di Roberta Mazzuca – “Io sono il vostro capitano, e sotto le poltrone potrete trovare tutto il necessario, anche un salvagente”. La potenza della voce entra sensuale in una grande penombra bramosa di ascoltare. Una signora controlla che il salvagente ci sia sul serio, e quella stessa voce commenta: “Ah signò, ma che davero state a cercà il salvagente?”.
È l’ammaliante e divertente ingresso di Luca Ward al Castello Svevo di Cosenza, dove ieri sera ha magistralmente divertito ed emozionato con il suo spettacolo “Il talento di essere tutti e nessuno”. Un racconto tra le maglie della propria vita, personale e professionale, un invito a non arrendersi, a seguire ed inseguire le proprie passioni e i propri amori, a mettersi in gioco con ironia e competenza, a rimanere fedeli alle proprie convinzioni, lasciandosi però trasportare dalle maree della vita, che conducono a volte in luoghi che non avremmo mai immaginato: “Io sono attore per caso. Volevo fare il pilota. Ma adesso posso dire che il mio è il più bel mestiere di sempre”.
Ironico, ammaliante, divertente, seducente e trascinante. Tutto questo è Luca Ward, ma non solo. Commovente, emozionante, toccante. Un racconto da brividi, difatti, accompagna il pubblico nella prima parte dello spettacolo nella quale, in un poetico parallelismo tra la vita e il mare, ricorda la tragica morte di suo nonno, annegato nelle acque dell’Atlantico. Tutto si fa serio, e il pensiero va alle tante vittime dei naufragi, a chi in cerca di una vita lontano dalle guerre, trova la morte in acque sconosciute. “Vedi Luca, non avere mai paura, perché la vita è come il mare”, gli diceva suo padre.
E così racconta le tempeste personali, quelle grandi, ma anche quelle piccole, come quando dovette spogliarsi nudo per la scena finale di Full Monty, e la figlia undicenne gli disse: “Papà, da te non me lo sarei mai aspettato” – “Manco avessi fatto un profilo su OnlyFans” – commenta. O di quella volta che perse la voce dopo che una ‘maga’ gli disse: “Ascolta Luca, ma questa voce così affascinante, sensuale, ti è mai capitato di perderla?” – “Ecco, me l’aveva tirata. Le piccole tempeste della vita, no?”.
Ma il mare non è fatto solo di tempeste, e di acque calme, serene, e incantevoli ha molto da raccontare: dagli ‘sceneggiati’ come “Elisa di Rivombrosa”, a grandi capolavori del cinema come il “Gladiatore”, “Pulp Fiction”, “James Bond”, e “Il diario di Bridget Jones”, Luca Ward, voce italiana per eccellenza, racconta la sua lunga gavetta con sincerità, tenacia e umiltà. E lo fa coinvolgendo il pubblico, a cui insegna a recitare il “ruolo del cattivo”, o le tecniche per mettere in scena un buon duello. E poi chiama ancora la platea a raccolta sul palco per farla cimentare nella difficile arte del doppiaggio, in tre pietre miliari della storia del cinema: “Via col vento”, “Frankenstein Junior”, e “007”. Ne esce fuori un momento esilarante e formativo, in cui uno degli attori e delle voci più grandi di sempre si confronta, con tutta l’umiltà e la spontaneità di un uomo che ama la vita e il suo lavoro, con giovani, donne, uomini, semplici persone onorate di godere di un momento insieme a lui.
Uno spettacolo che insiste sull’importanza della voce, di chi non ce l’ha, di chi la perderà, di chi semplicemente deve imparare ad usarla: “Vedete ragazzi, io ho fatto diversi lavori nella mia vita, fra cui il bibitaro. E avevo escogitato un modo per vendere di più: recitavo poesie. Da lì ho maturato l’idea sull’importanza della voce. Pensate a chi la voce non ce l’ha, a chi la perderà, come i malati di SLA. La voce è un marchio distintivo, di riconoscibilità. Il segreto, comunque, è fare ogni mestiere, qualsiasi esso sia, al massimo livello, essere capaci. Si, anche a fare il bibitaro”.
E tra il racconto del suo lavoro in teatro e cinema, di quello da camionista o bibitaro, di metodi alternativi di reinventarsi come creare sveglie personalizzate con la propria voce, del suo essere uomo, padre e figlio, Luca Ward commuove e diverte, fa ridere e piangere, porta leggerezza e riflessione. Crea una tempesta dentro al cuore, e poi la placa con un sorriso. Genera un gentile turbamento nello spirito, e poi lo rabbonisce con una battuta. O meglio, con la sua voce, filo conduttore di tutto lo spettacolo, della sua carriera, della sua vita, del suo talento. E nella bellezza di essere tutti e di essere nessuno, conclude il suo show con qualcuno che il pubblico reclama, anch’esso, a gran voce: “Mi chiamo Massimo Decimo Meridio, comandante dell’esercito del Nord, generale delle legioni Felix, servo leale dell’unico vero imperatore Marco Aurelio. Padre di un figlio assassinato, marito di una moglie uccisa. E avrò la mia vendetta, in questa vita o nell’altra. Al mio segnale, scatenate l’inferno!”.
E la sua voce trasporta tutto e tutti nella magia senza tempo del grande cinema.
Lo spettacolo di Luca Ward si inserisce all’interno della rassegna “Exit – Deviazioni in arte e musica”, organizzata da Piano B: “Il festival Exit vuole creare delle vie di fuga, un piano B appunto. Momenti di evasione dalla vita caotica, attraverso beni culturali ed eventi insoliti. Lo facciamo in collaborazione con i territori e altre realtà, come ‘Scena Verticale’ e ‘Teatro Rossosimona’. Quello che voi potete fare per aiutarci è semplicemente partecipare”.