Un libro dimenticato, un gesto ripetuto, e il teatro si è trasformato in un viaggio epico tra passione, vendetta e amicizia. Così, ieri sera, ha preso vita I Tre Moschettieri – Opera Pop, andato in scena al Teatro Politeama di Catanzaro per la XXII edizione del Festival d’Autunno, fondato e diretto da Antonietta Santacroce. Lo spettacolo, che ha visto la partecipazione di Giò Di Tonno (Athos), autore anche delle musiche, Vittorio Matteucci (Porthos) e Graziano Galatone (Aramis) non si è limitato a raccontare una storia: l’ha resa viva, trasformando il palcoscenico in un campo di battaglia emotivo dove onore, amore e lealtà si sono intrecciati in un vortice di musica e movimento.
L’inizio è stato geniale e inaspettato. Il sipario si è alzato su un’atmosfera volutamente sorprendente e silenziosa, trasportando il pubblico in una fabbrica spoglia, dove la routine operaia si è fatta metafora della vita quotidiana. Questo inizio, un vero e proprio atto di metateatro, ha stabilito fin da subito il tema: il potere della finzione di irrompere nella realtà.
In quell’ambientazione il ritrovamento di un libro dimenticato ha squarciato il velo, liberando un sogno travolgente. Dalla polvere di quel luogo, è risorta l’epica dei Moschettieri, proiettata in una dimensione coinvolgente. In un lampo, la fabbrica si è dissolta per rivelare la Parigi del 1600, una città violenta e passionale, dove ogni strada nascondeva intrighi, vendetta e un amore ardente. Ed è così che l’azione teatrale si è fatta storia.
L’operaio che legge (Roberto Rossetti) diventa Dumas, narratore e demiurgo, presenza costante e centrale che accompagna lo spettatore lungo l’intero arco narrativo. È lui il vero collante dell’opera, la voce che osserva, guida e riflette, rendendo ogni passaggio più chiaro e coinvolgente.
D’Artagnan, giovane guascone, arriva nella capitale in cerca di fortuna e si imbatte nei tre leggendari moschettieri: Athos, Porthos e Aramis. Dopo una serie di peripezie, viene accettato nel loro gruppo e insieme affrontano nemici potenti, tra cui il cardinale Richelieu e la seducente Milady. Nel frattempo, D’Artagnan si innamora della dolce Costanza, cameriera della regina, e la loro storia d’amore, appassionata e struggente, attraversa lo spettacolo fino a un finale malinconico e intenso. Il proclama finale, “Tutti per uno e uno per tutti”, suggella il suo ingresso tra i moschettieri e chiude il cerchio di un racconto che parla di coraggio, identità e destino.
Siamo davanti a una vera Opera Pop che è un inno alla lotta e alla lealtà, in cui i tre moschettieri, non hanno semplicemente recitato: hanno messo a nudo le loro anime sul palco, portando un senso di fedeltà e di amicizia che è diventato contagioso. Giò Di Tonno ha dato vita a un Athos profondo e tormentato, mentre Graziano Galatone ha plasmato un Aramis energico e magnetico, sempre pronto all’azione. E Vittorio Matteucci, ha sorpreso come Porthos, uscendo dal suo “ruolo da cattivo” per regalarci un moschettiere sanguigno e sorprendentemente tenero.
Su questa solida base musicale si innesta la visione audace e senza compromessi di Giuliano Peparini, che ha saputo orchestrare un cast di talenti brillanti. Accanto ai Moschettieri, Sea John è un D’Artagnan impetuoso e, al tempo stesso, profondamente innamorato, pronto a brandire la spada in nome di valori che sembravano dimenticati, come onore, correttezza e solidarietà. Sul fronte degli antagonisti, Camilla Rinaldi impersona una Milady sensuale e crudele, opposta alla Costanza dolce e raffinata di Beatrice Blaskovic. A tessere gli intrighi di potere è Cristian Mini, un Richelieu profondo e misurato, spalleggiato da un Leonardo Di Minno nei panni di Rochefort, personaggio pungente e inquieto. Da menzionare anche la performance di Gabriele Beddoni, sorprendente nel ruolo di Planchet.
La regia non solo valorizza le differenti personalità, ma le fonde in una complessa rete di azioni avventurose con un’intensità inattesa. L’effetto generale è stato irresistibile, un’azione corale che ha generato un’empatia così forte da far sentire il pubblico parte della storia. Questa tensione drammatica ha trovato la sua massima espressione fisica nelle coreografie dinamitarde di Veronica Peparini e Andreas Muller: uno stile moderno e contemporaneo che ha trasformato i movimenti scenici in una vera e propria dichiarazione di stile. I bravissimi acrobati-danzatori del corpo di ballo sono stati indispensabili, trasformando ogni duello e ogni movimento scenico in un elemento essenziale: la danza è qui una lotta, e ogni acrobazia è un atto di fede.
L’anima pulsante dello spettacolo è la musica, che non accompagna la storia ma è la storia: l’elemento pop è il frutto del meticoloso lavoro di composizione di Giò Di Tonno e dei testi di Alessandro Di Zio. Ogni brano è un torrente di note orecchiabili e potenti, che sostengono l’intera impalcatura drammatica. Nella seconda parte, più drammatica, la voce graffiata di Di Tonno regala momenti di puro godimento, salutati da applausi entusiasti.
È attraverso questa fusione perfetta di musica e movimento che l’opera realizza il suo pieno significato. L’ambientazione di questa Parigi così passionale e violenta ha creato un orizzonte intenso, quasi sognante, che si è scontrato magnificamente con l’agire compatto e indissolubile del collettivo. I tre moschettieri non sono rimasti eroi di carta, ma sono diventati modelli reali di coraggio, ispirando tutti a combattere per ciò in cui si crede. La storia d’amore tra D’Artagnan e Costanza è raccontata con passione e delicatezza, culminando in un finale struggente
I Tre Moschettieri – Opera Pop è un trionfo dell’emozione che ha ricevuto una standing ovation, confermando che i grandi classici, se toccati con tanta passione, possono ancora incendiare l’anima del pubblico.
A fine serata, Antonietta Santacroce insieme ai partner del Festival, Daniela Marasco di Fondazione Carical, Salvatore Bulotta del Comune di Catanzaro, Salvatore Scerbo di Main Solution, Alessandro Gentile di G-Auto, ha consegnato a Giò Di Tonno, Vittorio Matteucci, Graziano Galatone e Sea Young, il simbolo della città di Catanzaro, il “Cavatore” realizzato dal Maestro orafo Michele Affidato.
Il Festival d’Autunno proseguirà Il 1° novembre, l’atmosfera si fa sublime e drammatica con la tragedia shakespeariana per eccellenza: “Romeo e Giulietta”. Un classico che rinasce grazie al Balletto del Sud e alle evocative coreografie di Fredy Franzutti, capaci di trasformare la storia d’amore più celebre del mondo in un’esperienza visiva indimenticabile. A calare definitivamente il sipario, il 3 novembre, sarà l’irresistibile ironia toscana di Giorgio Panariello con il suo attesissimo show, “E se domani…” Un monologo esilarante e malinconico, che spazierà tra i suoi personaggi storici e una comicità che sa pungere e, allo stesso tempo, far riflettere sulla società.
Il Festival d’Autunno è realizzato in collaborazione con importanti partner istituzionali, tra cui Regione Calabria – Calabria Straordinaria, Comune di Catanzaro, Camera di Commercio e Fondazione Carical, a testimonianza del suo ruolo centrale nella proposta culturale del territorio.
I biglietti del Festival d’Autunno sono disponibili presso la segreteria, sita in Via Jannoni a Catanzaro (di fronte al Teatro Politeama), sul sito www.festivaldautunno.com, su TicketOne e direttamente sul luogo dell’evento il giorno dello spettacolo dalle ore 15:30 in poi. Per ulteriori informazioni è possibile contattare il numero 351.7976071 o scrivere alla mail segreteria@festivaldautunno.com.
Al Festival d’Autunno standing ovation per “I tre moschettieri”
Articolo PrecedenteFestival d’Autunno, grande finale con Giorgio Panariello
