Orrore ai “Riuniti”, le risate dei medici sulla sofferenza dei pazienti

reggiocalabria ospedaliriuniti21aprbisdi Claudio Cordova - Le risate di faccendieri e (im)prenditori che pregustavano i lucrosi affari edilizi dopo il tragico terremoto de L'Aquila fanno ormai parte della recente triste storia d'Italia. Le risate dei medici che commentano le varie tragedie occorse agli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria potrebbero entrare a far parte della drammatica storia cittadina. Sì perché le vicende scoperte dai pm Gaetano Paci, Roberto Di Palma, Annamaria Frustaci e dagli uomini della Guardia di Finanza con l'indagine "Mala Sanitas" hanno indignato l'intera città: medici dei reparti di Ginecologia e Ostetricia che si coprivano nei loro talvolta marchiani errori, falsificando cartelle cliniche e che, stando alle intercettazioni, spesso e volentieri accompagnavano le proprie conversazioni sulle tragedie occorse nel 2010 a risate.

In una conversazione, l'ormai celebre dott. Alessandro Tripodi, nipote dell'avvocato Giorgio De Stefano, considerato uomo forte dell'omonimo clan di 'ndrangheta, fa apertamente riferimento alla circostanza che il dott. Timpano, nel corso dell'intervento aveva cagionato alla paziente [Omissis] una perforazione della vescica, analogamente a quanto era accaduto nel caso della paziente denominata [Omissis] (TRIPODI: minchia non sai che è successo, stanotte l'ira di Dio; MANUZIO: eh? e di chi?; TRIPODI: allora, quella lì, eh, di Timpano, che gli ha sfondato la vagina;MANUZIO: eh;TRIPODI: eh, allora, lo sai, ha la vescica aperta, (RIDE......RIDE.....RIDE);MANUZIO: eh; TRIPODI: allora dal drenaggio esce urina .. te la ricordi a [Omissis]? Era oro.....mi ha chiamato Pina Gangemi...dottore vedete se potete venire che qua c'è l'ira di Dio...ride....ride che oggi..........2 litri di urina dal drenaggio (ride).....in pratica...sono andato.... la vescica era aperta....l'hanno suturata in triplice stato....."). In un'altra conversazione, Tripodi parlando peraltro con altro collega medico dr.ssa Manunzio, le riferisce quanto appresso direttamente dal dr. Vadalà evidenziando che lo stesso (in prima persona) gli ha riferito (a conferma della gravità di quanto occorso in sala operatoria in uno dei casi trattati) "di non essersi ancora riuscito a spiegare cosa abbiamo combinato i colleghi medici in sala operatoria" ("VADALA' mi ha spiegato e mi ha detto io non lo so che cazzo hanno combinato, perchè l'isterotomia era fatta alta. Poi, dice c'era un buco nella vagina e l'utero in pratica era come se avessero fatto una..inc.le.. per fare un'isterectomia, la stessa cosa (ride) ...... dice non ha capito neanche lui quello che ha fatto..sangue che usciva a fontana da sotto..inc.le..m'immagino a TIMPANO"), concludendo poi Tripodi in ordine anche all'ulteriore intervento di Vadalà (poi, è arrivato VADALA' e gli ha dato un paio di punti là sulla vagina. Dalla vagina perdeva).

Tripodi riuscirà a non perdere il sorriso sulle labbra anche quando a morire sarà un bimbo. In una conversazione dice alla moglie che era morto un bambino, durante un parto eseguito dal primario, il dott. Pasquale Vadalà e dalla dott.sa Daniela Manuzio; aggiungeva di aver lasciato l'ospedale con la scusa di un appuntamento e di aver spento il cellulare, per evitare che il dott. Vadalà lo facesse rientrare in reparto (TRIPODI: "ehi... eh niente, gli è morto un bambino quà... A VADALÀ E ALLA MANUZIO ...omissis... ho chiuso il cellulare apposta, cretina, perché sennò mi chiamava in continuazione Vadalà eh...omissis.. e infatti me ne sono andato subito (ma fuia subutu) (n.d.r. ride)...").

Estremamente significativa appare una conversazione in cu il dott. Tripodi ripercorreva - dimostrando di possedere ampia conoscenza del caso clinico in questione - le fasi che avevano portato all'aggravamento di una paziente e la scarsa trasparenza del primario Pasquale Vadalà nei confronti della stessa in relazione alle sue reali condizioni di salute (TRIPODI A. :"""...omissis...hanno operato a una, una certa [Omissis], Vadalà e Pennisi...omissis...allora, nella sostanza, questa qua ha dolori, insomma le hanno preso l'uretere di sinistra e c'è un idronefrosi a sinistra...omissis... l'hanno operata un mese fa circa...omissis...e ha un idronefrosi di secondo grado a sinistra, logicamente, questa qua ha dolori no? ...omissis... e gli hanno impapucchiato alla signora che ha un infezione, che ha questo che ha quest'altro...""") (TRIPODI M.: """...omissis...e le hanno preso l'uretere (ride) ...omissis...lui mi ha detto una volta: "nella colpisterectomia, l'uretere non si può prendere mai"... (ridono), "questo è il bello", mi disse, "mai al mondo si può prendere"... e infatti l'hanno presa!!! (ridono) ...omissis..."""). Nel corso del racconto i due sanitari ridevano della situazione, noncuranti della gravità della condotta tenuta nei confronti della donna operata e dei familiari.

Risate continue di Tripodi anche con un'altra collega, Francesca Stiriti:

TRIPODI: ma, si sono messi l'altro giorno a fare un'isterectomia

STIRITI: come come?

TRIPODI: si sono messi l'altro giorno a fare un'isterectomia per via vaginale, per un carcinoma dell'endometrio

STIRITI: eh

TRIPODI: e gli è rimasto l'utero nelle mani (ride)

STIRITI: gli è restato l'utero nelle mani?

TRIPODI: Allora! stava morendo la paziente, scioccata

Colpisce ancora una volta la circostanza che i conversanti si mostravano alquanto insensibili e superficiali, ridendo scherzosamente del tragico evento occorso a un'altra paziente. Infine, ad appesantire ulteriormente il quadro di inadeguatezza professionale concorre la frase, di assoluta eloquenza, pronunciata dalla dott.sa Stiriti: "Mamma che scempio! che scempio! povero a chi ci capita, mannaia la buttana ah?".

Atteggiamenti agghiaccianti che lo stesso Gip Antonino Laganà sottolinea: "Si ride letteralmente (stando sempre alle riportate risultanze in atto della parte investigativa) degli altrui errori medici forieri di devastanti conseguenze per le pazienti ignare vittime di tale situazione con ciò (anche) delegittimando e di fatto sfiduciando totalmente il singolo medico "preso di mira" in nulla –e questo ciò che rileva ai presenti fini- rilevando la drammaticità della situazione medica occorsa".