di Paolo Ficara – Nel 1993, la Reggina era in Serie C e provava con difficoltà a cambiare categoria verso l’alto. Uno 0-0 in casa con il Nola, davanti a 3.100 spettatori al Comunale, scatenò notevoli critiche. Per uno scialbo pareggio contro una squadra della provincia di Napoli, si generò la filosofia del “non c’è nenti”. E nel palmares, all’epoca, non c’era assolutamente la Serie A. Quindi non era una questione di palato fine.
Oggi, con un blasone ben diverso sulle spalle, la Reggina è in Serie D. E viene sconfitta al “Granillo” dalla formazione della città di Scafati. Comune in provincia di Salerno, che in effetti conta 14.000 abitanti in più rispetto a Nola. Con una discreta tradizione in ambito cestistico. E con i tesserati della Scafatese che, al triplice fischio, hanno esultato come noi quando battevamo la Roma di Fabio Capello all’Olimpico.
Detto ciò, ci rifiutiamo di commentare tecnicamente la gara tra Reggina e Scafatese. Abbiamo la coscienza a posto, avendo incalzato gli occupanti della Reggina a rinforzare l’organico, proprio dopo l’assegnazione del club campano al girone I per la stagione 2024/25. Ora sarebbe giusto che a commentare la partita fossero Brunetta, Versace e soprattutto il sindaco Falcomatà, presente ieri allo stadio.
Un paio di note vanno comunque evidenziate.
Una maestra d’asilo avrebbe gestito meglio la questione portiere. Pergolizzi ha vinto due volte la Serie D, prima a Palermo e poi a Campobasso. Ad oggi, abbiamo il dubbio che si tratti di un omonimo rispetto all’attuale allenatore della Reggina. Certo, sia in Sicilia che in Molise avrà avuto alle spalle ben altra dirigenza.
Non vogliamo andare sulla triste vicenda di Lumia, fuggito ben prima rispetto al memorabile Luigi Simoni – che ne sanno i millennials – né commentare l’esordio di Lazar. Per rinunciare al titolare, serve che si verifichino almeno due dei seguenti tre aspetti: A) Il titolare deve commettere qualche sciocchezza in gara ufficiale; B) La società deve supportare l’allenatore, possibilmente vendendo il titolare in seguito a dissapori interni o prestazioni non all’altezza; C) Il dodicesimo, o comunque il sostituto, deve essere all’altezza.
Al mister Pergolizzi è mancato l’ABC, ci dispiace ma è il caso di dirlo. E si è ormai infilato in una situazione, dalla quale uscirà sconfitto principalmente lui. Prima o poi, sarà necessario schierare Martinez. Se sfodererà una parata decisiva, tutti se la prenderanno con l’allenatore che non lo ha messo prima. Se incapperà in una papera, tutti se la prenderanno con l’allenatore per averlo demotivato.
A proposito di motivazioni. Nel novembre scorso, scrivevamo all’indomani dello 0-1 col Trapani adombrando il timore di emolumenti non puntuali, per una squadra che appariva troppo scarica. E si sono offesi a tal punto da non inviarci più i comunicati stampa. Oggi torniamo sullo stesso tema, ribadendo la precisazione: non ci interessa sapere se i calciatori della Reggina hanno ricevuto ciò che legittimamente si aspettano dalla società, sono questioni interne. Anche perché non ci sono scadenze federali, che impongono dei termini mensili, bimestrali o trimestrali.
Sappiamo solo che società come Siracusa, Scafatese, Nissa e sicuramente tante altre del girone I, hanno tranquillamente versato la mensilità di agosto ai calciatori. Il nostro occhio, magari facilmente ingannabile, ha visto una Reggina correre abbastanza in Coppa Italia contro la Vibonese; poi qualche corsa in meno contro l’Igea Virtus; mentre contro la Scafatese, se togliamo Porcino, Ba e Bonacchi, non si salva nessuno.
Alle 19:00 di stasera, lunedì 16 settembre, riprendiamo la diretta di Reggina Talk sulla pagina facebook del Dispaccio. Interverranno un’eccellenza calcistica come Sergio Campolo, che in Serie A ha indossato le maglie di Fiorentina e Perugia; e la più importante figura politica espressa dalla città di Reggio negli ultimi 20 anni, ossia Giuseppe Scopelliti già sindaco nonché presidente della Regione. Il podcast sarà presente anche su Spotify dalla tarda serata.