"La Calabria non ha voce"

sanita-taglidi Daniele Castrizio* - La Calabria non ha voce. Se nasci in Calabria lo sai. E se nasci in quel paradiso naturale abitato da diavoli, quale è Reggio, lo sai ancora meglio. Lo sai perché, fin dai tempi di Dionisio il Vecchio e di Annibale, la Calabria (anche il nome è una impostura, preso di peso dalla Puglia; la Calabria non ha un nome, anzi ne aveva uno, ma le è stato rubato: Italìa) è governata dai clan familiari dei Bruttii, che hanno saputo negli ultimi cinquanta disgraziati anni attuare solo una "politica di sottrazione" ai danni delle province più deboli politicamente: Reggio, Vibo e Crotone. Nemmeno i Romani riuscirono ad avere ragione dei Bruttii, dopo guerre su guerre, e decisero di umiliarli, consegnando la loro terra ai senatori latifondisti, e impedendo la nascita di qualunque città degna di questo nome. Paghiamo ancora queste scelte politiche ... I Bruttii, unici in Italia, non erano ammessi a servire nelle legioni, e furono relegati al rango di servi dei governatori provinciali, con il ruolo di eseguire le condanne a morte, comprese quelle mediante la terribile croce.

Non ci riuscirono i Romani, e nulla è cambiato fino a oggi. I clan familiari di Cusenza e Calatanzaro (Qalat antsari, in arabo "la fortezza sull'altura") hanno pensato bene di monopolizzare tutto, a loro beneficio, con una serie di errori che hanno distrutto la Calabria; furono i cosentini a pretendere la modifica del tracciato dell'autostrada che ora si chiama, in modo ridicolo, "del Mediterraneo", facendola inerpicare sulle montagne dei lupi silani, di fatto chiudendo la regione al turismo di massa ed emarginando l'alta costa tirrenica; furono i calatanzaresi a pretendere l'unico vero aeroporto regionale a Lamezia, contro qualsiasi logica economica, che è riuscito solo a deprimere la provincia di Reggio, ultima in tutto. Ma la colpa è anche della classe dirigente reggina, che si è venduta a tutti i prepotenti dominatori di turno, in nome del proprio particulare, di un misero piatto di lenticchie, sempre più scarso, di anno in anno.

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Ora la Calabria, risparmiata in gran parte dal Covid, si trova in zona rossa per l'insipienza della propria classe dirigente, che ha mangiato su tutto, ma in primis sulla sanità regionale, i cui deficit e debito non sono nemmeno quantificabili. Gli ospedali del territorio, in nome di una efficienza miope e criminale, sono stati smantellati scientemente. Il tutto con la solita "politica di sottrazione": exempli gratia, quando sono arrivati i fondi per aumentare i posti di terapia intensiva per il Covid, la Giunta li ha destinati solo all'Ospedale di Calatanzaro. Tutti.

La Calabria non ha voce. I Calabresi non hanno coscienza di sé. Per un promo turistico si sono dovuti affidare a un regista che li ha dipinti esattamente per come si vedono allo specchio, votati alla triade della miseria, "peperoncinu, 'nduja e cipudda 'i Tropea", immemori della propria storia e delle ricchezze che dovrebbero custodire e valorizzare.

Per questo ci avete chiuso, nonostante non ci sentissimo in allarme per i pochi contagi che stiamo affrontando, a differenza delle regioni che sono in grado di ricattarvi politicamente, messe molto, molto peggio di noi: lo avete fatto perché noi non abbiamo una voce, e, se abbiamo un volto, voi non lo vedete. Sarete ripagati con la stessa moneta, quando, prima o poi, la ruota girerà, e Reggio si ricorderà di essere estranea al resto della Calabria e parte della Regione dello Stretto fin dai tempi più remoti. Per ora abbiamo solo capito che destra e sinistra, due facce della stessa medaglia, non sono in grado di governarci: non a livello locale e nemmeno a quello nazionale. Ci avete chiusi con le autocertificazioni di orwelliana memoria, ma sappiate che avete perso per sempre il cuore e l'adesione di quegli Italiani di Calabria che hanno finalmente compreso l'eterno tradimento dei governi di Roma: dal Quinto centro siderurgico di Gioia Tauro alla Liquilchimica di Saline Jonica, fino alla Facoltà di Medicina dell'Università di Reggio, aperta però a Calatanzaro ...

*Docente ordinario presso l'Università degli Studi di Messina