Ballottaggio a Reggio Calabria: Franca Milazzo, Commissaria pari opportunità, a sostegno di Falcomatà

"Io voto Giuseppe Falcomatà.

Già dalle amministrative del 2014 mi sono chiesta il perché un giovane uomo abbia voluto accollarsi una responsabilità così pesante come quella di amministrare un comune come quello di Reggio Calabria, sciolto per mafia, ed in condizioni economiche disastrose.

Ho ripensato a suo padre, quando in un concitatissimo consiglio comunale, subito dopo Tangentopoli, nella notte del 28 novembre 1993 venne eletto Sindaco della città. Italo Falcomatà accettò di amministrare Reggio Calabria che attraversava un periodo di gravissime difficoltà economiche e sociali.

Nulla di razionale, nemmeno attaccamento alla poltrona (come dicono i cd populisti,) no: soltanto un immenso amore per la propria città, una città che si ha nel cuore, da qualsiasi latitudine la si guardi, dal centro alle periferie, finendo alle "vinedde". Una città per la quale lottare con amore e passione.

Giuseppe Falcomatà, subentrato a Palazzo San Giorgio dopo il crollo del Modello Reggio e della gestione esclusivamente burocratica dei commissari, avrebbe potuto benissimo dichiarare il dissesto finanziario, una volta resosi veramente conto della situazione economica in cui versavano le casse comunali.

Non lo ha fatto, non avrebbe perso la poltrona come affermano mentendo i suoi avversari; non lo ha fatto perché ha pensato alle conseguenze di quella azione drastica, alle imprese che non avrebbero potuto più esigere i crediti vantati e la conseguente perdita di posti di lavoro. E' andato avanti come ha potuto, senza soldi e con i debiti pregressi, tra mille ostacoli e difficoltà, commettendo anche qualche errore, ma è andato avanti cercando di fare il possibile per questa città.

Alla luce di ciò gli deve essere riconosciuta la possibilità di continuare sulla strada tracciata, specialmente adesso, che grazie al suo impegno ed alla sua tenacia, con il decreto di agosto, i soldi arriveranno, finanziamenti a fondo perduto che risaneranno in buona parte le casse comunali.

Quelle parole urlate in Piazza Castello "il sindaco siamo ognuno di noi" svelano il suo intento, costruire una squadra per la nostra città. Invocare la partecipazione civica vuol dire offrire ai cittadini, in forma singola o associata, la possibilità di contribuire al processo decisionale e all'attività di programma della pubblica amministrazione.

Questa tornata elettorale di squadre in campo ne ha viste ben poche, al contrario ha visto un esagerato numero di candidati a sindaco, che hanno messo in evidenza un eccesso di personalismo anziché di programmi.

Fra questi un candidato del centrodestra, imposto dalla Lega, già burocrate della Città Metropolitana. Un candidato che sfugge a qualsiasi confronto, perché è cosciente di non essere all'altezza. Un candidato imposto e sconfessato dai rappresentanti di Forza Italia, consiglieri comunali in testa, che in questi giorni si affannano a rilasciare dichiarazioni con le quali ne osannano le qualità.

Ed anche una candidata, né di destra né di sinistra a suo dire, ma che si è accompagnata alle lugubri bandiere nere della Fiamma Tricolore. Una persona che si erge al di sopra di tutte e di tutti, permettendosi di giudicare tutto e tutti. Una candidata che forse non sa che Reggio Calabria è una città abitata da migliaia di persone che ogni giorno fanno il proprio dovere, piccoli eroi silenziosi, costretti ad operare tra "un ma chi te lo fa fare" e "i calabresi sono tutti 'ndranghetisti". Una candidata che forse non sa che la nostra è una città con tante donne, tra cui le femministe e le donne delle pari opportunità: donne che operano costantemente assieme alle amiche e compagne dei centri anti violenza e delle associazioni, senza spettacolarizzazioni e strumentalizzazioni; donne che insieme cercano di aiutare e di sostenere tutte quelle che chiedono aiuto, e che purtroppo sono tante. Si, sono tante le donne che subiscono maltrattamenti in famiglia e le molestie sul posto di lavoro, e gli abusi sui loro figli. Donne che aiutano in silenzio altre donne, perché la voce la usano nei luoghi della politica e delle istituzioni per ottenere provvedimenti che riescano ad arginare il fenomeno della violenza di genere. Donne che cercano di frantumare il famoso tetto di cristallo senza ergersi su un piedistallo, semplicemente lottando: sono donne che, usando degli eufemismi, per rivendicare i propri diritti, hanno scelto e scelgono "la baionetta" e non "il sorriso".

Candidati scesi in campo soltanto per un esclusivo interesse personale, senza amore, senza passione, senza una vera voglia di lottare per questa città".

E' quanto si legge in una nota di Franca Milazzo, Commissaria Pari Opportunità Regione Calabria.

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