Riceviamo e pubblichiamo:
La nostra città, purtroppo, è afflitta da problematiche così gravi che potrebbe sembrare persino irriverente affrontare certi argomenti. Ma c’è un’utilità: chiarire fatti e circostanze puo’ essere utile, per senso civico e per provare ad avere risposte che, partendo da questo episodio (piccolo ma significativo in quanto esprime il modo di essere della nostra pubblica amministrazione) possano aiutare questa città a comprendere alcune dinamiche vigenti, a trovare una via d’uscita che vada verso la risalita della spirale per uscire dal limbo in cui ci siamo cacciati.
“Vista la Pec inviata in data 1/07/2020 con la quale si chiedeva il pagamento del canone anno 2019… ” esordisce così una ordinanza del Comune di Reggio Calabria attraverso cui si è imposta la chiusura dell’esercizio “Al Clubbino” per 5 giorni e la rimozione di sedie e tavolini. Certo è che già appare “curioso” che l’amministrazione adotti una siffatta ordinanza richiamando una nota a distanza di tre anni, senza (da parte del comune) interlocuzione alcuna in siffatto lasso temporale. E’ invece del tutto ingiustificabile la circostanza che il comune di Reggio Calabria, nell’ordinanza, ha dimenticato che “Al Clubbino” aveva puntualmente dato riscontro alla citata pec (in cui non veniva quantificata la somma dovuta ) scrivendo al SUAP in data 6/07/2020 “chiediamo che ci venga comunicato l’importo”. Ricevuta l’ordinanza in questione abbiamo chiesto lumi al riguardo. Dal Comune hanno “candidamente” ammesso di aver volutamente omesso (nell’ordinanza) di citare la nostra richiesta di quantificazione del dovuto in quanto “la persona che ha istruito la pratica” aveva assicurato che c’era stata una successiva (ma fantomatica) pec di riscontro alla nostra richiesta. Peccato che questa risposta “Al Clubbino” non l’ha mai ricevuta e che dal Comune, ancora non abbiano reperito la fantomatica pec di risposta. Strano modo di procedere nell’adozione di un’ordinanza (illegittima sotto diversi profili) attraverso metodologie che, oltre ad ignorare il diritto, sono contornate da procedure grottesche. Infatti tale ordinanza non è stata preceduta da alcun necessario e propedeutico accertamento ( “ci siamo accorti dell’occupazione stabile perchè passando da Piazza Duomo vedevamo sempre le vostre piante” ) . Che dire: si adotta un provvedimento in cui si considera abusiva l’occupazione del suolo ed al contempo si richiede il pagamento di un canone (dovuto per occupazione autorizzata!!) estendendo il periodo a 12 mesi l’anno, giustificando questo assunto con la circostanza che “sono state viste le piante”. Un paradosso, un provvedimento che, oltre a non essere un mostro di logica, viola le regole del diritto di partecipazione al procedimento. Si ordina la chiusura completa dell’attività dell’esercizio su presupposti inesistenti (“Al Clubbino” occupava un’area in precedenza autorizzata con sole sedie e tavolini, senza strutture di alcun tipo senza alcun ingombro della sede stradale e senza alcun ipotetico pericolo). Conseguenza: attività chiusa nei giorni migliori del periodo stagionale, spese per lo sgombero dell’area (e per il successivo ripristino). Ma, ci avevano assicurato, pagate la prima rata del debito così come ve lo abbiamo quantificato e sarò tutto risolto. Orbene, prescindendo da ogni riflessione sulla circostanza che nella nostra città le tariffe di occupazione del suolo sono in linea con la città di Venezia, il Comune ha pensato bene di quantificare un debito esorbitante computando anche i mesi invernali. Avevamo comunque chiesto, ai fini di limitare i danni, immediatamente la quantificazione della prima rata; il Comune ce l’ha comunicata dopo 7 giorni! Con il pagamento abbiamo “riscattato” l’uso dell’area. E, paradossalmente, con buona dose di (involontario?) umorismo, giorno 1 giugno il comune ha revocato anche l’ordinanza di chiusura per 5 giorni disposta ed effettuata fino al 27 maggio!! Ci sarebbe da aggiungere che lo stesso giorno del 1 giugno “Al clubbino” ha ricevuto una “visita” di una squadra di vigili urbani alle 22,45, ma non ci soffermiamo su questa che, vogliamo ritenere, essere solo una coincidenza.
Orbene siamo, tutti i cittadini, consapevoli che viviamo in una città soffocata da un’infinità di problematiche, da cui la quasi totalità dei giovani si allontana ed in cui la presenza turistica è solo “simbolica”, nonostante le enormi potenzialità del territorio. Ovviamente riguardo questa situazione l’amministrazione comunale non è l’unica colpevole ma certo non è esente da colpe; è non è qui il caso di dilungarsi sulle mancanze quali raccolta rifiuti, acqua, vie (anche) principali invase da topi e da blatte, incapacità di attrarre flussi turistici. Ed anche mancanza di risposte agli interventi di doverosa manutenzione più volte richiesti (a mezzo pec) dal “Clubbino”.
Di contro un atteggiamento che assume connotati impositivi (se non intimidatori) in cui le procedure di partecipazione ( e le prassi di buona comunicazione) vengono ignorate. Sono lontani i tempi in cui (non esistevano le pec) l’ufficio commercio (allora si chiamava così) pretendeva si ogni dovuto, ma il responsabile dell’ufficcio stabiliva, prima di ogni provvedimento, una doverosa interlocuzione con l’impresa; ed allora, a memoria, non sorgevano manufatti in sedi improprie.
Con queste riflessioni abbiamo inteso anche informare i nostri clienti ed i cittadini, non per richiedere solidarietà (ne abbiamo già avuta prova) ma per doverosa informazione. Per questo richiediamo ogni forma di condivisione. Al sindaco attuale, riconoscendo comunque un fattivo impegno per imprimere un cambio di direzione ad un’amministrazione vacillante, ricevuta l’ordinanza avevamo chiesto un incontro per chiarire la vicenda. Finora non è stato possibile, ma attendiamo fiduciosi.
La Direzione de “Al Clubbino”