Reggio verso il v(u)oto: Falcomatà, amici del calcetto e riciclati. C'è carabiniere indagato?

falcomata giuseppe svoltadi Claudio Cordova - Chissà se sia stato un barlume di dignità o le grandi polemiche sorte a mezzo stampa a convincere Giuseppe Falcomatà a non imbarcare nel proprio progetto di (presunta) "Svolta" numerosi esponenti del "Modello Reggio" tra le proprie liste. Il giovane candidato sindaco, presentatosi alla cittadinanza come homo novus e come segno concreto di discontinuità rispetto allo sfascio operato sulla città da Scopelliti & Co., ha dovuto agire con pesi e contrappesi: non solo cercare di respingere le lusinghe dei trasformisti, ma anche cercare di rafforzare la propria "Svolta" con l'esclusione di alcuni pezzi della sinistra reggina (tra le peggiori della storia d'Italia repubblicana).

Quelle presentate a sostegno di Falcomatà, sono comunque le aggregazioni più forti. Quelle che dovrebbero garantire al candidato del centrosinistra la vittoria, forse anche al primo turno.

E se la lista del Partito Democratico, orfana degli uscenti Massimo Canale e Nicola Irto, non presenta grosse sorprese con la presenza di esponenti ormai noti come Demetrio Delfino, Giuseppe Marino e Nino Liotta, ma anche di giovani alla ricerca del primo scranno, come Antonino Castorina e Marco Schirripa, i nodi al pettine per Falcomatà arrivano da altre liste.

Svecchiare e ridurre il "salto della quaglia". Obiettivi raggiunti a fasi alterne.

E' vero, Falcomatà è riuscito a tener fuori l'Udc, nonché altri personaggi che, evidentemente in cerca del solito "posto al sole", hanno poi trovato spazio nelle liste che sostengono Dattola. Ma ha accolto nei ranghi del centrosinistra il Partito Repubblicano, con una lista in cui sono diversi gli uomini di fiducia di Francesco Nucara, il politico che ha portato il partito con Silvio Berlusconi (a livello nazionale) e con Peppe Scopelliti (a livello locale calabrese). Falcomatà inoltre non ha voluto (o non ha avuto la forza di farlo) allontanare alcuni esponenti che un ruolo politico, seppur breve, l'hanno avuto con l'amministrazione di centrodestra. E' il caso, per esempio, di Emiliano Imbalzano, candidato con "A testa alta" di Peppe Bova (di cui parleremo a breve): Imbalzano che nel breve periodo della gestione Arena ha occupato gli scranni della maggioranza. Così come Nicola Paris, consigliere comunale salvatosi (al pari di Nicola Irto e Bruno Bagnato) dalla dichiarazione di incandidabilità dei tribunali reggini e ora candidato con il Centro Democratico. Tra i nomi del Centro Democratico, inoltre, si scorge anche quello di Paolo Gatto, una vita in Alleanza Nazionale, proprio negli anni del "Modello Reggio".

A Testa Alta e Centro Democratico. Sono queste le due liste che rischiano di creare maggiori problemi al giovane Falcomatà.

A Testa Alta, infatti, è il movimento che fa riferimento a Peppe Bova, un nome che, di certo, non fa rima con rinnovamento e cambiamento. Anzi, pardòn, con "Svolta". E la lista è piena zeppa di "boviani": dal medico Nino Zimbalatti all'uscente Paolo Brunetti, fino al "boviano" per eccellenza: l'avvocato Giuseppe Strangio, per anni capo di gabinetto di Bova in Consiglio Regionale. Insomma, si sarebbe anche potuto "svoltare" un po' meglio...

Ma non finisce qui, perché in "A testa alta" c'è anche un altro nome. E questa volta sarebbe un nome noto alle cronache giudiziarie.

Sarebbe il carabiniere Roberto Roccella, nato a Paternò. La speranza è che si tratti solo di un caso di omonimia. I dati anagrafici comunicati dalla lista "A testa alta" sembrano corrispondere con quelli nelle mani degli inquirenti, sia per quanto riguarda il luogo di nascita, che per quanto riguarda la data. Per questo è doveroso chiedere all'interessato, al responsabile di lista, ma anche allo stesso Falcomatà, un chiarimento. La figura di Roccella emergerà nell'ambito delle indagini sul conto della "talpa" Giovanni Zumbo, il commercialista-spione condannato in primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa per aver spifferato una serie di delicati passaggi investigativi ai boss Giuseppe Pelle e Giovanni Ficara. Il Carabiniere è l'uomo con cui Zumbo, ritenuto dagli inquirenti il confidente delle cosche Pelle e Ficara, avrebbe avuto rapporti fatti di soffiate, come nel caso dell'auto carica di armi rinvenuta nel gennaio 2010, nel giorno della visita a Reggio Calabria del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Proprio alcune settimane fa, il pm antimafia Giovanni Musarò ha notificato a Roccella un avviso di conclusione delle indagini preliminari, prodromico, evidentemente, alla richiesta di rinvio a giudizio. A Roccella viene contestato il contenuto di una sua relazione di servizio del 26 maggio 2010, in cui il militare dichiarava di aver interrotto i rapporti confidenziali con Giovanni Zumbo, che erano culminati col ritrovamento dell'auto carica di armi nel giorno della visita del presidente Napolitano. Agli atti delle indagini tecniche svolte dal pm Musarò, però, vi sono anche dei tabulati che testimonierebbero i contatti successivi tra Zumbo e Roccella. Il carabiniere, peraltro, è genero dell'ormai celebre imprenditore Franco Labate, assurto agli onori della cronaca nel procedimento "Meta", tanto perché il boss Cosimo Alvaro era domiciliato in un immobile di sua proprietà, tanto perché, in alcune conversazioni intercettate faceva pesanti riferimenti circa la presunta corruzione di Tino Scopelliti, detto "Tino", fratello dell'allora sindaco Giuseppe Scopelliti.

Ma potrebbe essere solo un caso di omonimia. Speriamo e attendiamo comunicazioni ufficiali.

Si è già detto invece di Nicola Paris, uno dei transfughi accolti da Falcomatà. Paris si salverà dalla dichiarazione di incandidabilità. Questi, però, è il fratello di Tommaso Paris, condannato in primo grado a 11 anni di reclusione per appartenenza alla 'ndrangheta dei rioni San Giorgio Extra, Modena e Ciccarello di Reggio Calabria.

Ma tra aule di tribunale e dati più squisitamente politici, la "Svolta" sbanda un po'. Falcomatà, infatti, ha deciso di non essere l'unico figlio d'arte nella coalizione di centrosinistra. Poco male se non fosse che i figli d'arte appartengono a una tradizione familiare, che con la sinistra sembra avere ben poco da spartire. A Falcomatà, infatti, sta bene correre insieme a Saverio Anghelone, figlio di Paolo Anghelone, per anni assessore comunale con il centrodestra. Sta bene anche correre con Stefania Eraclini, figlia dell'ex presidente della circoscrizione Sbarre, Giuseppe Eraclini, che dopo l'esperienza in Consiglio Comunale verrà dichiarato incandidabile a seguito dello scioglimento per 'ndrangheta. Entrambi sono candidati nel Centro Democratico di Tabacci e Pasquale Maria Tripodi. Proprio quel Pasquale Maria Tripodi abile nel passare da uno schieramento all'altro ed eletto nelle ultime consultazioni regionali nell'Udc, che sosteneva la coalizione di Peppe Scopelliti.

Il resto delle liste è composto da qualche vecchia conoscenza: Leo Pangallo di Sel, ma anche Francesco Gangemi e Demetrio Martino del Centro Democratico. Ma, soprattutto da giovani e meno giovani alle prime armi. Tanti gli amici e le amiche che hanno scelto di correre al fianco del giovane candidato e, nel contempo di provare a pescare il jolly. Compagni e compagne di classe, compagni di squadra a calcetto, amici con cui si è scherzato e ballato nei lidi tanto cari a Scopelliti. Ma anche professionisti mai scesi in politica fin qui e ora inebriati dal caldo soffio della vittoria. O, se preferite, della "Svolta".