Hotel Covid a Reggio, 'La Cosa Pubblica': "Si faccia chiarezza"

"Uno degli aspetti che l'emergenza sanitaria in atto ha messo in evidenza è la debolezza del nostro sistema pubblico, dalla sanità, alla scuola, ai trasporti, fiaccato da oltre due decenni di tagli, esternalizzazioni e mancati interventi.

Di fronte a ciò, il grande sforzo economico sostenuto dal Paese per affrontare l'emergenza dovrebbe indirizzarsi a correggere radicalmente le debolezze strutturali evidenziate, in modo che, passata l'emergenza, siano rimosse le fragilità che hanno aggravato e moltiplicato gli effetti della pandemia (carenza di personale medico e di posti letto, insufficienza della rete di medicina territoriale, trasporto pubblico carente etc.).

Il rischio da evitare è quello di affrontare l'emergenza rimandando gli interventi strutturali e la correzione delle strutture profonde del nostro sistema a un momento successivo, quando, risolto il grave problema contingente, le necessarie misure di fondo passeranno a un secondo piano e saranno probabilmente accantonate. A questa logica rispondono, ad esempio, la chiamata di personale sanitario con contratti temporanei e a partita iva o gli interventi promessi sul trasporto pubblico, urgenti durante la prima fase della pandemia, relegati ad un secondo piano in estate e tornati di attualità oggi, quando tuttavia, di fronte a più pressanti urgenze, il problema viene ricacciato fra quelli da affrontare "dopo".

--banner--

Anche la scelta del Comune di Reggio Calabria di individuare strutture private per il servizio "Covid Hospital" va nella stessa direzione. Mentre si va alla ricerca di alberghi e residence, presso l'Ospedale di Melito è stata interrotta l'attività della chirurgia oculistica per fare posto a malati Covid, senza che, in questi mesi, il servizio atteso sia mai stato attivato, pur essendo già arrivati da tempo ben 39 letti per realizzarlo. Analogamente, l'Ospedale di Scilla vanta una capienza di circa 40 posti non utilizzati.

Ci sarebbe parso normale dirigere l'attenzione prioritariamente a tali strutture, o ad altre appartenenti al patrimonio pubblico (es. beni confiscati), per l'isolamento alternativo alla degenza ospedaliera o alla permanenza presso il proprio domicilio dei positivi al Covid che non necessitano di cure mediche, rimettendo in funzione strutture inutilizzate o sotto-utilizzate per le quali sono già arrivati, come nel caso di Melito, gli strumenti necessari e che avrebbero lasciato nella disponibilità del patrimonio pubblico, una volta passata l'emergenza, locali e strumenti fruibili per necessità attualmente insoddisfatte.

Invece, il Comune di Reggio ha intrapreso la strada opposta: impiegare ingenti somme (secondo il Sindaco, 1,7 milioni di euro del Pon Metro) per isolare i positivi Covid in strutture alberghiere o turistiche al prezzo di 75 euro al giorno, iva esclusa: una soluzione effimera che lascerà la nostra rete sanitaria locale, una volta passata la pandemia ed esauriti i fondi, nella medesima situazione nella quale si trova oggi.

Oltre a rivedere questa scelta, tuttavia, riteniamo che l'Amministrazione comunale debba all'opinione pubblica maggiore trasparenza sul metodo seguito.

Dal bando comunale per il reperimento delle strutture, infatti, si legge che lo stesso risponde a due richieste pervenute in tal senso dalla Direzione dell'Azienda Ospedaliera "Bianchi Melacrino Morelli" l'11 e il 13 novembre. Come si spiega, dunque, che il vicesindaco Perna parlasse alla stampa locale di "prime disponibilità" di strutture ricettive già acquisite il 7 novembre e annunciasse imminenti sopralluoghi? Come è stato possibile avere accertato già il 7 novembre tale disponibilità se l'Avviso è stato pubblicato il 16 -con scadenza il 23-? Il sopralluogo annunciato ha poi avuto luogo? Presso quali strutture è stato realizzato e secondo quali criteri di scelta? Che relazione c'è fra l'eventuale sopralluogo e la definizione dei criteri poi inseriti nel bando?

Riteniamo che l'Amministrazione debba alla cittadinanza i più ampi chiarimenti sulle questioni sollevate e che gli stessi arrivino con la stessa rapidità con la quale ci auspichiamo che voglia riorientare le proprie scelte promuovendo la riattivazione, per gli scopi appena indicati, delle strutture di Melito e Scilla".

Per l'Associazione "La Cosa Pubblica", il coordinatore, Stefano Morabito.