“Caso Miramare”, Giuseppe Falcomatà e Giovanni Muraca non calunniarono Angela Marcianò: archiviata l’accusa

marcianoangela8ottdi Claudio Cordova - Era stata la stessa Procura, che inizialmente ne aveva disposto l'iscrizione nel registro degli indagati, a chiedere l'archiviazione dell'accusa. Contro questo provvedimento, si era opposta Angela Marcianò, individuata come persona offesa. Ora, però, l'archiviazione per il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, per il suo fido assessore, Giovanni Muraca, e per l'ex segretario generale di Palazzo San Giorgio, Giovanna Acquaviva, è definitiva.

Si trattava di un procedimento correlato e parallelo a quello sul cosiddetto "Caso Miramare". Il processo, davanti al Tribunale presieduto da Fabio Lauria, volge ormai al termine. Al centro del contendere, l'ipotizzata illegittima assegnazione di una parte del noto edificio di proprietà del Comune di Reggio Calabria alla semisconosciuta associazione "Il Sottoscala", dell'imprenditore Paolo Zagarella, storico amico del sindaco Falcomatà. Una assegnazione che sarebbe avvenuta senza il ricorso alle procedure di evidenza pubblica, ma con un affidamento diretto.

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L'oggetto di questo procedimento parallelo per calunnia era proprio la riunione di Giunta "incriminata", quella del 16 luglio 2015, quando l'Esecutivo comunale assegnerà il "Miramare" a Zagarella & co.. Una delibera, la 101, che è costata per adesso la condanna alla stessa Marcianò, unica tra le persone imputate ad aver scelto il rito abbreviato.

Fin dal primo interrogatorio sostenuto il 3 agosto 2017, però, l'allora assessore ai Lavori Pubblici ha sempre negato di aver espresso parere favorevole a quella delibera del 16 luglio. Marcianò ha sempre sostenuto di non aver addirittura partecipato a quella riunione, in aperto dissenso con l'operato di Falcomatà & co.. Nella tesi dell'ex assessore comunale, questa avrebbe abbandonato la riunione dopo oltre due ore di dibattito sull'opportunità di assegnare il "Miramare" a un amico del primo cittadino. Di converso, un po' tutti gli indagati (poi imputati) hanno invece sostenuto la presenza della Marcianò in Giunta, come emerge peraltro dal verbale della riunione.

Dalla versione discordante, dunque, è scaturito il procedimento con l'accusa per Falcomatà, Muraca e Acquavica di aver simulato tracce del reato di abuso d'ufficio a carico della persona offesa, pur sapendola innocente. Ma, alla fine, nell'ipotesi accusatoria, Marcianò avrebbe effettivamente prestato consenso a quella delibera incriminata. Sebbene nei mesi successivi scatenerà una "guerra santa" contro Falcomatà e il suo gruppo, arrivando anche a candidarsi alla carica di primo cittadino, nonostante la condanna di primo grado.

E verrà, infatti, sospesa dal Prefetto di Reggio Calabria all'atto dell'insediamento in Consiglio Comunale. Dalle indagini svolte, quindi, la Procura è arrivata alla conclusione che né Falcomatà, né Muraca, né Acquaviva erano consapevoli dell'innocenza di Marcianò che alla fine, nonostante le resistenze, avrebbe quindi prestato il proprio consenso sull'assegnazione del "Miramare".

Sarebbero, in particolare, le intercettazioni a "inchiodare" Marcianò che, alla fine, nonostante i propositi legalitari, avrebbe acconsentito alla delibera voluta dal sindaco. Viceversa, le intercettazioni escluderebbero che gli indagati Falcomatà, Muraca e Acquaviva (ma Marcianò aveva chiesto l'iscrizione anche del resto della Giunta) avessero scientemente agito per incolpare Marcianò di un reato e nemmeno di simulare tracce dello stesso.

Da qui, dunque, la richiesta di archiviazione da parte del pubblico ministero. Una decisione contro la quale la stessa Marcianò farà opposizione. Poche settimane fa, però, a scioglimento della riserva, il giudice Francesco Campagna ha confermato l'archiviazione. Doccia fredda per Marcianò. Un piccolo-grande risultato per Falcomatà, Muraca e Acquaviva.

In attesa che il procedimento principale faccia il proprio corso, nel giro dei prossimi due mesi.