"In Calabria servono infrastrutture ed investimenti pubblici certi, politiche industriali, politiche del lavoro serie". Lo scrive su Facebook il segretario generale della Cgil Calabria, Angelo Sposato. Secondo Sposato "bisogna far partire i concorsi e assumere subito nella pubblica amministrazione, negli enti locali, nell'istruzione, nella cultura, nella sanità. Serve un grande piano per il lavoro nel settore pubblico e privato, stabilizzare il precariato, combattere le disuguaglianze, il lavoro povero. Serve sostenere l'economia reale, il turismo, l'agricoltura, il commercio, la ristorazione. Questa del Ponte sullo Stretto - prosegue il segretario generale della Cgil Calabria - ogni volta da 50 anni è l'alibi reiterato per deviare l'attenzione e gli interventi su tali questioni. Per non giocare la partita vera si butta come sempre la palla in tribuna ed intanto passano altri cinque anni a prendere in giro le persone. Siamo seri, per favore".
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Di tutt'altro avviso, invece, Rosi Perrone, segretario generale della Cisl Reggio Calabria, che in una nota afferma: "Un'occasione irripetibile per valorizzare il cuore del Mediterraneo come motore di ripartenza di un Paese e di un'Europa, il cui estremo Sud ha l'estremo bisogno di grandi opere. Il Ponte sullo Stretto è un'opportunità da cogliere al volo e la cui realizzazione, oggi più che mai, sembra poter giungere a compimento. Non si perda altro tempo dunque, e si utilizzi un progetto cantierabile per dar via ai lavori nel più breve tempo possibile, evitando le discussioni effimere, spesso campanilistiche rispetto ad idee e posizioni politiche multiformi.
Non si tratta solo di opera strategica e logistica che unisce due regioni, o esclusivamente di indotto che si muove in funzione di un grande progetto; ma si tratta di invertire una tendenza secondo la quale, Calabria e Sicilia vengono considerate periferia d'Europa. Piuttosto, ci troveremo dinanzi ad una svolta storica, dal punto di vista infrastrutturale ed intermodale, e perché no, turistica. Il Ponte, biglietto da visita in grado di generare attrattività e nuove economie grazie a poderosi investimenti che per forza di cose arriverebbero in Calabria e in Sicilia. Il Ponte rappresenta l'opportunità storica di creare una comunità dello Stretto, dentro un percorso culturale aggregativo che generi un'identità solida.
Perché è irrinunciabile un approccio culturale che superi dietrologie e strumentalizzazioni. Anche perché il dibattito negli ultimi anni non ha fatto altro che appesantire valutazioni oggettive e processi di fattibilità di un'opera che potrebbe cambiare il volto del tessuto economico, sociale ed occupazionale, complessivamente.
Vale a dire che è indispensabile e forse scontato, lavorare ad una grande opera, avendo considerato l'imprescindibile funzionalità delle strutture e dei collegamenti di supporto. Da strade, autostrade, linee ferroviarie e arterie relative all'accessibilità infrastrutturale. Dunque, ragionando anche ad un piano di trasporti integrato, che metta dentro la fruibilità degli scali aeroportuali e la loro capacità di movimentazione utenti. E su questa direzione è da sottolineare il lavoro dell'autorità di sistema dello Stretto che, grazie alla guida dell'ing. Mega, è riuscita a sviluppare una visione d'insieme che tenesse assieme le prerogative e i punti di forza di due città eterogenee come Reggio Calabria e Messina.
E ancora il lavoro! Chi si ostina, per ideologia, a sostenere tesi negazioniste sulle priorità del Sud e di grandi opere come quella del Ponte sullo Stretto, dovrebbe avere ben in mente le potenzialità occupazionali e le ricadute su generazioni intere. Nell'immediato e nel lungo periodo. Perché le grandi opere dopo essere fatte, vanno gestite e manutenzionate.
E' questa la vera sfida alla quale puntare, è questo uno degli obiettivi strategici che deve porsi il Governo Draghi, se davvero vuole affidare alle grandi opere una speranza di ripartenza".