Il 27 gennaio si celebra “la giornata della memoria”. Per ricordarla, il Centro Studi Ricerche e Formazione “Francesco Misiano” di Ardore ha programmato, il 28 gennaio, la proiezione del film di Ernst Lubitsch “TO BE OR NOT TO BE”, 1942 (VOGLIAMO VIVERE!).
Tutto il mondo è un teatro e tutti gli uomini e le donne non sono che attori: essi hanno le loro uscite e le loro entrate; e una stessa persona, nella sua vita, rappresenta diverse parti.
(William Shakespeare, Come vi piace)
Lubitsch era un principe… Nella costruzione di “To be or not to be” – uno dei suoi indiscussi capolavori – Lubitsch passa in rassegna tutte le soluzioni disponibili per utilizzare quelle mai adottate prima, l’impensabile, l’enorme, il paradosso…
(François Truffaut)
Ernst Lubitsch (Berlino, 28 gennaio 1892 – Los Angeles, 30 novembre 1947) è figlio di una modesta famiglia ebraica ashkenazita, molto attivo nel teatro con la direzione di Max Reinhardt. Nel 1918 lascia il teatro e intraprende la carriera di attore e regista cinematografico. Come tanti artisti tedeschi e, più in generale, europei, lascia la Germania per gli Stati Uniti negli anni ’20, su invito dell’attrice Mary Pickford, per girare il film Rosita (1923), anni in cui il cinema hollywoodiano sta vivendo un’ottima stagione, anche a livello internazionale. E Lubitsch rappresenterà ottimamente il cinema americano sul versante della commedia sofisticata e del film satirico-umoristico.
Vogliamo vivere! (1942) riproposto nelle sale italiane nel 2013, in versione restaurata e rimasterizzata, è stata ancora una volta un grande successo: il “tocco di Lubitsch” si fa Arte del teatro, della finzione-verità-finzione in un gioco delle parti e di personaggi in cerca di se stessi per Essere autori e attori del proprio destino, e Non Essere comparse al servizio di chi utilizza l’arte per dominare le coscienze e il mondo.
È il dubbio amletico che Lubitsch deve risolvere di fronte al dramma della guerra e degli ebrei: come contribuire alla lotta contro il nazismo non essendo un soldato, ma solo un regista di commedie sofisticate. Utilizzerà quindi l’“arma” che conosce meglio, come Charlie Chaplin con Il grande dittatore (1940): la recitazione, la simulazione e il travestimento dell’arte cinematografica e teatrale come sberleffo e ironia contro la stupida ferocia umana.
Nel 1983 Mel Brooks realizzerà un remake con il titolo Essere o non essere. Roberto Benigni con La vita è bella (1997) e il regista rumeno Radu Mihaileanu con Train de vie (Un treno per vivere, 1998) realizzeranno, con grande successo, due film-commedia sulla strada dell’ironia e della finzione, a “riprova che la commedia, anche percorrendo terreni di vera tragedia, può uscire vincitrice”. Un omaggio a Lubitsch lo realizzerà anche Quentin Tarantino nella seconda parte di Bastardi senza gloria (2009).