Reggio, poliziotto trasferito per motivi politici: la denuncia della Cgil

reggiocalabria questura"Il cambiamento parte da Reggio Calabria. È un segnale forte, il nostro, che punta a mettere in luce la necessità che questa legge venga rivista, essendo ormai desueta e lontana da ogni logica di libertà". E' questo il messaggio che hanno lanciato questa mattina, dalla sede reggina della Cgil, il Segretario Generale Silp Cgil Calabria Francesco Suraci e il Segretario Generale Silp Cgil Rc Filippo Mallamaci nel corso della conferenza stampa "Libertà sindacale e politiche anche per i poliziotti: E' tempo di riformare la legge 121/81", che si è svolta alla presenza – tra gli altri – di Roberto Diano in rappresentanza della Cgil Rc-Locri.

Accanto a loro, nel suo atto di denuncia pubblica, anche Giuseppe Musarella. Il già Segretario Provinciale del Siap ha annunciato la sua adesione al Silp Cgil e la decisione di intraprendere questa "battaglia, proprio dall'estrema periferia d'Europa, perché è necessario dire basta a un sistema che, di fatto, limita l'agire del poliziotto".
Al centro dell'iniziativa, infatti, sono stati esposti le problematiche e i limiti della 121/81. Una legge che è stata definita dal Segretario Mallamaci "una legge-traghetto salpata da un porto ma mai giunta a destinazione e che, al contrario, continua a essere usata in ogni approdo. Una legge beffa perché, in realtà, non soddisfa e non rappresenta i bisogni che i poliziotti hanno. Dopo trent'anni non è concepibile che anche diritti costituzionalmente riconosciuti a tutti non vengano garantiti ai poliziotti".
"Questa legge – ha rimarcato il Segretario Suraci – limita le libertà personali del singolo individuo, del singolo poliziotto. Ma non solo. È discriminatoria in quanto non permette al poliziotto di potersi pienamente esprimere attraverso una sua idea politica, partitica o associazionistica, ed in troppi casi viene applicata secondo interpretazioni ad personam. Non si può, dopo più di trent'anni, mantenere in vita una legge, i cui limiti, di fatto, impediscono la piena cittadinanza ad ogni poliziotto. Possibile – si è interrogato Suraci - che nessuno si chieda quanto sia francamente libero di esercitare moralmente, eticamente, politicamente il suo mandato, il poliziotto o il rappresentante di un'Organizzazione Sindacale di Polizia?".
O ancora. "Possibile che un trasferimento per incompatibilità ambientale possa essere notificato ad un poliziotto solo perché si sia permesso di esprimere pubblicamente le proprie idee, mentre in moltissimi altri casi, anche dal ritorno mediatico particolarmente invasivo e delicato per l'Istituzione, i Capi della Polizia che fin oggi si sono susseguiti si siano limitati ad adottare provvedimenti palliativi, se non addirittura, nei casi in cui ci si è trovati di fronte alla valutazione di posizioni dirigenziali, a promozioni ad incarichi di rango più elevato rispetto a quelli fino a quel momento ricoperto? ".
Partendo da questi quesiti, i Segretari del Silp Cgil Calabria e del Silp Cgil provinciale hanno lasciato, poi, la parola a Giuseppe Musarella: poliziotto che è stato trasferito dalla questura di Reggio Cal. a quella di Messina proprio perché – stando a quanto disposto nel decreto notificatogli – con il suo comportamento rischia, per l'amministrazione, di svolgere in maniera imparziale il proprio ruolo.
"Esistono, quindi, due pesi due misure"? È questo che si è chiesto, dunque, Musarella visto gli esempi che gravitano intorno alla sua persona e rispetto a ciò che, da anni, denuncia. Non è il Questore Longo il problema (che Musarella ha definito "uno dei migliori questori che Reggio ha avuto negli ultimi anni). Per il poliziotto, alla base, c'è il dovere di "rompere un sistema" di gestione del personale e delle politiche di trasferimento in seno alla Questura reggina. Non è una battaglia per un singolo. Ma una questione di equità e imparzialità: "Perché alcuni vengono trasferiti e altri, che avrebbero dei trascorsi politici e partitici definiti e noti, restano al proprio posto?"