Incendi Boschivi, tra mistificazioni e falsità: ma l'unica prevenzione possibile è affidare la custodia della natura ai pastori

bombinogiuseppenuova600Prof. Giuseppe Bombino* - Non c'è modo di monitorare gli angoli più remoti della nostra Montagna. Non vi sono strumenti né mezzi che possano mettere al sicuro i boschi da chi progetta la distruzione.

Occorre valorizzare la conoscenza di chi, invece, la Montagna la vive, la abita, si muove attraverso i sentieri più ancestrali e le pieghe più nascoste.

E' una filosofia innovativa sui cui, negli anni 2015 2016 e 2017, avevamo avviato una sperimentazione. I dettagli sono contenuti nelle Determine n. 300 del 2015, n. 184 del 2016 e n. 251 del 2017 del Parco Nazionale dell'Aspromonte, unitamente all'Avviso Pubblico per l'ingaggio e la selezione dei soggetti interessati. È un vero peccato che non abbia avuto carattere di continuità, nonostante il basso costo dell'operazione (circa 12.000 euro) e il grande beneficio conseguito. Basterebbe esaminare i dati di quegli anni per rendersi conto che quel progetto sperimentale andava "codificato", inquadrato, implementato, per inserirlo, successivamente, nel Piano di Prevenzione del Parco Nazionale, come hanno fatto i Parchi Nazionali della Sila e del Pollino.

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Quanto drammaticamente accaduto dovrebbe farci riflettere sull'opportunità di proseguire su quella strada. Invece, l'idea di affidare la custodia della Natura ai Pastori e ai Contadini è stata irrisa e superficialmente accantonata con parole sprezzanti da parte di chi, peraltro, poche ore addietro ha scandalosamente definito "irrisori" i costi di attuazione, senza far cenno, però, ai risultati che in quegli anni si erano conseguiti.

Nella stagione estiva del 2017, nonostante una situazione drammatica sia a livello nazionale, sia regionale, questo "modello" in fase di sperimentazione ha funzionato, eccome. Solo poche centinaia di ettari, peraltro, prevalentemente di macchia, sono stati interessati dagli incendi, tutti, comunque, sviluppatisi al di fuori dell'Area Protetta.

Numeri straordinari, se pensiamo che il 2017 è stato catastrofico per l'Italia, il Mediterraneo e l'Europa. È stato definito "annus horribilis"; solo in Italia 25 mila ettari di "Zone a Protezione Speciale" e 22.500 ettari di "Siti di Importanza Comunitaria" andati in fiamme.

I Parchi Nazionali di Sila e Pollino sfregiati irrimediabilmente. L'Area Protetta dell'Aspromonte, invece, ne uscì pressoché illesa, nonostante montagne e colline della Città Metropolitana erano una brace.

Non vi può essere prevenzione, dunque, senza il coinvolgimento attivo di Pastori e Contadini: è un ritorno alle origini storiche, culturali, e antropologiche dell'Aspromonte, attraverso cui si instaura un rapporto sinergico e collaborativo con i primi guardiani dell'Aspromonte, coloro che meglio di tuti conoscono le intime pieghe della Montagna.

D'altra parte, occorre fare i conti con una burocrazia spesso miope, quando non cieca, e superarla per ricostruire da un lato, l'antico rapporto uomo-natura, e restituire, dall'altro, la dignità ad una figura, quella del pastore e del contadino, troppo spesso relegata ad un ruolo sociale del tutto marginale e poco gratificata, sovente esclusa dai processi e dai programmi che si attuano sui territori.

Il nostro progetto intendeva spogliare il pastore del mero ruolo di conduttore e custode di greggi, ed investirlo di un compito più articolato, di osservatore dell'ambiente, di custode e sentinella, impegnato in un'azione di presidio del territorio che in realtà nel passato egli ha sempre svolto.

Ma questa iniziativa mirava soprattutto a stimolare l'interesse della fascia più giovane degli operatori zootecnici e dei coltivatori del fondo, verosimilmente più recettiva e suscettibile di coinvolgimento, più pronta ad attirare l'attenzione di nuovi potenziali alleati del Parco.

Il progetto, avviato parallelamente al sistema inter-istituzionale già operativo in materia di incendi boschivi, non doveva essere interrotto, poiché rappresenta l'unica strategia di prevenzione degli incendi in Aspromonte.

I Pastori possono ben interpretare l'inedito ruolo di "eco-pastore" e di "custode della natura aspromontana" e il modello, se perfezionato, si presta ad una sua estensione nelle altre Aree Protette (il Parco della Sila quest'anno lo ha adottato ottenendo risultati eclatanti) e nei territori della Città Metropolitana.

 

* Professore associato in "Idraulica agricola e conservazione del territorio", Dipartimento di Agraria, Università Mediterranea di Reggio Calabria.