I ristoratori di Reggio Calabria scendono in piazza: "Basta chiusure, vogliamo lavorare"

ProtesteristoratoriaReggioCalabriaUn nutrito gruppo di titolari del settore ristorazione e sport ha dato vita stamani a una protesta in Piazza Italia a Reggio Calabria. Riuniti nel comitato "liberi imprenditori uniti", i commercianti hanno esposto manifesti funebri contro le misure di chiusura che restano in vigore per le loro attività.

Una delegazione di tre persone è stata ricevuta in prefettura dal capo di Gabinetto, Marco Oteri.

I rappresentanti del comitato hanno manifestato il disagio della categoria per l'attuale situazione dei divieti ancora imperanti ed hanno consegnato un documento chiedendo che sia inoltrato al governo. Nel documento consegnato alla Prefettura sono state enucleate le richieste del comitato: potenziamento del sistema del servizio sanitario calabrese, abolizione dei colori regionali, abolizione dell'orario del coprifuoco o quantomeno una riduzione, rimborso dei costi fissi sostenuti dagli imprenditori, esenzione da imposte e tasse per gli anni 20/21, proroga degli sfratti e possibilità di rinegoziare i mutui, rottamazione arretrato fiscale e possibilità di rateizzarlo, i ristori previsti che non hanno ricevuto o li hanno ricevuti in misura ridotta, liquidazione della cassa integrazione per gli aventi diritto. Il capo di Gabinetto ha assicurato che le loro richieste saranno inoltrate al governo, così come già è stato fatto nell'ultima settimana al termine del comitato tenuto venerdì scorso con i rappresentanti di Confcommercio e Confesercenti.

--banner--

"Chiediamo di poter lavorare, come sancito dall'articolo uno della Costituzione italiana, di poter guadagnare il nostro pane. Chiediamo l'abolizione dei colori delle zone, del coprifuoco e maggiore libertà' e soprattutto un adeguamento della sanità calabrese, perché come popolo siamo stati condannati a queste chiusure solo perché non siamo attrezzati dal punto di vista sanitario". Così alla Agenzia Dire l'imprenditrice reggina della ristorazione Ivana Labate tra gli organizzatori della manifestazione di protesta dei titolari di ristoranti ed esercizi commerciali del food, oggi in piazza Italia a Reggio Calabria.

"Ci chiediamo a questo punto - ha aggiunto - cosa hanno fatto in questi mesi. I nostri sacrifici per il bene comune a cosa sono serviti? Continuiamo a soffrire da 13 mesi. Quel poco che ci è arrivato dai Ristori - ha concluso - ci è servito solo in parte a coprire le spese di mantenimento dei locali chiusi".

All'appello hanno risposto un centinaio di imprenditori del settore food di tutta la provincia di Reggio Calabria, in gran parte giunti dalla costa tirrenica, da Scilla e Bagnara, località che basano molto la propria economia sul settore turistico e della ristorazione.

"Il governo non ha capito che ogni famiglia, come i ristoratori, ha delle esigenze differenti, dall'affitto ad altre spese. Nella nostra categoria c'è chi arriva a pagare anche 10.000 euro d'affitto e tre mesi di chiusura significano 30mila euro di spese, da aggiungere e recuperare nel periodo di riapertura" ha dichiarato alla Dire l'imprenditore della ristorazione di Scilla, Johnny Giordano.

"Il tavolo tecnico non va bene - ha aggiunto - occorre trovare un accordo con i ristoratori perché ogni categoria ha necessità differenti. Ci hanno fatto chiudere e non abbiamo protestato, ci siamo adeguati con tutti gli strumenti per il distanziamento, la sanificazione e lo abbiamo fatto. Uscendo, però, abbiamo notato il finimondo, ad esempio nei supermercati. Così' rischiamo di uscire pazzi. Le persone si stanno esaurendo - ha affermato - avremo bisogno dell'analista. C'è chi è forte e resiste ma abbiamo letto di molti suicidi già dimenticati. Non ce la facciamo più. Siamo delle persone che cercano di vivere – ha concluso - siamo stati costretti ad utilizzare i nostri risparmi per andare avanti e non è corretto".

In piazza alla manifestazione era presente anche un gruppo di titolari di partita iva e liberi professionisti.