di Paolo Ficara – Da salvare non c’è niente e nessuno. La Reggina conosce la quinta sconfitta in dieci gare di campionato, tre di queste giunte in casa. Amaranto undicesimi in classifica a -10 rispetto a quel primo posto che doveva essere l’unico ottenibile, partendo da favoriti del girone I. Senza rivali.
L’Igea Virtus, col suo monte ingaggi che dovrebbe essere più vicino a trecento che a quattrocento mila euro, espugna il Granillo davanti ad una Reggina che costa il triplo. Ed è prima. Squadra costruita da Agatino Chiavaro, ex difensore della Reggina Primavera. Contattato come consulente di mercato da Ballarino, all’inizio della passata stagione. Poi non contrattizzato.
Un piccolo reminder circa la linea recente del Dispaccio, fatte salve le posizioni ampiamente espresse negli ultimi due anni. Non abbiamo volutamente commentato, da un certo punto in poi, la campagna acquisti. Altrettanto dicasi per i primi sconfortanti risultati di inizio stagione. Subito dopo Messina, abbiamo invitato la proprietà a cambiare allenatore e portiere. Come minimo. Iniziando a puntare il dito verso scelte ancora più drastiche.
Dopo il tonfo interno con la Vigor Lamezia, abbiamo sottolineato come fossimo davanti ad una bomba da disinnescare, toccando il filo giusto. L’ennesima sconfitta patita in casa, senza tirare quasi mai in porta e facendosi gol da soli, purtroppo rappresenta la conferma. La frattura è interna, tra squadra e proprietà. Ed è ormai insanabile. Ormai è tardi anche per compiere quelle scelte, che serviva la forza di attuare dopo lo 0-1 con la Vigor: mandare a casa tutto ciò che si chiami Praticò e buona parte dei calciatori.
La Juventus magari esagera nel mandare a casa dirigenti ed allenatori ogni 6 mesi. Ma può accadere, a chi è abituato a vincere. E non vi riesce da anni. Nella Reggina, non si spiega perché continui ad avvenire l’esatto opposto. Più non si vince, più rimangono le stesse facce.
La soddisfazione narcisistica di chi vive di passerella, di immagine e di psicologia manipolativa, corrisponde da anni alla sofferenza di una tifoseria intera. Da proprietario magari non poteva cacciarsi da solo. Ma, essendo oggi un dirigente, cosa ci fa ancora lì il signor Praticò? Quali meriti vanta ancora? Lo abbiamo già scritto, lo ribadiamo: se iscrivesse una propria squadra ad un campionato con un’unica partecipante, sarebbe capace di arrivare ultimo.
Messo lì per spiegare a Ballarino come si vincono i campionati? Ma per piacere. Capace di monetizzare con la cessione dei giovani? Lo abbiamo visto con Cham, Forciniti, Ndoye e Vesprini, oltre alla moltitudine di 2007 migrati verso altri lidi a parametro zero. Come per la Serie D 2015-16 (Leonfortese, Scordia) o le annate successive in C (gli 0-3 con Rende e Sicula Leonzio sono solo piccoli esempi), la sua presenza coincide solo con sconfitte vergognose.
Ora, da un lato avremmo la curiosità di vedere come opera – e come si esprime – Ballarino senza Praticò. Ma è una decisione che andava presa due o tre settimane addietro. Adesso, la realtà dice altro. La realtà dice, rebus sic stantibus, che con queste teste non si va in Serie C nemmeno quest’anno. Pur non avendo avversari. E se la Reggina valeva una determinata cifra qualche mese fa, adesso vale uguale. E a giugno, varrà uguale ancora.
Quella cifra è l’unica inferiore a 1.
Senza acredine e senza voler essere distruttivi. Tutte le cose hanno un inizio ed una fine. E la parentesi di questa compagine societaria a Reggio Calabria, è da considerarsi conclusa. Rimandare la parola fine di qualche mese, significa rischiare solo di aumentare il passivo. Ci riferiamo ai conti, i quali forse non sono floridi come qualche lingua lunga vorrebbe far credere. Ed anche sotto l’aspetto contabile, Praticò è maestro.
Oggi per Ballarino non esiste un’alternativa diversa, rispetto a quella di citofonare a Palazzo San Giorgio e consegnare le chiavi della Reggina. Possibilmente allegando il bilancio. Gli investimenti, ove ce ne fossero realmente stati, sono persi. Con tale pericolante posizione di classifica, non si può reclamare nemmeno la quota d’iscrizione in D. Dato che questa Reggina, continuando così, rischierebbe di cambiare categoria verso il basso.
Se nel mondo esiste un soggetto danaroso, innamorato di Reggio e di buon cuore, al massimo potrà rimborsare il costo sostenuto per il marchio.
Che questa sia l’unica strada, lo scriviamo pur riponendo una fiducia vicina allo zero nei confronti dell’amministrazione comunale. L’Ente è il primo responsabile di questa situazione. In quanto l’ha creata, e per almeno due volte non è stato in grado di risolverla: né il 29 maggio 2024 per l’aggiudicazione del marchio, né tantomeno la scorsa estate nonostante qualche accenno di tumulto.
Siamo quindi consapevoli che Palazzo San Giorgio possa anche peggiorare la situazione: trovare soggetti ancora più inadeguati degli attuali, qualora rientri nelle possibilità della mente umana, è certamente nelle corde di Giuseppe Falcomatà e commilitoni. Però il sindaco, fino a poche settimane fa, parlava ancora di scialuppe. La cosa certa è che siamo in mezzo al mare in tempesta. E per annegare di nuovo, definitivamente, manca molto poco.
