Una battaglia per la vita e un diritto negato, il calvario del piccolo Pasquale e dei suoi genitori: "Per il sistema sanitario calabrese nostro figlio può morire”

locri-palazzodigiustizia-di Mariateresa Ripolo - Una battaglia per la vita e un diritto negato. Avevano raccontato la loro storia e le loro preoccupazioni dovute al Covid in una toccante lettera inviata alla nostra rubrica "Io resto a casa". In piena pandemia Saverio e Serena Genovese, di Monasterace, ci raccontavano: "Siamo i genitori di un bellissimo bambino di 4 anni, disabile purtroppo, che però sa regalarci giornate sempre diverse. Impegnative sì, ma pervase di tanto amore e dedizione. Purtroppo, da 15 giorni il nostro orizzonte è cambiato, perché sono venuti a mancare alcuni aspetti della quotidianità di Pasquale, che siamo riusciti ad ottenere con grande fatica". La lontananza dall'asilo, dai compagni e dalle maestre, dalle zie e dai nonni.

Pasquale, affetto da tetraparesi spastica distonica, respira mediante una cannula tracheostomica che va sostituita mensilmente e senza la quale non può vivere. Saverio e Serena nel marzo del 2020 ci raccontavano anche delle preoccupazioni dovute alle "condizioni della sanità della Locride, che tra l'altro non offre assistenza adeguata in condizioni di normalità, figuriamoci adesso" - scrivevano - una struttura sanitaria che "nega i diritti" "celandoli dietro un muro di negligenza". Il bambino, al quale è stata diagnosticata a pochi mesi dalla nascita una Ischemia bilaterale dell'arteria cerebrale media, ha inoltre necessità di assistenza infermieristica specialistica, di riabilitazione logopedica e psicomotricità. Ma anche prestazioni relative alla funzioni respiratoria e alimentare e all'attività educativo-relazionale-ambientale.

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Il calvario del piccolo Pasquale e dei suoi genitori inizia il 26 gennaio scorso, quando il padre, Saverio Genovese, si reca all'ufficio protesico di Siderno dell'Asp per la fornitura dei presidi per le funzioni vitali di suo figlio. Una richiesta che viene negata, la risposta e che: "Non c'è budget".

Da qui la denuncia della vicenda tramite un esposto alla Procura di Locri, la domanda dei genitori di Pasquale è una: "Chi è tenuto a predisporre e gestire i fondi necessari per i presidi sanitari?"

"In pratica - afferma Saverio Genovese - significa che per il sistema sanitario calabrese mio figlio può morire. Il tutto nonostante i presidi siano previsti, tra l'altro, dal programma operativo 2019-2021 della Regione Calabria". L'uomo, assistito dall'avvocato Andrea Daqua - ha chiesto un incontro al procuratore Luigi D'Alessio, al commissario alla sanità in Calabria, Guido Longo, e al direttore sanitario dell'Asp di Reggio, Antonio Bray.

"La sanità calabrese - si legge nell'esposto presentato - omette negligentemente di garantire servizi ed assistenza al bambino con la naturale conseguenza che il malato rimane incurato mentre i genitori patiscono un vero e proprio calvario, costretti a girovagare senza meta nei meandri della squallida burocrazia, forse, ci chiediamo, creata ad arte per consentire la gestione clientelare del servizio pubblico e rendere impossibile l'accertamento di responsabilità penali ed amministrative".