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Reggina: in attesa di altri, solo Ballarino si è preso le proprie responsabilità

di Paolo Ficara – Ed anche stavolta, daremo una grossa delusione. Da due anni ci esprimiamo a senso unico sulla situazione della Reggina, a 360 gradi. Ciò di cui in tanti si accorgono o fingono di accorgersi, in notevolissimo ritardo, su queste colonne è stato scritto in più salse. Quasi sempre, con termini e toni sferzanti. Come nel periodo in cui il mostro Saladona – è una crasi – iniettava morfina nelle vene di giornalisti e tifosi, con pranzetti in riva al mare ed articoli o trasmissioni sotto dettatura.

Oggi come allora, ci rendiamo conto che la nostra battaglia non è servita a nulla. Ballarino non ha venduto. Non è salito in Serie C. Ed oggi la Reggina annaspa come non mai, in Serie D. Se da un lato i parenti, gli amici di famiglia ed i tifosi personali del direttore modello sarebbero stati pronti a dircene di ogni, in caso di primo posto a mani basse, il rovescio della medaglia è completamente diverso.

Quindi chi si aspetta oggi, in un momento di estrema e totale difficoltà per la nostra Reggina, di aprire un articolo del Dispaccio e leggere qualche infantile sermone, si è sbagliato ancora una volta. Stiamo soffrendo come cani. No. Peggio. Perché allo stato attuale, prendere decisioni importanti sulla Reggina è come maneggiare una bomba vicina all’esplosione. O si stacca il filo giusto, oppure saltiamo per aria. Tutti.

Motivo per cui torniamo ad analizzare la stretta attualità. Senza dietrologie circa argomenti sui quali la nostra opinione è arcinota. Questa Reggina l’abbiamo definita da primo posto. Così come, nella passata stagione, la davamo dietro ad almeno una tra Siracusa e Scafatese. Così come, nel settembre 2023, avevamo scritto che sarebbe stato molto più intelligente chiedere al presidente Gabriele Gravina una deroga, circa l’attivazione dell’art.52 comma 10 delle Noif, perché non avrebbe avuto senso iscriversi ad una Serie D da sconfitti in partenza. Meglio un anno senza calcio, con nove mesi di tempo per individuare una proprietà solida. Parole al vento.

L’attualità riguarda la questione allenatore. La Reggina ha esonerato Bruno Trocini. Ringraziandolo per la professionalità. Noi non ce la sentiamo di rivolgere ringraziamenti ad un allenatore che per tre volte su tre ha parlato del primo posto come obiettivo, senza mai andare in testa alla classifica. Neanche per una sola settimana.

Se qualcuno ricorda una sostituzione azzeccata da questo allenatore, ossia rivelatasi decisiva in positivo per cambiare le sorti di una partita, avrà probabilmente una memoria migliore della nostra. Noi di sostituzioni ne ricordiamo tantissime inutili, ed alcune peggiorative. Si è trovato in vantaggio contro il Siracusa, non sa nemmeno lui come, davanti a 7.500 persone che facevano il tifo per la Reggina. Ed ha perso, nemmeno noi sappiamo come. L’unica partita che non doveva perdere.

Walter Mazzarri e Mimmo Toscano non hanno Facebook. E pur non stando simpatici a qualche presunto intenditore, il consenso a Reggio Calabria se lo sono creato lavorando sul campo. Trocini, a Reggio, si è distinto solo per le public relations con giornalisti, opinionisti e tifosi. Tra appuntamenti conviviali e conversazioni su Messenger o Whatsapp. Per non parlare dei rapporti troppo stretti con alcuni giocatori. Si è mai visto il compianto Carletto Mazzone al pub di Dario Hubner?

Bruno Trocini è tra gli allenatori più incompetenti mai visti sulla panchina della Reggina, in 111 anni di storia. Non andava confermato, al termine della scorsa stagione. Commesso tale errore, andava esonerato molto prima. In extrema ratio, era impensabile non allontanarlo dopo Messina. Speriamo di non pagare carissima, alla fine della fiera, la sconfitta con la Vigor Lamezia.

E veniamo alla scelta del suo sostituto. Compiuta in prima – e forse unica – persona da Nino Ballarino. Che abbiamo criticato e sfottuto copiosamente, per due anni. Che oggi viene criticato – o peggio – e sfottuto – o molto peggio – da tutti. Ma che, a differenza di Trocini, di qualche tronfio dirigente, e di un gruppo di senatori che meriterebbe un capitolo a parte, le sue responsabilità se le è prese.

Ci riferiamo alla scelta di Alfio Torrisi. Non lo conosciamo. Non ci basiamo sui sentito dire. Ma la Reggina, tra i non molti allenatori disponibili con esperienza nel girone I, è andata a prenderne uno che ha vinto in tempi recenti. Certo, quel Trapani era un’autentica corazzata. A Reggio si è portato anche un paio di elementi dello staff. Tra le opzioni disponibili, ed in presenza di un Trocini che si è ben guardato dal presentare le dimissioni (“O vinciamo il campionato oppure ce ne dobbiamo andare via tutti”, ipse dixit), Ballarino ha operato la scelta più costosa.

Significa che il campionato vuole ancora vincerlo. Non dargliene atto, sarebbe quantomeno scorretto.

Allo stesso modo, avremmo preferito che a supportarlo ci fosse stata una figura dirigenziale diversa. Perché adesso Torrisi andrà spalleggiato. Fermo restando che non dovrà attuare nulla di trascendentale. Sarebbe sufficiente che stabilisse lui, e non altri, se bisogna allenarsi di mattina o di pomeriggio. O se i giocatori possono fare le ore piccole una volta al mese, anziché una volta a settimana. Mentre sulla scelta della formazione, ci violentiamo per non scrivere ciò che pensiamo.

Tuttavia a Ballarino, che paradossalmente sta dimostrando proprio in questa fase di aver aperto gli occhi su determinate situazioni, ribadiamo che l’esonero dell’allenatore non era assolutamente rimandabile dopo Messina. E se la Reggina scende in campo senza segnare nemmeno un gol alla Vigor Lamezia, dopo un comunicato in cui tutte le parti dichiaravano di essersi riunite e di voler cambiare registro, il socio di maggioranza deve essere sicuro che le fratture non siano molto più profonde.

Le prossime gare di campionato offriranno tante risposte. Se la Reggina non riesce a risalire subito la china, a prescindere da future conseguenze nell’immediato o a fine stagione, a perdere siamo tutti noi. Con una generazione di bambini che rischia di non conoscere la maglia amaranto. Rivali, tuttavia, non ne vediamo. La Nissa ha investito tantissimo, ma l’abbiamo vista a settembre al “Granillo”. E non è il Siracusa. A prescindere da antipatie, j’accuse e divisioni create ad arte, quest’anno bisogna vincere. Sarà bastato l’ingaggio di Torrisi per disinnescare la potenziale polveriera?

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