“L'arte di non sapere, che non dev'essere confusa con l'ignoranza, perchè gli ignoranti non sono responsabili della loro triste condizione, nasce da un'idea autolatra ed egocentrica del mondo e della società” - Luis Sepúlveda
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Festività Mariane a Reggio Calabria: cui prodest?

Riceviamo e pubblichiamo:

Cala il sipario sulle Festività Mariane a Reggio Calabria. Le celebrazioni religiose e le attività organizzate all’interno della cornice della “Festa”, hanno attratto nel centro di Reggio Calabria un significativo afflusso di persone, difficilmente quantificabile. Il conto 1000, 10000 o 100000 lo lasciamo fare a qualcun altro…

Tuttavia, dopo cinque giorni, come è nella natura delle cose, si tira una linea ed è lecito chiedersi CUI PRODEST? (dal latino “a chi giova”?). A chi giova un’appropriazione dello spazio pubblico così diffusa? Per interi isolati del Centro, i marciapiedi sono stati convertiti a spazio per tavolini alla mercè degli avventori di esercizi commerciali che si sono trasformati, per la “Festa”, in griglierie da strada. Non solo bar, ristoranti, pizzerie, forni, ma esercizi commerciali di tutt’altra natura (perfino benzinai) hanno apparecchiato lo spazio pubblico antistante al proprio per fare spazio a dove arrostire il famoso “satizzo”. Alcuni hanno invece fatto il grande salto, occupando parcheggi senza nessun’attività alle spalle. Per questi (im)prenditori di breve respiro (5 giorni di attività) è stato concesso lo spazio pubblico dietro pagamento di una qualche tipo di tassa oppure è stata una semplice appropriazione “indebita”? Hanno rispettato le norme sanitarie (HACCP) ed aspetti normativi del lavoro o si sono avvalsi del cugino, compare, zio senza le dovute garanzie?

A chi giova quindi il fiorire di “bancarelle” con gruppi elettrogeni in moto per 8 ore al giorno (fino alle 24 e oltre)? In alcuni casi gli stalli sono pagati regolarmente, ma lo stallo che permette alla bancarella di prendere non solo la totalità del marciapiede ma anche la metà della sede carrabile di una strada non sembra né regolare né probabilmente pagato. Per non parlare delle bancarelle che insistono sulle aree concesse alla sosta dei veicoli con disabili a bordo. Se poi diamo un occhio alla merce, i giocattoli in particolare, alla loro vendita non è rilasciato un certificato di garanzia né di provenienza. Infine, come è sempre più abitudine italiana, lo scontrino fiscale diventa lo spauracchio della maggior parte degli (im)prenditori avventurieri.

Intendiamo, la Festa ha da sempre generato un grande richiamo per tutta la provincia fornendo una possibilità unica di fare “business” in un contesto economico così depresso. Tutto questo viene dato per assodato, tuttavia il ritorno economico di (pochi) privati non può e non deve essere frutto dello sfruttamento di risorse pubbliche che non si limitano allo spazio pubblico ma alla qualità ambientale e al benessere collettivo. Un benessere calpestato dal traffico imperante, non-gestito per tutti i giorni della Festa. La sosta selvaggia sembra una legge tacitamente acconsentita da chi dovrebbe vigilare, che invece chiude un occhio. Non sappiamo se è prassi o convenienza. Il risultato è un tetris di autovetture che occupano qualsiasi corsia stradale e marciapiede in barba a divieti stradali e obblighi, prima civili e poi morali, nei confronti di chi (disabili, bambini, anziani e coloro che devono muoversi in carrozzina) è costretto a fare lo slalom per muoversi in città.

Alla fine della fiera, i giostrai, gli ambulanti ed i suddetti (im)prenditori improvvisati si potranno dire soddisfatti per il loro ritorno economico. La collettività dovrà sostenere tramite il pagamento delle imposte le spese per pulizia, ripristino delle aree, organizzazione attività ludiche. La collettività è fatta anche da chi gestisce attività commerciali 365 l’anno in osservanza delle tasse e norme imposte per legge, è fatta di residenti che dovrebbero avere il permesso di accedere alle proprie abitazioni senza dover scavalcare tavolini e veicoli parcheggiati davanti al portone di ingresso. La collettività è fatta anche da chi ha difficoltà di mobilità ed è impossibilitato a spostarsi causa sosta selvaggia. La collettività è anche di chi un passaggio in macchina non ce l’ha e dopo una certa ora non ha un’alternativa di trasporto per tornare a casa.

Mi si dice che rientra nella normalità delle cose che delle risorse pubbliche (non solo quelle economiche) vengano impiegate per eventi in cui soggetti privati possono avere un loro ritorno economico. Legittimo a patto che si rispetti la civiltà dei luoghi e le norme di legge. Qui invece si è assistito ad un completo abbandono della norma a vantaggio di una perdurante sete di soddisfare le esigenze personali senza curarsi degli altri, in linea con il classico “mangiu e mi ndi futtu” sedimentato nella cultura locale.

Un controllo ed una gestione da parte dei soggetti competenti dovrebbe – e potrebbe – garantire non solo una più equa ripartizione dei benefici a fronte dei costi a carico della collettività. Limitare l’ingresso degli autoveicoli al centro (area compresa tra Calopinace e Viale della Libertà) a favore di navette gratuite potrebbe rappresentare un costo aggiuntivo per un beneficio sociale ed ambientale a vantaggio di tutti. Organizzare di concerto con gli esercenti la chiusura al traffico veicolare (leggi pedonalizzazione) per aree ristoro lungo le aree carrabili consentirebbe la fruizione dello spazio pubblico in ottemperanza ai criteri di sicurezza (vedi anche emergenza) e legalità.  La gestione congiunta degli spazi non solo favorirebbe la collaborazione tra gli esercenti ed il rispetto delle normative (HACCP) ma garantirebbe anche un più equo rapporto tra le diverse fasce della collettività di cui sopra discusso. Un processo organizzativo che coinvolga più soggetti dovrebbe portare ad un salto di qualità dell’esperienza di Festa della Madonna in termini di qualità dei prodotti, mitigazione della vendita incontrollata di merce contraffatta, coesione sociale e vantaggi ambientali.

Insomma, un altro modo di gestire Festa è possibile, o è necessario cambiare città?

Francesco Cappellano

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