Una storia si può narrare in molti modi, soprattutto se è quella di Astor Piazzolla. E’ questa una sfida che si può vincere solo affidandosi alle melodie composte nei diversi momenti della sua esistenza. Tutto questo è avvenuto in ‘Astor, un secolo di tango’, il concerto di danza andato in scena al Teatro Comunale di Catanzaro e al Teatro Grandinetti Comunale di Lamezia Terme. Uno spettacolo innovativo e unico nel suo genere, per le modalità con cui Mario Stefano Pietrodarchi ha suonato il suo bandoneon dal vivo e per il tango avanguardista portato in scena dagli otto ballerini del Balletto di Roma. L’evento ha fatto parte della stagione teatrale di AMA Calabria, diretta da Francescantonio Pollice, e sostenuto dal Ministero della Cultura – Direzione Generale dello Spettacolo e dalla Regione Calabria nell’ambito del progetto Calabria Straordinaria.
C’è la strana sensazione di trovarsi dinanzi ad un’esperienza singolare quando si apre il sipario. Lo sfondo azzurro, il mare, il suo rumore e a terra, con movenze che riportano alle onde, gli otto danzatori trasportano il pubblico nella dimensione del viaggio, quello intrapreso da Piazzolla partendo, in giovane età, dal porto di Buenos Aires. Con loro Mario Stefano Pietrodarchi, il cui lento incedere verso il bandoneon, posto al centro della scena, dà inizio a una storia sofferta e piena di dolore.
«Ho scoperto la musica a 11 anni, una sera d’estate calda e umida, a New York. Era una musica bellissima, proveniva da una finestra, qualcuno stava suonando un pianoforte, rimasi incantato ad ascoltare. Soltanto in seguito scoprii che si trattava di Bach». Con queste parole recitate dalla voce fuori campo del regista Carlos Branca, le note lente e malinconiche di ‘Soledad’, suonate da Pietrodarchi, accentuano la velata tristezza della partenza e la speranza di un ritorno. Le silhouettes dei danzatori Paolo Barbonaglia, Cecilia Borghese, Roberta De Simone, Alessio Di Traglia, Serena Marchese, Francesco Moro, Lorenzo Petri e Giulia Strambini, scandiscono il tempo in questa prima parte dello spettacolo.
Non il tango tradizionale, ma una visione nuova. Ogni movenza fatta di abbracci, sguardi d’intesa, con i corpi che si muovono liberamente o avvinghiati evocano nuove atmosfere. Con le sue coreografie, Longo ha dato una suggestiva contemporaneità all’intera messa in scena, che vive di una energica fusione tra musica e danza. C’è una forza espressiva inattesa nelle esecuzioni di Mario Stefano Pietrodarchi, della quale sembrano “nutrirsi” gli otto danzatori. Una potenza narrativa in musica di un viaggio e di una storia struggente.
Quel viaggio apre a Piazzolla la possibilità di fare musica, lasciandosi contaminare dalle numerose diversità che incontrerà sul suo cammino, e che lo influenzeranno nelle sue composizioni. La Francia è il suo porto. E’ quella la terra che lo accolto e fatto crescere musicalmente quando, ancora ragazzino, si trova diviso tra la musica classica del Conservatorio con l’insegnante Nadia Boulanger, e la sua passione per il tango argentino.
«Non voglio essere un musicista popolare. Voglio fare musica che non abbia a che fare nulla con il tango, ma non riesco a trovare la mia strada. I miei demoni si trovano nel tango, ma anche i miei angeli». Le parole di Piazzolla sono esplicative di una voglia di rinascita che conferma in seguito: «Sono nato di nuovo a Parigi, a 34 anni».
‘Primavera Portena’ è la melodia che apre in scena una finestra su questo momento importante della vita di Piazzolla. I danzatori si alternano sul palco, tra coreografie di gruppo, passi a tre e assoli, volgendo spesso lo sguardo a Pietrodarchi, che non lascia mai la scena, avvicendando in alcuni brani il bandoneon e la fisarmonica. Il musicista è parte integrante dello spettacolo.
Diventa anche lui protagonista della narrazione, non solo per le sue pregevoli esecuzioni, ma anche per il modo insolito di far parte della scena, spostandosi sul palcoscenico e sottolineando i vari passaggi della storia raccontata. E i danzatori stabiliscono con lui un dialogo continuo, come se quella unica fonte di musica, sia anche l’unica fonte di vita, il cuore pulsante del viaggio.
«La musica senza cuore, che sto componendo, e inutile, non serve a niente né a me né al mondo. O la musica classica o il tango. E se fosse: musica classica e tango: demoni ed angeli in un magnifico contrappunto? Riprendo il volo come un uccello migratore che cambia paese ad ogni cambio di stagione della vita». Una riflessione che ha consegnato al mondo intero il tango nuevo di Piazzolla.
Ogni istante della storia vive di nuovi colori. Lo sfondo si colora di rosso quando Piazzolla arriva a New York. E’ nella metropoli americana che diventa il compositore conosciuto in tutto il mondo. I ballerini si lasciano andare a passi di danza, che mescolano stile contemporaneo ai passi tipici del tango, mentre Pietrodarchi esegue ‘Oblivion’ e ‘Libertango’, due tra le composizioni più conosciute di Piazzolla, che fanno il giro del mondo proprio come gli 8 danzatori ballano in cerchio attorno al musicista su quelle stesse note.
L’atmosfera surreale viene scandita dal finale. la superba esecuzione finale dell‘Ave Maria’. Il volteggiare dei danzatori si ferma per lasciare che la musica faccia il suo corso, mentre una delle ballerine abbraccia il M° Pietrodarchi. Una conclusione salutata con un lungo caloroso applauso del pubblico, che ha assistito a un concerto di danza, ma soprattutto al racconto di una storia di intensa emotività.
I prossimi spettacoli di AMA Calabria saranno il 17 dicembre alle ore 21, all’Auditorium Casa della Pace Angelo Frammartino di Caulonia, con il concerto ‘Take Zero’ del trio composto da Danilo Rea, Massimo Moricone ed Ellade Bandini. Il 18 dicembre sarà la volta di ‘Blu Infinito’ della Evolution Dance Theatre, con le coreografie di Anthony Heinl già coreografo dei Momix, al Teatro Rendano di Cosenza, alle ore 20.30.