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Morte Denis Bergamini, la testimonianza della sorella Donata: “Pensavo che l’omicidio fosse stato deciso dai familiari di Isabella Internò”

È tornata in aula, in Corte d’Assise a Cosenza, Donata Bergamini per testimoniare al processo sulla morte del fratello Donato “Denis”, morto il 18 novembre 1989 a Roseto Capo Spulico. La donna non ha mai creduto alla tesi del suicidio e si è sempre battuta per fare riaprire le indagini. Per la morte di Denis Bergamini è imputata l’ex fidanzata dell’epoca Isabella Internò, oggi non presente in aula, accusata di omicidio volontario in concorso con ignoti e difesa dagli avvocati Angelo Pugliese e Rossana Cribari.

Donata Bergamini, rispondendo alle domande del legale di parte civile Fabio Anselmo, ha dichiarato di essere “sottoposta a terapia di supporto psicologico. Ho avuto in passato un buco nero. Ero caduta in depressione, il mio medico di famiglia mi consigliò di essere seguita da un medico psichiatra”. La donna non ha mai creduto alla versione resa da Internò in merito a quanto accaduto e ha sempre escluso.

“Venendo a Cosenza – ha dichiarato Donata Bergamini originaria di Argenta (Ferrara) – ho avuto la conferma che Denis non aveva né una doppia vita né si comportava in modo diverso rispetto alla persona che conoscevamo noi. Nella prima fase della relazione con Isabella, Denis era coinvolto. Io conobbi Isabella nel luglio del 1987, per la questione dell’aborto. Prima della sua morte, Donato diceva che non era più interessato a Isabella Internò”.

In aula è stata fatta ascoltare l’intercettazione tra Donata Bergamini e Tiziana Rota, la moglie dell’ex calciatore del Cosenza Maurizio Lucchetti e amica di Isabella, captata nel 2018 su richiesta dell’allora procuratore della Repubblica di Castrovillari Eugenio Facciolla, nella quale Rota, parlando con Donata, riferisce che “il procuratore mi disse che questo è un delitto d’onore, la mafia non c’entra nulla. Ho detto anche a Gallerani che lei lo seguiva ovunque, si nascondeva dietro le macchine per vedere cosa faceva”.

L’avvocato Anselmo ha introdotto anche il tema del libro “Il calciatore suicidato” scritto da Carlo Petrini. “Petrini – ha detto Donata Bergamini – sosteneva che Denis era coinvolto nelle partite, diceva che era stato ucciso. Dissi anche a mio padre che la bozza non mi piaceva, lui disse che ‘se vogliamo far riparlare di nuovo di Denis questa era l’unica soluzione. Scrivete quello che volete ma io voglio la verità’. Per fortuna il libro uscì, lo dico oggi. Poi Petrini mi chiese scusa perché nel libro c’erano invenzioni e alcune verità. Io dissi a Petrini che non si trattava di droga e calcioscommesse. Pensavo infatti che l’omicidio fosse stato deciso dai familiari di Isabella Internò”.

“Donata – ha detto l’avvocato Anselmo al termine dell’udienza – ha ripercorso il calvario che ha segnato la sua vita e quella dei suoi familiari. Un racconto difficile e tormentato, ma straordinariamente genuino, una sofferenza che si è percepita in modo tangibile in aula. Siamo molto soddisfatti di quanto emerso dalla testimonianza perché ha chiarito elementi fondamentali”.

Si tornerà in aula per il controesame della difesa il prossimo 4 aprile.

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