della costa degli Dei, ovvero pensare ad una realtà urbana che uscirebbe consolidata demograficamente, senza ricollocarla nello scacchiere più ampio della interterritorialità, rappresenterebbe - a nostro avviso - un binario morto" si legge ancora.

"C'è da dire, ancora, che la creazione di un nuovo nucleo urbano dalla policentrica conformazione, creerebbe i presupposti per un rilancio dell'Area medio-occidentale della Regione. Consoliderebbe, riequilibrando, i rapporti tra le due piane tirreniche, oggi succursali ai desiderata reggini e catanzaresi. L'idea progetto vibonese, parallelamente a proposte di unioni e fusioni tra Comuni contermini di aree omogenee, rivierasche ed interne, nel rispetto della legislazione vigente, dovrebbe portare a ridurre l'eccessiva frammentazione municipale della Regione. Tale rivisitazione, seguita da apposti provvedimenti legislativi regionali, avvierebbe una riforma territoriale finalizzata ad individuare in possibili quattro Ambiti (Magna Graecia, Bruzio-Pollino-Tirreno, Istmo-Serre e Stretto), la rivisitazione delle Aree Vaste, caratterizzandole in agglomerati demografici compresi tra 350/450mila abitanti. Questi risulterebbero, per dimensione territoriale e popolazione, fedeli ai dettami prescritti dalla legge Del Rio" è un ulteriore passaggio.

"Una profonda riforma sistemica che permetterebbe alla Regione di essere competitiva sul piano nazionale ed europeo svolgendo un suo ruolo nell'ambito della Macroregione Sud. La Calabria si rilancerebbe quale naturale baricentro Mediterraneo tra l'area del Medio Oriente, i Paesi Africani e la via Atlantica. Tale riforma dovrebbe essere varata per mettere in condizione la Regione di marciare spedita sul binario del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza nonche' dei Fondi comunitari della programmazione 2021-2027. Entrambi, infatti, risultano in sintonia con la principale politica di investimento dell'Europa: la coesione territoriale. La stessa che mette al centro il territorio sostenendone la crescita economica, la creazione di posti di lavoro, la competitivita' delle imprese, lo sviluppo sostenibile e la protezione dell'ambiente. I suoi vantaggi, dunque, sono direttamente proporzionali alle aggregazioni territoriali. Tale rapporto è ancora più evidente se si tiene conto degli obiettivi strategici della politica di coesione realizzata attraverso il Fondo di sviluppo regionale, il Fondo sociale e quello propriamente di coesione. Gli obiettivi tematici della programmazione 2021-2027, infatti, sono stati decurtati da 11 a 5 e riguardano: innovazione e digitalizzazione, salvaguardia del clima in attuazione dell'accordo di Parigi, green e zero emissioni di carbonio, piu' connessioni, piu' sociale. In particolare il Fondo di sviluppo regionale e quello di coesione contribuiranno, rispettivamente, per il 30% ed il 37% agli obiettivi climatici. Da qui la necessità di approntare al più presto le riforme territoriali in modo da contribuire, come Regione, al raggiungimento degli obiettivi strategici. Primo tra tutti, il livello delle emissioni nocive, traendo giovamento dai benefici dei relativi investimenti in termini di crescita economica, sociale e di qualita' della vita. Il progetto Valentia puo' essere compatibile alla strategia europea di coesione territoriale, ma, per risultare vincente, dovrà essere, giocoforza, accompagnato da una riforma sistemica del territorio regionale. A cominciare dalla razionalizzazione dei numero dei Comuni, secondo la legislazione vigente, alla rivisitazione degli Ambiti Territoriali Ottimali che costituiscono l'hub per la gestione dei servizi economici principali ai cittadini, ma anche centro di crescita, innovazione, sviluppo.In funzione di ciò riteniamo che, a partire dal nuovo Governo regionale, si debba favorire il processo di fusione, avviato dal basso, per la nuova Città di Valentia che, oltre ad acquisire una popolazione che la porrebbe sul podio della demografia regionale, si avvierebbe ad essere, in una prospettiva di rivisitazione degli Ambiti Territoriali Ottimali, un Centro Urbano di valenza europea" è la conclusione.