I rapporti pericolosi del presidente della Provincia di Vibo Valentia, Solano, tra 'ndrangheta e massoneria

solanosalvatore600di Claudio Cordova - Dalle carte dell'inchiesta "Petrolmafie SpA", con cui le Dda di Roma, Napoli, Catanzaro e Reggio Calabria hanno stroncato gli affari di 'ndrangheta e camorra sul commercio illecito di carburante, emergerebbe il rapporto molto intenso tra alcuni dei principali indagati, gli imprenditori D'Amico che, nella prospettazione accusatoria, sarebbero gli avamposti dei Mancuso di Limbadi nel business, e l'attuale presidente della Provincia di Vibo Valentia, Salvatore Solano, sindaco di Stefanaconi.

Vicinanza derivante dal rapporto di parentela che lega i D'Amico a Solanoloro primo cugino.

Diverse pagine a tale rapporto vengono dedicati nel provvedimento di fermo spiccato dalla Procura di Catanzaro, retta da Nicola Gratteri. Solano risulta avere frequenti contatti telefonici con i fratelli Solano. E, dalla lettura delle conversazioni, emergerebbe l'attivo endorsement fornito da Giuseppe D'Amico in occasione delle elezioni a Presidente della Provincia dell'autunno 2018, l'invito ad aderire alla massoneria e la trattazione di tematiche afferenti le dinamiche criminali del territorio.

D'Amico avrebbe procacciato voti per l'elezione a presidente della Provincia di Vibo Valentia. Elezioni di secondo grado che, quindi, non implicano il coinvolgimento dei cittadini, ma dei rappresentanti istituzionali. E così, viene censita una telefonata in cui D'Amico contatta l'architetto Francescantonio Tedesco, consigliere comunale di Vibo Valentia, informandolo che "ti volevo solo dire che il candidato alla provincia è mio cugino... di sangue... Salvatore Solano", e specificando che aveva bisogno del supporto elettorale dellinterlocutore (eh ma sì ... ma senza di te che auguri a lui... auguri al cazzo... che facciamo coglioneggiamo?). Tedesco rassicurava il D'Amico, dicendogli che "auguri a lui tranquillo... sì sì là siamo noi tutti là".

Ma le conversazioni interessanti sono molte di più.

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Tangibile il vivo interessamento del D'Amico, che si esprimeva sovente alla prima persona plurale ("vinciamo"; "ci vota"; voti che "dobbiamo prendere"). Interessante era anche, per il tono e l'enfasi dell'indagato, il passaggio in cui D'Amico chiedeva al cugino una previsione sull'esito finale del voto, specificando che l'importante era garantirsi la carica presidenziale, atteso che "poi le altre cose le aggiustiamo".

In seguito, Giuseppe D'Amico informava il cugino che nell'immediato futuro la sua azienda si sarebbe occupata di forniture di bitume, proponendosi per delle forniture in favore della Provincia. Dal canto suo, Solano si mostrava interessato.

Riferimenti anche alla massoneria. Sia Giuseppe D'Amico che Salvatore Solano fossero entrati nell'orbita di una loggia massonica lametina, tramite l'avvocato Francesco Damiano Muzzopappa.

Solano riferiva di essere stato chiamato (evidentemente da Muzzoppappa, come verra confermato dai successivi commenti di D'Amico) ed invitato ad entrare in una loggia, precisando pero di aver declinato l'invito (Solano: l'altro giorno mi ha chiamato se voglio entrare [...]eh a me gli ho detto "che cazzo devo entrare?" [...]non è il momento... ma non valgono niente più... non è passaggio buono adesso in questa fase [...] io voglio stare libero). Prendeva quindi la parola D'Amico, che ribadiva di essere stato lui a caldeggiare la sua posizione con Muzzopappa Francesco Damiano (Franco? ... Franco? ... a Franco gliel'ho detto io per te... a te ti serve per un altro fatto là), ribadendo la convenienza che sarebbe derivata da tale adesione (tu devi andare). Dello stesso orientamento era Capria, che osservava "eh però devi badare pure ... quando arriva il momento libero un coso devi fare anche hai cazzi tuoi ... non è che stai quattro anni ad accontentare a questo e a quello [...] tu ti devi guardare i cazzi tuoi bello mio che dopo quattro anni qua non è che sai che cazzo".