Giulio Bruno, orgoglio di Calabria tra premi e rivelazioni dei nuovi racconti

giuliobrunodi Francesca Gabriele - Confrontarsi con Giulio Bruno significa vedersi spalancare davanti agli occhi un mondo spazioso fatto di cultura, tanta pacatezza e fermezza . Leggerlo significa passare notti insonni perché i suoi romanzi s'iniziano e si finiscono senza alcuna pausa, e a questo contribuisce, e non poco, lo stile di scrittura scorrevole, ricercato, minuzioso nella scelta del vocabolo adatto. Primo posto al Premio nazionale Caffè delle arti di Brescia; due nomination conquistate al Giallo festival di Bologna con l'inserimento del racconto poliziesco nell'antologia del premio; primo posto al Premio letterario nazionale "Subiaco" e tanti, tanti altri riconoscimenti nazionali. Non potevo non parlare con Giulio del suo migliore amico, l'uomo dalla cultura "sconfinata": il dirigente di Sinistra italiana Angelo Broccolo e soprattutto medico in prima linea in questi mesi difficili.

Quante volte ti ho detto che sei l'orgoglio della Calabria?

Tante volte, e ti ringrazio molto per questo. Caratterialmente sono troppo schivo per ritenermi degno destinatario di tanto onore. Ovviamente i complimenti mi fanno sempre molto piacere, ma resto ancorato coi piedi per terra. In fin dei conti sono solo uno che scrive storie, e penso che rappresentanti di altre categorie come medici, scienziati e ricercatori meritino di essere considerati simboli e orgoglio di Calabria. Oltre a tutte le decine di migliaia di persone oneste che ogni giorno si sacrificano in questa difficile terra, scontrandosi col malaffare, la burocrazia, l'inefficienza e la mancanza di servizi, di lavoro e di strutture. A questa gente andrebbe data l'onorificenza di orgoglio di Calabria.

Anche durante questa pandemia e fino a pochi giorni fa hai ricevuto premi per i tuoi romanzi. Quando hai iniziato ti aspettavi tutto questo successo?

Devo essere sincero? Ci speravo tanto. Certo non era scontato, non è stata una passeggiata raggiungere questi risultati. Studio, sacrifici, notti insonni, tanta lettura e diverse occasioni per scoraggiarsi. Non ti nascondo che più di una volta, soprattutto all'inizio di questa avventura, sono stato sul punto di mollare tutto. Poi, però, ha sempre prevalso la passione per la scrittura che, per me, è come una droga della quale non riesco a fare a meno. E alla fine perseveranza e ostinazione hanno dato i loro frutti: in questo 2020, anno disgraziato sotto tutti i punti di vista, i premi e i riconoscimenti nazionali per me sono stati davvero tanti e prestigiosi. Di questo sono enormemente felice.

Ti ho intervistato tante volte e non ti ho mai chiesto come hai iniziato a scrivere per pubblicare...

La scrittura mi accompagna fin da piccolo, il mio sogno è sempre stato quello di pubblicare libri. Poi, una sera di giugno del 2009, dopo cena ho detto a mia moglie che avrei iniziato a scrivere un libro. A ripensarci, quasi una scena alla Forrest Gump. Insomma, di punto in bianco ho preso il pc e mi sono sistemato in giardino. Così è nato "False apparenze", il mio primo romanzo poliziesco con protagonista la coppia Giannitteri/Marcillei, pubblicato a maggio del 2010. Una bella avventura e un'emozione indescrivibile, come per tutti gli altri romanzi pubblicati.

Tu scrivi di notte e di giorno lavori in banca. Come concili tutto questo?

Francamente non lo so nemmeno io. Scherzo ovviamente. La notte è stimolante per chi scrive, è un universo parallelo dove pensieri e suggestioni si manifestano quasi materialmente a dispetto del buio e dell'oscurità. La notte è mistero, ossessione, magia, tenebra, silenzio. Di notte assassini e delitti vengono a visitare i miei pensieri e io ne racconto le storie. Per chi scrive gialli e noir, la notte è terreno fertile perché permette una totale immedesimazione nei personaggi e nel contesto narrativo.

Durante il primo lockdown ci hai tenuto compagnia sui social cantando le canzoni dei grandi cantautori e suonando la chitarra, ma con la scrittura ti riesce benissimo scrivere gialli, un genere non proprio facile. Ispirato da che cosa?

Con la chitarra sono un disastro, pensa che ho anche preso lezioni private, qualche anno fa, ma non c'è stato verso. Cantare è stato solo un passatempo per divertirsi, resto dell'idea che non bisogna mai prendersi troppo sul serio nella vita; durante il lockdown di primavera è stato un modo per cercare di esorcizzare la noia e divertirmi con mio figlio e mia moglie. Riguardo la letteratura gialla, dici bene tu. Il genere è tutt'altro che semplice, bisogna avere una storia credibile, incastrare personaggi, situazioni, meccanismi di indagine, moventi, alibi, tecniche di omicidio... e poi romanzare il tutto per non rischiare di scrivere un resoconto di cronaca nera e annoiare il lettore. La descrizione dei personaggi e del contesto deve essere realistica, non bisogna mai barare nei confronti di chi legge e l'epilogo deve essere in grado di sorprendere. In una sola parola, la storia deve essere in grado di emozionare. Il giallo, dal mio punto di vista, rappresenta il modo migliore per raccontare la società e le sue evoluzioni, l'antropologia di un popolo, la cultura di un posto. Se vuoi conoscere la Sicilia leggi Camilleri, se vuoi capire la Sardegna leggi Pulixi, per comprendere Napoli basta prendere i gialli di De Giovanni e per Bologna c'è Lucarelli. Lo stesso discorso vale per l'estero: se vuoi sapere come si vive in Grecia ti vai a leggere Markaris e per conoscere vizi e virtù di Barcellona Manuel Vazquez Montalban. Io, nel mio piccolo, provo a fare la stessa operazione con Cosenza.

Tu, Tommaso Orsomarso e Giuseppe Mastrangelo: un bancario, un poliziotto e un avvocato, tutti e tre del Cosentino e tutti e tre scrittori anche di gialli e thriller. Pensi ci possa essere la possibilità di unirvi per un realizzare un progetto finalizzato a portare avanti questo filone?

Non li conosco personalmente, ma è un bene che altri cosentini come me si cimentino in ambito letterario con l'obiettivo di fare emergere idee e talento di cui questa nostra terra è ricca. Inutile nascondercelo, da questo punto di vista noi calabresi partiamo svantaggiati a causa delle difficoltà di emergere dovute alle ataviche difficoltà della regione in cui viviamo. Siamo fisicamente troppo distanti dalle grandi case editrici, dalle fiere letterarie, dai concorsi. Pensa che ogni volta che mi arriva la comunicazione di un successo in un qualche premio, il problema più grosso che si presenta è come raggiungere la località di destinazione, tra spostamenti in treno e in aereo, orari non sempre compatibili, distanze esagerate. Per tornare alla tua domanda circa la possibilità di unirci tra autori cosentini in un progetto comune, chissà, forse in futuro.

Segui molto anche la politica. In questi giorni stiamo leggendo spezzoni inediti su questo versante: Che idea ti stai facendo?

Non ho una grande fiducia nel futuro dal punto di vista politico, né a livello regionale né a livello nazionale. Sono convinto che la progressiva scomparsa di quegli ideali legati alle grandi battaglie politiche del novecento abbia generato una sorta di imbarbarimento della società, una assuefazione al peggio, al qualunquismo, alla logica del mercato e alle sue terribili dinamiche. La politica si è allontanata dalla società reale, dalla gente e dai giovani. Oggi prevale la subcultura dell'offesa, della denigrazione, dello scandalo elevato a performance da avanspettacolo di pessimo gusto. In tale scenario, con l'odio fomentato dai social e da certa tv spazzatura, scaturisce violenza verbale e fisica, generando quel vomitevole teatrino a cui quasi ormai non facciamo più caso. Ci siamo assuefatti alla volgarità nell'accezione più ampia del termine. Quasi non ci indigniamo più, e questo è il pericolo più grande. Resto ancorato ai miei ideali di uomo del secolo scorso, quando idee, valori e passioni civili si formavano nelle sezioni dei partiti, tra giornali di carta, libri di storia e interminabili assemblee in sale dall'aria resa irrespirabile a causa del fumo di sigari e sigarette. In estrema sintesi, non ho fiducia in questa politica e nei suoi rappresentanti, trovo vi sia un drastico crollo in termini di qualità e preparazione rispetto al passato.

Convincerai mai Angelo Broccolo, autorevole esponente di Sinistra Italiana, anche lui scrittore di primo piano, a candidarsi alle regionali?

Conosco Angelo da una vita, siamo molto amici. È una persona eccezionale, un professionista serio e preparato, un uomo dall'umanità sconfinata e dalla preparazione culturale esagerata. Uno come lui, con le sue capacità e la sua integrità morale, sarebbe il candidato ideale di tutte le persone oneste e progressiste. Credo, in tutta sincerità, che questo tipo di politica non meriti un candidato come il mio fraterno amico, Angelo. Come si dice? Perle ai porci...

Nel 2021 quante altre volte ti dovrò dire che sei l'orgoglio di Calabria?

Spero tante altre. Scherzi a parte, ho appena ultimato la stesura del mio sesto romanzo poliziesco. Ancora ambientato a Cosenza con gli stessi protagonisti della saga, il commissario Giannitteri e l'amico Marcillei. Questa volta, tuttavia, il plot è un po' più cupo dei precedenti. Sono in fase di rilettura ma non ho ancora deciso se pubblicarlo subito o attendere ancora un po'. Nel frattempo probabilmente proseguirò nella stesura di un altro romanzo, fermo al terzo capitolo da oltre un anno. E poi chissà, ho qualche altro progetto da sviluppare ma non ho fretta, tanto ogni giorno fa spazio alla notte...