Il Centro studi Tajani al festival “Noi contro le mafie” a Reggio Emilia

Il Centro studi Tajani presentato a Reggio Emilia nell'ambito del festival "Noi contro le mafie" CUTRO – E' approdato a Reggio Emilia, presso la Sala Rossa del Palazzo del Comune, nell'ambito del festival Noi contro le mafie, il Centro studi e ricerche Diego Tajani di Cutro. L'associazione, composta da un gruppo di studiosi e professionisti, intende promuovere la ricerca storiografica su Diego Tajani (magistrato, avvocato, statista), valorizzarne l'opera e il pensiero, contribuire alla diffusione della cultura della legalità anche attraverso l'elaborazione di studi qualificati sul fenomeno mafioso e l'attivazione di laboratori aperti alla società. In apertura della presentazione del Centro, è intervenuto il sindaco di Reggio Emilia, Luca Vecchi, il quale ha ribadito l'importanza di questa iniziativa, sottolineando il grande valore culturale per la comunità cutrese residente a Reggio Emilia e per la comunità reggiana tutta. Inoltre, il sindaco ha ribadito l'importanza di continuare a tenere vivo un impegno nel contrasto alle mafie e di lavorare per mantenere la qualità di una corretta e civile relazione tra reggiani e cutresi presenti sul territorio.

Antonio Nicaso, direttore scientifico del Festival, ha sottolineato l'importanza di questa iniziativa che mette in evidenza la figura di Diego Tajani, cutrese, procuratore del re a Palermo, il primo ad aver denunciato in Parlamento, l'11 giugno del 1875, la collusione della mafia con le istituzioni. Una figura, quella di Tajani, da rivalutare e conoscere soprattutto in un contesto come quello reggiano, dove vive una nutrita e laboriosa comunità proveniente da Cutro e che nulla ha a che fare con coloro che sono stati implicati nel processo Aemilia. L'intervento di Maurizio Mesoraca, presidente del Centro studi, ha messo al centro gli obiettivi e le finalità del progetto che intende promuovere e sostenere la formazione di giovani, attraverso lo sviluppo di un "Erasmus interregionale della legalità" - tra Cutro, Reggio Emilia e Vietri sul mare, città campana da cui proveniva la famiglia di Tajani.

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Antonio Anastasi, giornalista, ha ripercorso le tappe del processo Aemilia, sottolineando come Cutro sia nota in Emilia come la città di Nicolino Grande Aracri, boss a capo di una organizzazione criminale che ha "colonizzato" una delle regioni più ricche del Paese, come hanno scritto i giudici in sentenza. Ma Cutro, sottolinea Anastasi, è anche la città che ha dato i natali a Tajani, che per primo sollevò in Parlamento il problema delle mafie e rilevò la portata devastante della cosiddetta zona grigia. Il Centro studi, dunque, si propone da una parte di promuovere la ricerca storiografica su questa figura, e dall'altro rinsaldare il rapporto tra Cutro e Reggio Emilia all'insegna di valori comuni a partire da quello della legalità. La farfalla della legalità di "Noicontrolemafie" ha fatto tappa anche a Bagnolo in Piano. Davanti ad un'attentissima e numerosa platea riunitasi nell'ex refettorio del convento della parrocchia è stato presentato il libro "Diego Tajani. Un cambiamento atteso un secolo e i nodi dell'Italia" scritto da Mesoraca. Il primo cittadino di Bagnolo, Gianluca Paoli, ha ribadito la disponibilità della comunità bagnolese nelle azioni di sensibilizzazione al fenomeno mafioso e in particolare alle operazioni di contrasto.

"Tutti i cittadini onesti sono i benvenuti nel nostro territorio – ha detto - La stragrande maggioranza della comunità calabrese è composta da gente onesta che ha contribuito a far crescere la nostra comunità". La parola è passata agli ospiti moderati dal giornalista Pierluigi Senatore. Mesoraca ha inquadrato le vicende di Tajani, le sue scelte di coraggio ma anche di impegno civile. E proprio per tenere vivo il ricordo di questo esempio, Mesoraca ha detto: "Non siamo gli eredi di Nicolino Grande Aracri. Ma dobbiamo definirci eredi di Tajani". "C'è stata ipocrisia a volte. Ma le mafie si sono evolute e continuano ad evolversi – ha detto ancora - C'è una mafia cutrese molto potente a Cutro e c'è una mafia potente anche a Reggio Emilia. Hanno colonizzato tutto e le istituzioni, un po' per ipocrisia, un po' perché a molti fa comodo e un po' per omertà, hanno scelto di non denunciare anche perché lo Stato – e lo vediamo ogni giorno con gli esempi virtuosi di chi denuncia o ha denunciato – non tutela abbastanza i cittadini onesti che scelgono la strada giusta della legalità denunciando il malaffare. Tra Cutro e Reggio Emilia ci sono tanti chilometri di distanza ma un filo rosso sangue le lega. Anastasi ha rievocato "i numeri" delle inchieste sulla super cosca Grande Aracri e le sue ramificazioni in Emilia e al Nord che "hanno consegnato a Cutro una dimensione da capitale mafiosa" e ha anche parlato di una 'ndrangheta "pervasiva e camaleontica, delocalizzatasi al Nord per trarre maggiore ricchezza". A centrare il senso di comunità calabrese e reggiana è stato poi Nicaso che – ricevendo gli applausi della platea – ha detto: "Chi è calabrese, di Cutro, non deve giustificarsi. È tutta una questione di scelte e sta a noi distinguere e distinguerci come persone oneste e laboriose". A Reggio Emilia, a differenza di quanto fatto da Tajani nel 1875, poco si è denunciato e si continua a denunciare: "Prima, anche nel territorio di Reggio Emilia si pensava che la mafia fosse una sciocchezza di calabresi. L'omertà non è solo una questione del Sud". I problemi delle mafie, così come denunciato da Tajani già nel 1875, oggi sembrano ancora irrisolti ed è per questo che il festival Noi contro le mafie si è posto l'obiettivo di far conoscere questo personaggio storico coraggioso, "già allora in controtendenza - ha detto Nicaso - e che non ha mai guardato in faccia nessuno".