L'aula bunker di Lamezia Terme dimostra che in Calabria si possono fare le cose. Ma le politiche di sviluppo hanno fallito

aulabunlercerimoniadi Demetrio Battaglia* - In questi giorni è nata l'aula bunker a Lametia. Un risultato straordinario realizzato in tempi rapidissimi. E' un a giornata importante per la Calabria che dimostra come anche nella nostra regione si possono fare le cose. Ciò non ci esime però da una riflessione connessa, sia pure indirettamente, all'evento.

Il luogo dove la struttura è stata realizzata, racconta infatti il fallimento drammatico e gigantesco di tutte le politiche di sviluppo messe in campo nel corso dei decenni a favore della nostra terra.

La trasformazione in aula di giustizia di una struttura nata per fare altro è potuta avvenire perché la missione inizialmente assegnata a quella struttura non è stata realizzata e forse non è mai iniziata.

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E' stata una scelta naturale e giusta: si fa rivivere con altre finalità un patrimonio avviato ad un lento ed inesorabile degrado . E' un evento che purtroppo ha altro precedente specifico.

Anche a Reggio Calabria la prima sede per i grandi processi fu individuata e creata nei padiglioni della ex fiera Agrumaria che a partire da quella iniziativa sparì definitivamente dallo scenario reggino.

Una verifica dell'inquietante realtà che in Calabria lo sviluppo rimane quasi sempre nei documenti, perché gli esperti scrivono pagine di una terra che non conoscono e spesso pretendono di piegarla alle loro teorie.

Una classe politica superficiale, incapace o svogliata sottoscrive senza leggere o capire quanto le viene proposto. Così nascono opere faraoniche non agganciate ai bisogni reali della nostra terra che viene in questo modo trapuntata da piccole cattedrali nel deserto.

Con le stesse modalità , si creano Enti che mai raggiungono la missione loro affidata. Non è vero che in Calabria non si materializzano progetti. Nella nostra regione si realizzano , quando ormai non servono più o perché copiati in ritardo da realtà diverse dalla nostra o perché i processi amministrativi esasperatamente lenti determinano soluzioni che nascono già obsolete.

Abbiamo le borse merci chiuse o destinate ad uso uffici, possediamo centinaia di strutture con le porte sbarrate, testimonianze della nostra incapacità a finalizzare una destinazione efficace e fruibili per cittadini o imprese. In Calabria esiste una massa imponente di opere realizzate non per dare risposte a esigenze produttive, culturali, sociali ma solo perché c'erano soldi da spendere e rendicontare. Inevitabile, in questo quadro distorto, foraggiare il malaffare come accade quando l'obiettivo reale non è quello di promuovere, sia pur di poco, lo sviluppo del territorio.

La programmazione di una Regione deve adattarsi al territorio prima di tutto per consolidarne le tradizioni e le peculiarità per poi spingere verso l'innovazione . Eliminando tutte le barriere che lo tengono prigioniero. All'amministrazione della giustizia non servono altre aule e quindi è urgente indirizzare verso un buon utilizzo il resto del patrimonio immobiliare che possediamo badando a non costruire altre inutili cattedrali nel deserto col solo obiettivo di spendere i soldi della programmazione e/o del recovery fund. La Regione che nascerà avrà anche questo compito.

 

*Avvocato ed ex parlamentare