Il neosindaco di Melito Porto Salvo, tra parentele “pesanti” e vicende giudiziarie

melitoportosalvocomunedi Claudio Cordova - Si insedia il Consiglio Comunale di Melito Porto Salvo. E' l'esordio per il neosindaco, l'ingegner Giuseppe Meduri, eletto primo cittadino alle ultime consultazioni elettorali, dopo gli oltre due anni di commissariamento antimafia per le ingerenze del potente clan Iamonte sulle Amministrazioni di centrosinistra portate avanti da Peppe Iaria e Gesualdo Costantino.

Meduri l'ha spuntata per un centinaio di voti sul principale avversario, l'ingegner Giovanni Marino, che era stato invece sostenuto da una parte del Partito Democratico, già schieratosi, in passato, proprio a favore di Iaria e Costantino.

Il nome dell'ingegner Meduri, comunque, non è nuovo alla vita politica melitese, avendo già ricoperto in passato il ruolo di consigliere comunale. Il suo nome, peraltro, compare anche nelle carte delle inchieste "Ada" e "Sipario" messe insieme dal pm antimafia Antonio De Bernardo e che porteranno allo scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni mafiose.

Tuttavia, Meduri verrà solamente menzionato negli atti, senza mai essere sfiorato da alcun provvedimento di natura giudiziaria.

Viene identificato come "Peppe Sardina", allorquando alcuni presunti affiliati alla 'ndrangheta del luogo commentano le dinamiche politiche, soprattutto con particolare riferimento allo scarso numero di voti che Gesualdo Costantino (che nell'ipotesi accusatoria sarebbe stato sostenuto dal clan Iamonte) avrebbe racimolato a Prunella, una frazione di Melito Porto Salvo. Siamo nel corso dello scrutinio delle elezioni del 2007, dove Costantino sarà candidato alla carica di consigliere comunale. Una frazione dove, invece, avrebbe ottenuto un gran risultato proprio Giuseppe Meduri.

Lì, infatti, Meduri avrebbe avuto un folto numero di parenti che lo avrebbero sostenuto sotto il profilo elettorale. I Carabinieri, che mettono insieme una folta documentazione scaturita dall'accesso antimafia al Comune, allorquando, nel 2007, l'Ente sarà sull'orlo dell'ennesimo scioglimento (scongiurato, poi, dal Governo di centrosinistra), lo identificano come "cugino di 1 grado con Meduri Antonio (Melito Porto Salvo, 13.06.1952), arrestato il 10.01.2006 per il reato di favoreggiamento nei confronti del latitante Vincenzo Iamonte cl. 1954, figlio di Natale ci. 1927, "capo" dell'omonima cosca mafiosa".

Da quegli accertamenti a cavallo tra 2006 e 2007, però, i Meduri a Melito Porto Salvo avrebbero fatto ulteriore strada. Una famiglia che, nell'impostazione accusatoria portata avanti dal pm De Bernardo, avrebbe giocato un ruolo di non poco conto nelle dinamiche 'ndranghetiste di Melito Porto Salvo. A Prunella, infatti, i Meduri avrebbero avuto storicamente un acclarato controllo del territorio sotto il profilo mafioso, già dagli anni del capobastone Natale Meduri (deceduto) fino alla contemporaneità, ossia il controllo di Antonio Meduri, detto "Lampino", sulla cui presunta incapacità, però, le persone intercettate nell'ambito dell'inchiesta "Ada" dedicheranno fiumi di parole.

La qualità di Antonio Meduri "Lampino" di responsabile per conto della cosca Iamonte della zona di Prunella emergerebbe apertis verbis da diverse conversazioni intercettate. In una di queste, Giuseppe Ambrogio, poi divenuto collaboratore di giustizia, confiderà a un altro soggetto di avere "ignorato" l'autorità dei "lampini" in occasione di un attentato eseguito ai danni di cittadini di origine indiana. A Meduri, infatti, la "base" non sembrava riconoscere una particolare autorevolezza, in quanto questi veniva identificato come un'imposizione dei vertici della cosca Iamonte.

Una decisione "calata dall'alto", insomma. A reggere le sorti di Melito Porto Salvo sarebbe stata comunque la storica famiglia Iamonte: "Come mi disse Natale Meduri inizialmente vi erano varie 'ndrine, quella di Lacco, quella di Annà, quella di Prunella, che poi si sono riunite nella società di Melito con gli Iamonte, poi riconosciuta anche da Polsi" spiega il collaboratore Giuseppe Ambrogio.

Dopo l'esecuzione dell'ordinanza "Ada", il giovane Ambrogio deciderà di collaborare con la Dda di Reggio Calabria, sviscerando circostanze che già le intercettazioni facevano intuire, ma, soprattutto aprendo nuovi scenari, anche circa le decisioni interne al clan Iamonte: "Siccome Remingo Iamonte si sentiva sotto "assedio" da parte delle forze dell'ordine e soprattutto perché c'erano stati dei disguidi all'interno dell'organizzazione, si decise di individuare un "responsabile" per la 'ndrina di Prunella...(omissis) ...Remingo ci disse che aveva individuato Antonio Meduri come responsabile di Prunella".

"Prunella è tutta sua...però...come...come responsabile, diciamo..." dice una delle persone intercettate, riferendosi ad Antonio Meduri "Lampino".

Per questo quando Gesualdo Costantino farà flop a Prunella, la colpa sarebbe ricaduta proprio su di lui.

Quelle contrapposizioni all'interno del locale di Melito Porto Salvo verranno raccontate così dal collaboratore Giuseppe Ambrogio: "Ricordo che dopo la riunione in cui Remingo ci ha detto di votare per Costantino e prima delle elezioni, alla presenza mia e di Francesco Fosso, nella piazza S. Giovanni di Prunella due persone affiliate alla cosca Iamonte, ...omissis... ed Antonio D'Andrea di Annà-musa detto "coriaceo" della "minore", hanno chiesto a Meduri Antonio di votare per Costantino. Meduri, in quella circostanza, disse che per dignità avrebbe votato il cugino, ma in realtà gli "fece la falsa politica", cioè fece finta di ignorare che Remingo ci aveva già detto di votare per Costantino; in realtà Meduri ha appoggiato Costantino, ma il cugino doveva essere convinto che l'appoggio fosse per lui".

Antonio Meduri verrà condannato in primo grado a 8 anni di reclusione per associazione mafiosa, all'esito del procedimento "Ada", celebrato con rito abbreviato.

Nessun addebito, invece, per il cugino di primo grado del presunto capomafia di Prunella. Non è un soggetto nuovo alla politica, Giuseppe Salvatore Meduri. Era infatti Consigliere comunale (di minoranza) fino al 29.01.1996, data in cui il Consiglio comunale verrà sciolto con decreto del Presidente della Repubblica per infiltrazioni mafiose (secondo scioglimento). Il nome dell'attuale sindaco Meduri nelle carte d'indagine dell'inchiesta "Ada" rimane sempre sospeso tra un presunto reale appoggio elettorale e la cosiddetta "falsa politica" di cui la 'ndrangheta è esperta, è ricorrente nelle affermazioni del collaboratore Ambrogio: "Antonio Meduri mi aveva chiesto di votare per Iaria, quando non ero ancora affiliato, credo si trattasse delle elezioni regionali; lui non voleva creare dissapori con un suo cugino Giuseppe Meduri - che pure cercava voti non so se per se stesso o per altri - quindi non manifestava apertamente questo suo appoggio a Iaria, ma lo appoggiava perché glielo diceva la famiglia Iamonte. In effetti io feci questa cortesia a Meduri ed ho votato Iaria".

Ma il nome del neosindaco Meduri non sarebbe neanche nuovo alle cronache giudiziarie.

Nelle carte messe insieme dai Carabinieri e presentate al pm antimafia Antonio De Bernardo, il sindaco Meduri veniva definito "gravato da vicende penali per falsa attestazione e violazioni in materia di ambiente". Stando alla banca dati delle forze dell'ordine, inoltre, in quel tempo era"segnalato per reati in materia di ambiente, settore inquinamento delle acque e omissione o rifiuto di atti d'ufficio". Nella sua storia personale, peraltro, grava un'ulteriore vicenda messa nero su bianco dai militari dell'Arma: "Nel 1998 è stato tratto in arresto a seguito di ordine di custodia cautelare - arresti domiciliari - per il reato di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati in materia di turbativa di pubblici incanti, truffa aggravata ai danni dello Stato ed altro".

Si tratterebbe dei fatti che porteranno sulle prime pagine dei giornali la ditta Co.For, che sarebbe stata nella disponibilità dei fratelli Giovanni e Antonino Guarnaccia, ritenuti assai vicini alla 'ndrangheta cittadina. Alla fine degli anni '90, infatti, la Procura di Reggio Calabria metterà nel mirino i lavori pubblici appaltati grazie alle infinite somme del "Decreto Reggio". Un presunto meccanismo in cui un ruolo di rilievo l'avrebbero rivestito i fratelli Guarnaccia e la Co.For, appunto. Secondo gli inquirenti, Meduri avrebbe gestito fittiziamente come prestanome, mentre i reali proprietari sarebbero stati proprio i Guarnaccia.

A distanza di anni, le indagini del Dispaccio non sono riuscite ad arrivare all'esito definitivo della vicenda giudiziaria. Tuttavia, un frammento del percorso processuale della Co.For viene rinvenuto nelle carte dell'indagine "Arca", condotta sulle infiltrazioni della 'ndrangheta nei cantieri della A3. Grazie a quel frammento, si riuscirà a risalire alla sentenza di primo grado: "Con sentenza n. 1133/05 R. Sent. del 5.7.2005 infatti l'organo collegiale dichiarava la responsabilità degli imputati Guarnaccia Giovanni Domenico, Guarnaccia Antonino, Cutrupi Andrea, Camera Rocco, Toscano Vincenzo, Meduri Giuseppe Salvatore, Meduri Antonio, Merenda Nicola, La Cava Giuseppe, Marcianò Santo, Olivo Maria, Guarnaccia Domenica e Guarnaccia Francesco colpevoli del reato di cui all'art. 12 quinquies d.l. 8 giugno 1992 n. 306".