Comunali a Reggio, Pazzano agli elettori di destra: “Lega ha umiliato il Sud e Marcianò predica indipendenza ma senza identità e coerenza”

Pazzano saverio"Se io fossi di destra – e non lo sono –, avrei molta difficoltà a votare quest'anno. Perché se fossi di destra – e non lo sono –, avrei un mondo di valori e un'idea di Reggio incompatibile con la Lega, con quel partito che ha ripetutamente umiliato il Sud e continua a mortificarlo con proposte politiche ed economiche indirizzate a continuare la lunga storia di un Nord che succhia dal Sud le risorse produttive migliori, di un Nord che è la destinazione dei giovani del Sud che vogliono trovare un lavoro". A dichiararlo è Saverio Pazzano, candidato a sindaco con la coalizione civica di sinistra, formata da "La Strada" e "Riabitare Reggio".

"Se fossi di destra, mi ricorderei – continua Pazzano -di chi ieri mi chiamava terrone e mi considerava un peso e oggi passa all'incasso dopo anni di bisogno e di abbandono. Come fanno i dominatori dopo avere assediato i popoli, presentano un aspetto disteso e buono che è sempre l'ultimo atto di recita di un grande imbroglio. Se fossi di destra, non tenderei la mano a chi ieri mi considerava un parassita e chiedeva all'Etna di eruttare e seppellire me e i miei figli. Se fossi di destra, non dimenticherei la dignità e l'orgoglio di chi ha lottato perché Reggio trovasse spazio nell'agenda politica di un Paese che per troppo tempo l'ha dimenticata. Se fossi di destra, direi che sono qui, vivo e vegeto, per resistere all'assalto di chi, dopo essersi preso tutto dalla mia terra, ora vuole prendersi anche il nome di Reggio e utilizzarlo per nuovi scambi al tavolo dei baratti politici.

Se fossi di destra – e non lo sono –, vorrei capire che significa dire "né di destra né di sinistra". Perché, se è giusto e comprensibile che lo pensi un cittadino, sarei preoccupato se lo dicesse un amministratore. Un conto è il dialogo con tutte e tutti, un conto è non avere un'identità politica e stare esposto al vento degli accordi e delle convenienze. Se fossi di destra, vorrei capire che significa passare dall'amministrazione uscente alla segreteria del più grande partito del csx fino al Movimento Sociale e predicare indipendenza.

--banner--

"Se fossi di destra, crederei – aggiunge l'aspirante sindaco - che l'indipendenza può averla solo chi sa bene come e cosa pensa, chi ha una precisa identità, sennò è un guanto che calza di volta in volta una mano nuova. Se fossi di destra, penserei che indipendenza e coerenza vanno insieme. Se fossi di destra, mi chiederei che ha a che fare il Movimento Sociale con una destra moderna ed europea, con una destra che guarda al presente e al futuro libera dalle sterpaglie di una brutta bruttissima stagione politica.

Se fossi di destra, a chi dice "non sono né di destra né di sinistra" direi: "Se stai col Movimento Sociale non solo sei di destra – di quel certo tipo di destra –, ma te ne vergogni pure".

Allo stesso tempo, se fossi "né di destra né di sinistra", cercherei di capire l'ambiguità di essere in coalizione con quella destra. Perfino in politica l'ambiguità non è una virtù.

Quando si vuole perseguire il bene comune, non vale dire "con chiunque, purché...", ma occorre dire dei No. Dovremmo averlo imparato, dopo anni e anni di umiliazioni derivanti da accordi e patti presi sopra le nostre teste dietro il paravento degli interessi comuni, "con chiunque, purché...". In Politica, come nella vita, lo scarto vale più delle accozzaglie. Dimmi con chi cammini e ti dirò chi sei.

Se fossi di destra – e non lo sono –, vorrei capire chi ho di fronte, e questo mi basterebbe. Avevo un nonno di destra e ho imparato da lui un modo diritto di stare al mondo, e l'idea di una Reggio che può essere bellissima e felice la devo ai suoi racconti, alla sua esperienza. Ma in politica non siamo mai stati d'accordo, e da una stanza all'altra scrivevamo lunghe lettere per argomentare il nostro disaccordo, come fossimo due amici lontani. Ed eravamo lontani, infatti, perché la pensavamo diversamente, e molto. Ma eravamo anche vicini e amici, perché sapevamo reciprocamente come la pensava l'altro, e questo nella fiducia, nell'affidabilità e nel dialogo è tutto.

Anni di compromessi hanno ridotto Reggio così. Non c'è via d'uscita dalla palude senza coerenza, senza chiarezza", conclude Pazzano.