Ponte sullo Stretto, le reazioni: le perplessità del M5S, l’esultanza dei renziani e l’ambivalenza della Lega

ponte stretto 600Torna a infuocarsi il dibattito sul Ponte sullo Stretto. Dopo l'audizione in commissione Trasporti della Camera del ministro Giovannini che ha annunciato uno studio di fattibilità sull'opera, sono intervenuti i diversi 'azionisti' del Governo Draghi. E le posizioni sono, in alcuni casi, contrastanti.

Il MoVimento 5 Stelle, tramite il deputato Paolo Ficara, esprime "forte perplessità l'impostazione emersa dalla relazione del gruppo di lavoro del Ministero della Mobilita' e delle Infrastrutture sostenibili (Mims)". Secondo il pentastellato, "questa nuova 'corsa al Ponte' non è fondata né su dati aggiornati, ne' su una seria analisi del contesto in cui si calerebbe l'opera, ne' tantomeno su approfondite valutazioni d'impatto sugli ecosistemi, nonostante il Parlamento abbia chiesto, con la mozione approvata lo scorso novembre, l'integrazione del gruppo di lavoro con esperti ambientali".

"Aggiungiamo poi un'altra forte perplessità - prosegue Ficara -: si dice no al tunnel sottomarino per la scarsa disponibilità di studi geologici su faglie e frane sottomarine e al tempo stesso si prende in considerazione l'ipotesi di un ponte a più campate, i cui piloni andrebbero a collocarsi su quelle faglie e quei punti franosi ancora poco studiati sotto il profilo geologico e sismico. La nostra volontà è che si abbandoni il campo della discussione ideologica e delle bandierine da sventolare, come fanno quelle forze politiche che in passato hanno ignorato l'esigenza di infrastrutture di collegamento interno alle due regioni, Sicilia e Calabria, e non hanno fatto nulla per la messa in sicurezza antisismica delle città dello Stretto. Non smetteremo mai di dirlo che prima di pensare al Ponte dobbiamo esser certi che si possa arrivare in tempi celeri in Calabria e Sicilia, e che anche le reti di collegamento ferroviario e viario all'interno delle due regioni siano efficienti".

Di tutt'altra avviso Italia Viva, con la senatrice Silvia Vono che, oltre a parlare di "opera strategica per il rilancio del Mezzogiorno e di tutto il Paese", auspica che i lavori comincino prima della fine della legislatura: "Bisogna posare la prima pietra – afferma la renziana - con una valutazione attenta del progetto già esistente e cantierabile e realizzabile in piena sicurezza conservando la completa affidabilità funzionale, prima di mettere in campo ulteriori studi di fattibilità su proposte già esaminate, studiate e su cui lo Stato ha impegnato ingenti risorse, Studi che, alla luce di ciò, potrebbero risultare del tutto superflui. I fondi ci sono. Webuild (ex Impregilo) è pronta a sostenere in gran parte l'opera e da parte delle Regioni Calabria e Sicilia è stata già data piena disponibilità a rivolgersi al mercato finanziario per reperire i fondi mancanti. C'è un fronte trasversale in parlamento che dice si all'opera, è una occasione che non possiamo sprecare. Si deve iniziare subito", conclude.

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Decisamente favorevole al Ponte sullo Stretto la Lega, che tuttavia nutre sentimenti ambivalenti nei confronti del Governo. Se il viceministro alle Infrastrutture in quota Carroccio, Alessandro Morelli, plaude alla parole del ministro Giovannini ("Bene la direzione presa, adesso però bisogna rispettare una tabella di marcia serrata", ha detto il viceministro), un gruppo di parlamentari salviniani afferma: "Nulla di nuovo con Giovannini, siamo alle idee assurde del Conte 2 e alla volontà di non realizzare il ponte stavolta mascherata da una finta disponibilità. La Lega – scrivono Rixi, Furgiuele e Germanà - non ci sta e chiede al ministro perché sta andando contro lo spirito dell'odg approvato lo scorso 30 giugno assumendosi la responsabilità storica, economica e politica del blocco di un'opera voluta dalla gente come dalle regioni Sicilia e Calabria, che serve a tutto il Paese e che ha già un progetto 'chiavi in mano', quello a campata unica, già approvato in ogni sua fase da tutti gli enti e le autorità competenti". Una Lega, come più volte si è visto in questi mesi, di opposizione e di governo all'interno della stessa maggioranza.

Per il ministro per il Sud, in quota Forza Italia, Mara Carfagna, "l'audizione del ministro Enrico Giovannini accende il semaforo verde per il Ponte sullo Stretto, la grande opera che manca al Sud e al Paese, per la quale mi sono personalmente impegnata fin dall'insediamento". L'esponente del Governo Draghi chiede di far cessare "le contese ideologiche su un'opera che non ha colore politico".

Contrario alla costruzione dell'opera il segretario nazionale di Sinistra Italia, Nicola Fratoianni: "Mentre l'Italia brucia (e invece dei Canadair compriamo gli F35), mentre all'Anas vogliono mettere un uomo di fiducia del gruppo Benetton (Remenber Ponte Morandi), mentre servirebbe una manutenzione accurata delle infrastrutture esistenti, ecco che il governo imprime l'accelleratore sul Ponte sullo Stretto. Il governo Draghi è sempre più il governo della restaurazione".