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Clima rovente all’Agenzia italiana del farmaco, si dimette dal Cts anche l’epidemiologo Addis: “Non ci sono più le condizioni per fare un buon lavoro”

“Non ci sono più le condizioni per fare un buon lavoro in Aifa, per questo due settimane fa ho rassegnato le dimissioni”. Così all’Adnkronos Salute l’epidemiologo Antonio Giacomo Maria Addis, componente della Commissione tecnico scientifica (Cts) dell’Agenzia italiana del farmaco.

Era stato nominato nel 2018 come esperto designato dalla Conferenza Stato-Regioni. Una estate molto ‘calda’ per l’Aifa, visto che le dimissioni di Addis seguono quelle degli oncologi dell’Aiom, l’associazione italiana di Oncologia medica, che si sono dimessi “a causa della perdurante e non spiegata impossibilità a riunirsi per fornire la collaborazione prevista”.

E altre defezioni potrebbero arrivare, “penso – avverte Addis – che altri colleghi potrebbero seguirmi”. Ma perché le dimissioni? “C’è una situazione ridicola – risponde Addis – questa Cts è scaduta tre anni fa e siamo arrivati al sesto rinnovo. Non è un bel segnale, anche se poi abbiamo totalizzato 200 giorni di lavoro, quindi da parte nostra c’è stato un grandissimo impegno. Ma non si può andare avanti con una politica degli annunci soprattutto sulla governance dell’Agenzia”.

Qualcuno l’ha chiamata per capire il motivo del suo addio? “Si, mi hanno chiamato. Ho sentito Anna Rosa Marra – attuale direttore generale – ed è stata gentile. In Aifa ci sono persone molto valide ma serve un vero rinnovo. Dietro la mia decisione non c’è un contrasto ideologico, questa Cts ha lavorato con tutti i governi che si sono succeduti in questi cinque anni”.

L’Agenzia italiana del farmaco sta vivendo la sua stagione più travagliata con una riforma voluta dal Governo, con il Dl Nato-Calabria di fine 2022, che però ha ricevuto non poche critiche per temi e modalità. E poi la vicenda della rimborsabilità della pillola contraccettiva: ad aprile scorso era arrivato il via libera del Comitato prezzi e rimborsi dell’Aifa sulla rimborsabilità del farmaco che successivamente è stato stoppato dal Cda dell’Agenzia, che ha deciso di non pronunciarsi sulla questione, chiedendo ulteriori approfondimenti, soprattutto sull’aspetto economico per un costo stimato per lo Stato di 140 milioni di euro. Una contrapposizione che aveva suscitato molte polemiche e anche diverse interrogazioni in Parlamento.

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