I leghisti reggini: al posto di San Giorgio, Albert de Giussan

Salvini Matteo2buonaRiceviamo e pubblichiamo:

Eccoli radunati. Non a Pontida, ma in Piazza Duomo. No, non a Milano, a Reggio Calabria. Calabria, sì, la regione all'estrema punta della penisola, la più meridionale, la Calabria saudita, abitata dai terroni. Quelli sporchi, brutti, mafiosi, cui non si affittano gli appartamenti, ai quali è interdetto l'accesso ai ristoranti. I terroni reggini della Lega hanno disarcionato San Giorgio dal suo cavallo, l'hanno sostituito con uno che esiste solo nell'immaginario dei loro compari padani, Alberto da Giussano. Anzi: Albert de Giussan. Si sono aggiornati. Ora il Boia chi molla non è riferito a Reggio capoluogo, ma a Matteo Salvini. Nell'arco di qualche anno, questi è passato con la disinvoltura tipica dei populisti demagoghi da "prima i lumbard" a "prima gli italiani", con la stessa nonchalance con la quale il dittatore di Predappio passò dai braccianti agli agrari. Ciò che indigna, però, non è tanto la repentina mutazione del Salvini, quanto la corsa a piazzarglisi accanto dei terroni di Reggio. Tutta lo sterco scaricato loro addosso in anni di insulti se lo sono scrollati di dosso per un piatto di lenticchie, uno strapuntino su qualche postazione di potere. Gente che non conosce la dignità, che il decoro non sa neanche dove stia di casa. Gente davanti alla quale gli ascari sono degli uomini tutti d'un pezzo.

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Proni davanti a chi li ha denigrati fino a ieri, a chi ne fatto oggetto di derisione un giorno sì e l'altro pure. Per loro andrebbe risuscitata la proskýnesis, la prosternazione che Alessandro Magno importò dalla Persia e che scatenò l'ira di tanti macedoni, i quali non accettavano l'idea di un re trattato come una divinità. Questo atto sarebbe congeniale per il leghisti in pasta reggina, ovviamente senza mascherina, davanti al loro Signore.

Io mi auguro che gli elettori abbiano la memoria più lunga degli aspiranti eletti. Qua la politica non c'entra. Qua è in gioco qualcosa di molto più importante: l'onorabilità di un popolo. Quello stesso popolo che si rovesciò per le strade per rivendicare non un pennacchio, come troppi dissero allora, ma la giusta considerazione per una città intera. Anche nello stesso schieramento di destra c'è stato chi ha capito che si stava superando il limite consegnando il candidato sindaco ai seguaci di Salvini. Purtroppo, è stata una resistenza vana, piegata dal diktat di chi considera i reggini dei Giufà, pronti alla proskýnesis davanti al lumbard con la felpa. I resistenti sono ancora in tempo, però. Dimostrino di avere la schiena dritta, di non cedere alla prepotenza. Quello che devono fare, e sono certo faranno, i cittadini di Reggio Calabria.

Nino Mallamaci