Il ritorno d’Er Monnezza

Er Monnezzadi Claudio Cordova - Forse dobbiamo delle scuse ai lettori. Lo abbiamo fatto in buonafede, nella costante voglia di fornire più informazioni possibili, ma di certo sviscerare condotte (presunte), conversazioni, richieste, dell'attuale classe dirigente del Comune di Reggio Calabria, cristallizzate nell'inchiesta "Helios", curata dalla Dda sugli affari della ditta Avr, non è stato uno spettacolo edificante.

Nonostante il sindaco sia totalmente assente nell'indagine del pm Stefano Musolino, l'Amministrazione Comunale di Giuseppe Falcomatà ne esce malissimo. E non tanto o, non solo, perché risultano indagati diversi esponenti della maggioranza, tra cui i fedelissimi, il vicesindaco Armando Neri, e l'assessore Giovanni Muraca, ma perché l'inchiesta consegna un modo di fare politica che forse qualcuno sperava appartenesse al passato.

E' triste vedere il modo in cui alcuni esponenti della maggioranza intendessero il rapporto con l'AVR, la ditta romana arrivata sul territorio nel 2009 e ben presto divenuta egemone in vari settori e appalti, tra cui quello della raccolta dell'immondizia. Soprattutto perché – è bene ricordarlo – l'inchiesta della Procura arriva in un periodo in cui Reggio Calabria vive l'ennesima emergenza rifiuti, con la raccolta differenziata (scelta di civiltà che doveva essere il fiore all'occhiello dell'Amministrazione) è ormai da tempo contraddistinta da ritardi e inefficienze.

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Insomma, la spazzatura è la protagonista dell'indagine e non solo perché l'AVR, in questo momento, svolge il ruolo di azienda impegnata nella raccolta. Esiste il cibo-spazzatura, esiste la tv-spazzatura, ma esiste anche la politica-spazzatura.

E questo, come spesso diciamo (anche se in molti sono duri di comprendonio) va oltre il rilievo penale delle condotte contestate, che sono tutte da provare. Ma alcune intercettazioni sono eloquenti da ambo le parti e fotografano un modo di intendere la Cosa Pubblica che, purtroppo, non cambia, a prescindere dagli schieramenti, a prescindere dal cambiamento di epoche.

Sono eloquenti quando i dirigenti della AVR (in larga parte indagati) dicono, riferendosi al vicesindaco Neri, indagato per aver fatto pressioni per un'assunzione, "erano quelli che non dovevano prendere e poi hanno rotto le palle". Sono eloquenti quando il capogruppo del Partito Democratico in consiglio comunale, Nino Castorina, chiede favori all'AVR, perché, sostanzialmente, ha sempre funzionato così, e affermando che senza di questi favori, nel Bilancio della Città Metropolitana sono stati tagliati i fondi. Sono eloquenti – ed è il passaggio più tragicomico – quando persino i vertici dell'AVR (che per l'accusa sarebbe stata assai disponibile ad accordi poco chiari) si lamentano e si indignano della presunta richiesta del consigliere Filippo Quartuccio affinché il padre (sic!) venisse promosso a caposquadra della AVR.

In un post pubblicato su Facebook a tarda sera, il sindaco Falcomatà ha difeso l'operato dei suoi uomini e della sua Amministrazione, lanciando, tra le righe, nella parte finale, un messaggio che lascia intendere il riferimento del primo cittadino a una sorta di "giustizia a orologeria", probabilmente pensando alla lunga campagna elettorale che attende la città in estate, visto che il voto comunale, slittato per l'emergenza Coronavirus, dovrebbe tenersi nel mese di settembre o giù di lì. E, nonostante proprio la crisi Covid gli abbia dato un po' di ossigeno (oltre a qualche mese in più di sindacatura), Falcomatà è in difficoltà. Perché – e questo è un dato abbastanza oggettivo – gli insuccessi sono al momento più dei successi o, comunque, sono più freschi (e tra questi proprio l'emergenza rifiuti) nella mente e nella memoria dei cittadini.

Ma se Atene piange, Sparta non ride.

L'inchiesta "Helios" non colpisce solo l'ambiente di centrosinistra, ma anche – e non in maniera leggera – il centrodestra, con la pesante accusa di corruzione nei confronti dell'ex dirigente della Provincia, Domenica Catalfamo, oggi assessore regionale nella Giunta di Jole Santelli. Gli accertamenti dei carabinieri inseriscono – per l'ennesima volta – nelle carte giudiziarie anche il deputato Francesco Cannizzaro, cugino della Catalfamo, uomo forte di Forza Italia, colui il quale dovrebbe avere, se non l'ultima, almeno una delle più influenti voci sulla scelta del candidato sindaco per la città di Reggio Calabria, che, ancora, l'ala di conservatori non ha annunciato. Insomma, per il centrodestra, al momento, di svolta legalitaria nemmeno a parlarne.

Dalle condotte dei vari indagati emerge, di fatto, un dilettantismo anche nella sempreverde lottizzazione dei posti nelle aziende vicine alla Pubblica Amministrazione. Leggere le modalità con cui i vari indagati avrebbero esercitato pressioni fa quasi tenerezza e torna alla mente quella frase di Andreottiana memoria (orrore!) "Anche noi mangiavamo, ma almeno sapevamo stare a tavola".

Con queste avvisaglie, la città non può di certo guardare con ottimismo al futuro. Con l'AVR in amministrazione giudiziaria, il rischio è di essere ora sommersi dalla spazzatura. Un rischio ancor più grave se si pensa al voto. Perché, come abbiamo detto, la spazzatura può essere di tanti tipi.