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I polmoni di Occhiuto, le spalle di Cannizzaro, il cervello di Scopelliti e il culo di Falcomatà

di Claudio Cordova – Un tempo, chi era giornalista, nel giorno degli scrutini, doveva annullare tutti gli impegni. Un po’ per la atavica lentezza delle operazioni in Calabria. Un po’ per le lotte serrate tra candidati. Ieri, invece, chi non è andato al cinema, chi non ha giocato a burraco, chi non ha avuto una cena galante, ha impiegato male il proprio tempo.

A memoria, poche consultazioni elettorali avevano un esito così scontato come quelle di ieri. Anzi, il presidente uscente, Roberto Occhiuto, pur con un risultato eccellente, forse rimane addirittura sotto la soglia del 60% che, nelle chiacchiere da bar, giorno dopo giorno, gli veniva assegnata. Poco male. Il distacco, prevedibile di circa 17 punti, con il candidato del centrosinistra, Pasquale Tridico, è indicativo della poca o inesistente preparazione con cui il campo largo ha affrontato la campagna elettorale, probabilmente già conscio di quello che sarebbe accaduto.

Ma il risultato è anche una scelta di campo chiara da parte dei cittadini. E non per ciò che concerne le classiche divisioni destra-sinistra.

Sono tanti i potenziali elettori di centrosinistra che hanno scelto Occhiuto. Per vari motivi. Nei suoi anni da governatore, Occhiuto è riuscito, vero o falso che sia, a dipingersi come il presidente del fare. E del fare senza creare, tutto sommato, figli e figliastri. Anche il solito vittimismo reggino, la sindrome che vuole la città penalizzata a favore di Catanzaro e Cosenza, non ha potuto alimentarsi ulteriormente. Aver resuscitato l’aeroporto è, senza ombra di dubbio, il merito maggiore che i reggini hanno dato e danno a Occhiuto. Così come concedere a Reggio Calabria la vetrina del Capodanno RAI è qualcosa che gli elettori di Reggio Calabria (così come, due anni fa, Crotone) non possono non aver notato.

Occhiuto, grazie al suo staff, è riuscito a mostrarsi come il governatore che realizza qualcosa e che lo comunica subito ai suoi elettori, fan e followers tramite i social. Una nuova visione della Calabria, più positiva e luminosa, ben più efficace rispetto ai ridicoli sforzi del passato di Mario Oliverio e delle sue scampagnate in Aspromonte con scrittori di varia e opinabile caratura. Anche la sua gestione comunicativa sull’inchiesta per corruzione che, tuttora, lo vede indagato a Catanzaro, si è dimostrata più che vincente. Occhiuto ha dimostrato di avere i polmoni sia di un maratoneta, sia di un centometrista. Perché ha saputo muoversi sia sulle lunghe distanze della politica, ma anche essere rapido e anticipare gli scoop giornalistici, quando serviva. E questo i calabresi l’hanno apprezzato. E hanno dimostrato, inoltre, che sembra essere finito il tempo in cui la magistratura abbia il credito sufficiente per avere un peso (diretto o indiretto) sull’opinione pubblica. Al contrario, la fiducia ai minimi termini di cui godono le toghe può aver addirittura giocato un ruolo propulsivo per il presidente forzista.

E, a proposito di Forza Italia, il voto non può che essere una ulteriore dimostrazione di potenza elettorale da parte di Francesco Cannizzaro. Sempre divisa su quanto il suo sia un potere ostentato e quanto reale, la cittadinanza non può non notare che oggi il leader azzurro si sia caricato sulle spalle un Carneade di nome Salvatore Cirillo, portandolo a circa 19mila preferenze, secondo degli eletti dietro solo l’irraggiungibile Gianluca Gallo, con oltre 30mila preferenze nel Cosentino. Forza Italia è il primo partito e questo, ora, metterà molto pepe in quello che è il prossimo importante appuntamento elettorale in Calabria: il voto per il Comune di Reggio Calabria.

Già, perché il voto di domenica e lunedì riconsegna ufficialmente sulla scena politica Giuseppe Scopelliti. L’ex sindaco ed ex governatore sosteneva apertamente nella Lega il medico Franco Sarica, suo ex assessore comunale, con un chiaro obiettivo: con il candidato Giuseppe Mattiani che avrebbe giocato un altro sport (come è stato), bisognava piazzare Sarica al secondo posto, per farlo entrare quando l’imprenditore della Piana di Gioia Tauro sarebbe diventato verosimilmente un esponente della Giunta Regionale. Missione compiuta. Sarica raccoglie 7.180 voti, con Scopelliti che, ancora una volta, dimostra di avere una visione diversa rispetto al resto della politica locale. Rischiando anche sulla propria pelle, tutto sommato. Perché un flop di Sarica poteva essere il suo funerale politico. E se è ingeneroso pensare che un medico conosciuto in città non avesse almeno 2.000 voti propri, è altrettanto corretto dover sottolineare come, dopo la condanna, dopo la detenzione, dopo anni di inattività, Scopelliti sia riuscito a convogliare ancora un sostegno non trascurabile. E questo nonostante fronde interne, come il distacco (stroncato dalle urne) della senatrice Tilde Minasi, una che a Scopelliti dovrebbe elevare un simulacro d’oro e platino, che, invece, raccatta poco meno di 2.500 voti con l’ex uomo di Falcomatà, Armando Neri. E lotte esterne. Sì, perché, paradossalmente, la grana maggiore l’avrà proprio il centrodestra, con Cannizzaro avrebbe di gran lunga sperato un risultato inferiore per gli Scopellitiani, con cui, ora, bisognerà confrontarsi per la scelta del candidato di centrodestra. E sarà un confronto tutt’altro che cordiale.

Infine, il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà. Anche per lui era l’ultima chiamata prima della presa di possesso dl posto da impiegato comunale a Milano. Senza la possibilità di ricandidarsi a sindaco e con elezioni di altro rango lontane, Falcomatà avrebbe visto interrompersi (almeno temporaneamente) il proprio percorso nelle Istituzioni. Inaccettabile, per lui che, quindi, ai vari Riccardo Mauro e Armando Neri, aggiunge ora anche un ulteriore ex amico, come il fido Giovanni Muraca, scaricato per candidarsi in prima persona. Anche in questo caso, nonostante tutto, la missione è compiuta: Falcomatà continuerà ad avere uno stipendio pubblico. “Leggermente” superiore a quello che avrebbe percepito come vincitore di concorso. Ma i numeri sono inquietanti, da qualsiasi parte li si guardi. Falcomatà è il secondo degli eletti del Pd, dietro il sindaco di Palmi, Giuseppe Ranuccio, sostenuto da Nicola Irto e dall’intero partito. E non era così scontato che il Pd ottenesse due seggi nel Collegio Sud. Inoltre, fuoriesce da Reggio Calabria, la sua città amministrata per dieci anni, con appena 6.000 voti. Un dato vergognoso. Per lui, che dovrebbe interrogarsi su quanta disapprovazione lo circondi tuttora (per intenderci, il semisconosciuto Cirillo, a Reggio Calabria raccoglie oltre 7.800 voti e lo stesso Sarica ben 4.891). Ma anche per il fatto che, vista l’insipienza di questi anni, che ancora 6.000 persone abbiano avuto il coraggio di votarlo, somiglia più a un aggiornamento medico della ormai conclamata patologia nota come Sindrome di Stoccolma.

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