Femminicidio a Pordenone, “almeno otto coltellate” alla vittima. Il procuratore Tito: “Colpe parzialmente ammesse”

polizia-controlli-covidAurelia Laurenti, la donna uccisa dal compagno, nelle notte del 26 novembre, in provincia di Pordenone, sarebbe stata raggiunta da almeno otto coltellate.

Gli inquirenti che indagano sul femminicidio di Pordenone non nascondono profondi dubbi sulla ricostruzione data da Giuseppe Forciniti, 33enne originario di Cosenza, anche perche' l'ammissione di aver colpito una sola volta al collo la moglie non collide con le prime risultanze del medico legale, che ha accertato almeno 8 fendenti, quasi tutti profondi, alla testa e al volto della vittima, Aurelia Laurenti.

Nelle prossime ore sara' disposta una perizia anche sull'omicida, che quando si e' presentato in Questura a Pordenone - denunciando un primo momento di essere rimasto vittima di una rapina in casa - aveva ancora le mani insanguinate e presentava delle ferite da taglio alle mani.

Gli inquirenti hanno poi acquisito le dichiarazioni dell'uomo, infermiere professionale, laureato in Scienze infermieristiche all'Universita' di Reggio Calabria, che ha lavorato dapprima in una casa di riposo di Pordenone e quindi nell'ospedale cittadino.

"Sto vivendo mesi molto duri, lavorando sotto stress nei reparti ospedalieri dedicati ai pazienti Covid -ha detto Giuseppe Forciniti agli investigatori- "La situazione nelle ultime settimane e' degenerata ero esasperato. Ieri sera in camera c'e' stata l'ennesima lite e tutto e' trasceso".

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"Abbiamo chiesto la convalida dell'arresto per omicidio pluriaggravato nei confronti del soggetto che ha parzialmente ammesso le proprie responsabilita'", ha affermato, all'ANSA, il Procuratore di Pordenone Raffaele Tito, in relazione all'indagine per la morte di Aurelia Laurenti, per la quale il compagno Giuseppe Forciniti e' dalla notte scorsa in carcere a Pordenone.

"Gli investigatori della Squadra Mobile stanno sentendo i congiunti e i vicini di casa - ha precisato - e stiamo attendendo gli esiti dell'indagine esterna sul corpo, effettuata dal medico legale. L'autopsia si terra' nei prossimi giorni. Il soggetto ha ammesso di aver colpito la compagna, seppur nel quadro di una presunta colluttazione che e' tutta da accertare e non collima con i primi riscontri e il tentativo di depistaggio che ha messo in atto una volta giunto in Questura. In modalita' protetta, e con l'ausilio di psicologi, si cerchera' di capire se il bambino piu' grande, che ha 8 anni, ha udito o visto qualcosa di utile all'indagine".

La collaborazione "del soggetto ha permesso di rinvenire l'arma del delitto in un cassonetto - ha concluso Tito - il quadro accusatorio e' ben definito, ma servono riscontri scientifici per i quali sono al lavoro gli specialisti".