Gabriele Petrone: “Non è detto che centrosinistra vada al voto con 2 candidati”

petronegabrieledi Francesca Gabriele - Una vita dedicata alla politica e sempre dalla stessa parte. Docente, storico, dirigente democrat, con Gabriele Petrone, abbiamo analizzato il cosiddetto "caso Cosenza" che parte dalla sfiducia all'ex primo cittadino, Mario Occhiuto, fino alla dura interrogazione parlamentare di un gruppo di deputati Dem. Il candidato ufficiale a sindaco del partito guidato da Matteo Renzi è il manager dei vip, Lucio Presta, originario di Cosenza. Da qui la decisione del Pse, che lo ricordiamo era pronto per le Primarie, di far scendere in campo un proprio candidato, Enzo Paolini, anche lui in corsa per la poltrona di palazzo dei Bruzi. Su questo punto, Petrone, ci ha lasciato intendere che i giochi non sono ancora del tutto chiusi.

Iniziamo dalle amministrative a Cosenza: all'indomani della sfiducia al sindaco Occhiuto avevate fatto intendere che l'atto era dovuto per fatti gravi che sarebbero stati commessi nel corso della gestione del Comune. Ci aspettavamo di più, anche perché un gruppo di deputati democrat ha presentato addirittura un'interrogazione. Il sospetto, glielo dico senza fronzoli, è che dietro la sfiducia ci sia in realtà, il tentativo di non far completare il programma amministrativo, laddove è stato rispettato, all'ex sindaco. Ci spieghi lei...

Guardi sarà proprio il programma non rispettato dell'ex sindaco la migliore propaganda elettorale a favore di Lucio Presta. Invito i cittadini ad andare a leggere quel programma con il quale Occhiuto ottenne la fiducia dei cosentini nel 2011 e vedranno che nessuno dei punti enunciati è stato rispettato. Sarà l'occasione per sfatare anche questa cortina fumogena sul sindaco "che ha operato". Per quanto riguarda il resto occorre ribadire che Consiglio comunale di Cosenza si scioglie non per effetto di una congiura carbonara, ma per l'implosione politica della coalizione che aveva eletto sindaco Mario Occhiuto nel 2011. Un sindaco e una giunta che si reggevano su un voto, una maggioranza tenuta su con gli spilli degli incarichi a consiglieri comunali e a loro familiari, come denunciato dal Pd in più occasioni. Da tempo, infatti, era in atto un'azione per la sfiducia del sindaco che si è realizzata solo il 6 febbraio scorso perché alcuni consiglieri comunali di maggioranza hanno scelto liberamente di dimettersi insieme a quelli di minoranza. La democrazia, dai tempi di Pericle, funziona così: se hai la maggioranza governi, se non ce l'hai vai a casa. Vorrei infine ricordare che questa precipitazione politica è avvenuta anche per effetto delle continue denunce del gruppo consiliare Pd sulle gravi irregolarità e illegalità nella gestione amministrativa, tanto è vero che la stessa giunta è stata costretta a revocare atti importanti in autotutela. Tutto ciò è stato anche l'oggetto della interrogazione parlamentare cui faceva cenno. Saranno gli organi preposti a fare chiarezza. Noi siamo un partito politico e facciamo politica. Il resto sono chiacchiere da bar...

Molto sinceramente: questo ultimo sindaco ha governato così male? Alcuni dicono il contrario...

Badi bene, se grattiamo sotto la patina delle luminarie di Natale, di qualche marciapiede sistemato e di qualche aiuola rimessa a nuovo (e con procedure di appalto anche discutibili), Cosenza non è mai stata tanto in crisi come ora. Cosenza è l'unica città che negli ultimi cinque anni ha perduto abitanti e imprese non solo rispetto all'Italia o alla Calabria ma anche rispetto all'area urbana. La città colta, la città del commercio e delle professioni è ormai annichilita. I quartieri popolari, a cominciare dal Centro storico, languono nel degrado e nell'abbandono. Cresce l'area del disagio sociale e delle povertà. Altro che città cresciuta e più bella. Servono cinque anni di duro lavoro per rimettere mano ai servizi, per creare un nuovo contesto urbano, per aggredire, insieme al governo nazionale e regionale, le aree del disagio e della sofferenza. Per fare questo ci vuole una nuova idea di sviluppo della città per farla crescere urbanisticamente e demograficamente. Rilevo che le uniche due cose che potrebbero dare a Cosenza quel respiro di cui ha bisogno, mi riferisco ad un nuovo grande ospedale HUB e la metro tramvia la passata amministrazione non vuole farle. Ciò è sintomatico di una idea ristrettamente municipale di Cosenza, l'idea cioè di una città che va sempre più rinsecchendosi e rinchiudendosi in se stessa, che è esattamente ciò che è successo negli ultimi anni. Cosenza deve crescere, deve diventare il centro di un sistema complesso di servizi per l'intera regione, deve riuscire ad attrarre investimenti soprattutto nel campo delle nuove tecnologie e delle imprese digitali, utilizzare al meglio le risorse umane dei propri talenti e della propria università. Più di tutto occorre ricostruire il senso di una comunità che è andato progressivamente perdendosi, che non significa coltivare il vezzo un po' snob di parlare in dialetto, ma interrogarsi sul ruolo e sulla funzione che Cosenza deve avere rispetto alla Calabria, al Mezzogiorno, all'Italia e persino rispetto al Mediterraneo e all'Europa. I cosentini sono stati questo nel corso dei secoli, i più europei dei calabresi, i più internazionalisti del Mezzogiorno, quelli capaci di guardare a ciò che si agita nel "mondo grande e terribile". Noi siamo la città di Telesio, di Salfi solo per fare due nomi, gente che elaborava idee che hanno cambiato l'Europa e il mondo. Il Comune di Cosenza nei primi anni dell'Unità d'Italia votava mozioni per l'abolizione della pena di morte partecipando ad un dibattito internazionale promosso da Victor Hugo e Alexandre Dumas che a Cosenza ha anche abitato scrivendo uno dei suoi racconti. Eppure a Dumas non abbiamo dedicato nessuna via, nessuna piazza, nessun museo. Ecco, io credo che Cosenza debba ritrovare questo orgoglio del suo essere una grande città produttrice di cultura. Che è altra cosa rispetto a certa paccottiglia sulla leggenda di Alarico che non può essere l'unico brand di una città come Cosenza o, con tutto il rispetto, la lista "Capra" di Vittorio Sgarbi. Lasciamo perdere.

Dopo la sfiducia a Occhiuto il centrosinistra sembrava ricompattato e pronto a scegliere il candidato a sindaco col metodo delle primarie, e invece, arriva la candidatura di Lucio Presta, alcuni si allineano, altri, le cito lo Pse, che annovera vari ex consiglieri comunali firmatari del documento che ha mandato a casa l'ex sindaco, hanno abbandonato il tavolo. Pensate di essere stati corretti? Insomma, quel venerdì sera, com' è andata?

Lucio Presta è stato scelto dalla stragrande maggioranza della coalizione. Rilevo che anche alcuni di coloro che poi hanno espresso perplessità sul metodo seguito per indicarlo in tempi non sospetti avevano detto no alle primarie. Nella coalizione non ci devono essere egemonie ma nemmeno può valere il diritto di veto. E poi, scusatemi, questa polemica sulle primarie mi sembra sia diventata anche un tantino pretestuosa. Tuttavia resto fiducioso che il buon senso saprà prevalere e si potrà convergere su di una candidatura che è forte, autorevole e portatrice di quella carica di innovazione di cui la città ha bisogno.

In che senso è una candidatura forte ed autorevole e perché il Pd ha scelto di convergere su un candidato civico, tra l'altro in corsa da anni?

Lucio Presta è nato e cresciuto alla Riforma, uno dei quartieri storici della nostra città e si è fatto da solo, con sacrifici, come tanti ragazzi che sono stati costretti ad investire i propri talenti lontano dalla propria casa. A questa casa è sempre tornato, a questa casa ha sempre continuato a guardare. Nel suo slogan elettorale c'è, a mio avviso, più di un intento, c'è un sentimento: "amo Cosenza". Avere passione ed amore per le cose che si fanno è la prima dote di un amministratore e di chiunque è chiamato ad assumersi responsabilità. Lui vuole assumersele e lo vuole fare con quel grado di generosità e passione senza le quali nulla ha senso, a cominciare dalla politica. Il Pd, oggi è la più grande ed importante forza politica del Paese, la forza che si è caricata, in un momento difficile della storia italiana, la responsabilità di governare. Lo stesso vuole fare a Cosenza per farla uscire dalla sua crisi che è profonda. E' stata proprio questa volontà di unire la passione di Presta per quello che vuole fare a Cosenza con il senso di responsabilità e la cultura di governo di una grande forza politica come il Pd che ha prodotto questa convergenza. La volontà di aprirsi ad un progetto civico nella prospettiva di una svolta di sviluppo per un territorio importante.

Si dice che Presta sia stato imposto da Renzi di cui, tra l'altro, è amico personale...

Premesso che essere amici di Renzi non dovrebbe essere un handicap ma semmai un punto di vantaggio in una campagna elettorale è bene precisare che, come ha detto lei stessa, Lucio Presta ha manifestato la volontà di candidarsi da anni, quando Renzi era solo il sindaco di Firenze. Le convergenze sono arrivate dopo.

Quando?

Il tutto certificabile sulla base della semplice lettura di una rassegna stampa.

Anche questa volta Enzo Paolini e il suo gruppo correranno da soli. Come cinque anni fa rischiate di andare al voto con due candidati a primo cittadino. Un punto a vantaggio per Occhiuto o no?

Non so se alla fine sarà così. Ne discuteremo a liste presentate. Rilevo solo che rispetto a cinque anni fa attorno a Lucio Presta c'è una coalizione amplissima, politica e civica allo stesso tempo che fa ben sperare sul risultato finale. Il fatto stesso che oggi abbiamo a sostegno di Lucio tredici liste e che queste potrebbero anche crescere la dice lunga sulla forza di questo progetto politico che, ripeto, punta a farsi carico della realizzazione della città del futuro.

Carlo Guccione sarà con voi?

Carlo Guccione della scelta di Lucio Presta è stato protagonista in prima persona a tutti i livelli, scelta che è di tutto il PD, partito di cui è autorevole consigliere regionale e dirigente.

Sulla metro, cosa ci dice? C'è chi la vuole e c'è chi non la vuole. Perché è importante?

Intanto rilevo che tutta questa opposizione alla metro non solo non c'è, ma dopo l'illustrazione del progetto si sono chiariti tanti dubbi in buona fede che si erano manifestati e che qualcuno, contando di lucrarci sopra elettoralmente, aveva alimentato. La metrotranvia è un tram veloce, se lei va a Firenze o in altre città li vede passare, utili, ecologici ed economici, in mezzo ai centri storici. Non a caso è stata finanziata da fondi europei, perché l'Europa vuole puntare sul ferro e non sulla gomma. Quando sarà realizzata non servirà ad unire solo Cosenza e l'Università ma sarà un pezzo di un sistema di trasporto integrato che congiungerà Catanzaro con Cosenza e l'Unical in un'ora. Dire no alla metro e continuare a riproporre i bus è non solo anacronistico ma figlio di una concezione del sistema dei trasporti che è rimasto fermo ai tempi delle corriere e delle diligenze. Infine, mi consenta, dire di no dopo avere detto tanti si con atti ufficiali e delibere di consigli comunali, dopo che molte delle proprie osservazioni sono state recepite nel progetto è non solo sbagliato ma anche sintomatico di un modo assai singolare, per usare un eufemismo, di concepire la propria funzione amministrativa.