La frattura tra il Partito Democratico e il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, diventa ufficiale e segna uno dei passaggi politici più delicati della consiliatura, oramai agli sgoccioli. Nel corso della seduta del Consiglio comunale, convocata per approvare la presa d’atto della sua incompatibilità dopo l’elezione al Consiglio regionale, il Pd ha presentato un durissimo documento di sfiducia nei confronti del primo cittadino, sancendo la fine del rapporto politico che aveva sorretto l’amministrazione negli ultimi anni.
La lettura del testo ha aperto i lavori d’Aula, sorprendendo solo in parte gli osservatori, alla luce dello scontro esploso nelle settimane precedenti. Al centro della contestazione ci sono le decisioni unilaterali del sindaco: la sostituzione di tre assessori e la revisione dei vertici delle due società partecipate del Comune, Hermes RC Servizi Metropolitani e Castore Servizi Pubblici Locali. Scelte considerate dal Pd come una violazione del metodo collegiale che aveva caratterizzato la coalizione.
Il documento parla chiaro: “Con rammarico dobbiamo esprimere il nostro dissenso rispetto a nomine e revoche decise improvvisamente e senza confronto. Abbiamo vinto insieme e insieme avremmo voluto completare la consiliatura, nella convinzione che la responsabilità di governo sia condivisa. Le recenti decisioni del sindaco rompono il patto di maggioranza che ci ha permesso di risollevare Reggio dalla situazione in cui l’avevamo trovata”.
La sfiducia è arrivata in un momento politicamente già sensibile. Mentre veniva votata la presa d’atto della sua incompatibilità, passo formale legato al nuovo ruolo di consigliere regionale, il sindaco si ritrovava così isolato dalla sua stessa maggioranza. Subito dopo il voto, i firmatari del Pd hanno lasciato l’Aula, un gesto che ha accentuato la crisi politica e ha mostrato plasticamente la spaccatura interna.
L’opposizione ha colto l’occasione per chiedere un “atto di responsabilità” da parte della maggioranza, invitandola a “chiudere definitivamente una stagione ormai giunta ai titoli di coda”.
Falcomatà, nel suo intervento, ha scelto una linea sobria e ha evitato di rispondere direttamente alle accuse. Ha ringraziato i cittadini per la fiducia accordatagli, ricordando di essere l’unico eletto reggino al Consiglio regionale, e ha usato un’immagine evocativa citando un brano di J-Ax: “Sono manganelli e sassi, ma alla fine ti ritrovi a far parte del sistema contro cui manifestavi”. Un riferimento, ha spiegato, al cambiamento che talvolta porta le persone a trovarsi “dall’altra parte”.
Poi il commiato, quasi un passaggio di consegne: “Adesso questo viaggio per me giunge alla fine. È stato un viaggio bellissimo. Pensavo che questo giorno non sarebbe mai arrivato, ma è arrivato. È stato un grande onore”.
La rottura tra il Pd e Falcomatà apre ora uno scenario incerto per la città, a pochi mesi dalle elezioni comunali previste per la primavera. Una maggioranza in frantumi e un sindaco sfiduciato dal suo stesso partito segnano l’inizio di una fase politica del tutto nuova per Reggio Calabria.
