Il senatore Renato Meduri “scagiona” Paolo Romeo: “Franco Freda a Reggio Calabria grazie ai Servizi? Macché!”

medurirenatointervistafredadi Claudio Cordova - Una video intervista che doveva, probabilmente, entrare in un libro, una contro-inchiesta, volta a chiedere e ottenere la revisione della condanna per concorso esterno in associazione mafiosa nel processo "Olimpia". Poi il nuovo arresto e il processo e, quindi, il progetto abortito. Adesso, Paolo Romeo gioca la carta agli sgoccioli del maxiprocesso "Gotha", in cui è imputato come capo della componente occulta della 'ndrangheta.

La video intervista è quella del senatore Renato Meduri, uno dei personaggi più importanti della rivolta del "Boia chi molla" a Reggio Calabria nel 1970, poi esponente nazionale del Movimento Sociale Italiano.

Attraverso i propri legali, Romeo ha chiesto e ottenuto il deposito dell'intervista nel dibattimento. Un lungo confronto che riporta agli anni '70-80, fino a spingersi agli anni '90, quelli degli scandali della Tangentopoli reggina e, quindi, del processo "Olimpia". Ma ciò che serve a Romeo nel procedimento, sono le affermazioni che riguardano la latitanza reggina di Franco Freda, terrorista e ideologo dell'eversione nera, uno dei soggetti più oscuri della storia d'Italia.

Freda, in quel periodo imputato a Catanzaro per la strage di Piazza Fontana a Milano, trascorrerà alcuni mesi, da latitante, a Reggio Calabria, prima di fuggire in Costa Rica, dove poi verrà arrestato. Siamo nel 1978. E, a curare la sua latitanza in riva allo Stretto, sono stati proprio Paolo Romeo e Renato Meduri. Per Romeo, tali condotte, poi ricostruite dal collaboratore di giustizia Filippo Barreca, sono tra i motivi della condanna definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa.

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Ma Meduri ha tutt'altra idea.

Ride di gusto quando si associa la latitanza di Freda a Reggio Calabria ai Servizi Segreti: "Segretamente è arrivato, ma non con i Servizi" dice. La linea di sempre di Romeo e, adesso, anche quella di Meduri, con questa intervista inedita del 2015, è quella di un atto politico, in cui criminalità organizzata e mondi oscuri non avrebbero avuto alcun ruolo: "Freda era libero vigilato, sotto processo per una strage per cui noi eravamo certi della sua innocenza. Aveva deciso di andar via perché temeva che quei giudici fossero indottrinati dal regime e che dovessero emettere una condanna. Da quel momento è divenuto latitante".

E così, decide di darsi alla macchia: "Altri camerati chiesero a me e a Paolo Romeo di rilevare dalle mani di quattro giovani Franco Freda e dargli asilo per una ventina di giorni, giusto il tempo perché lui potesse partire". Tra questi, Umberto Pirilli, altro soggetto di spicco dell'estrema destra, poi divenuto europarlamentare.

Freda, quindi, viene recuperato alla stazione di servizio di Gioia Tauro da Romeo e Meduri: "Smentisco in modo categorico, assumendomi, se del caso, le responsabilità, che con la presenza a Reggio di Franco Freda, i Servizi c'entrassero qualcosa" afferma Meduri. Del resto, dice, "né io, né Paolo Romeo eravamo dei Servizi Segreti". Sul punto, Meduri sembra molto divertito: "Se c'entravano i Servizi, dovevano essere dei Servizi mia moglie e la moglie di Paolo Romeo".

Così, dunque, inizierebbe la "vacanza dorata" di Freda a Reggio Calabria: in macchina con Romeo, con Meduri in un'altra auto davanti, a fare "da staffetta". Questo il ricordo del senatore Meduri riguardo alla figura di Freda: "Uomo di grande cultura e personalità, guardava i magistrati dall'alto in basso, con sufficienza. Credo si sia meravigliato che ad aiutarlo siano stati non due esponenti di Avanguardia Nazionale, ma due membri del Movimento Sociale, che lui certo non vedeva di buon occhio".

Un atto politico, poi, a detta di Meduri, strumentalizzato successivamente: "Entrano in ballo i Servizi Segreti perché una parte di stampa nazionale ricollega tutto in funzione dell'eversione nera e del colpo di Stato, sempre minacciato e mai realizzato. Fantasmi che tutti evocano, ma che nessuno ha mai visto. Letteratura di fantascienza, subcultura giudiziaria, teoremi".

La verità sarebbe un'altra: "Se ci fossimo rifiutati, saremmo passati come quelli che non avevano avuto il coraggio".