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Si chiudono oggi le riprese del cortometraggio “Amaranta”

Si concluderanno oggi, martedì 9 maggio, le riprese del cortometraggio Amaranta, una produzione Kama Productions con la collaborazione dei Comuni di Paola Belmonte Calabro e con il sostegno della Calabria Film Commission. Scritta da Menotti – sceneggiatore tra i più apprezzati del cinema contemporaneo, vincitore del David di Donatello per Lo chiamavano Jeeg Robot – e diretta dal pluripremiato regista colombiano Juan Diego Puerta Lopez, l’opera è un film sulla proiezione delle paure e della coscienza di un uomo ipocondriaco ai tempi del dilagare del virus: tormenti, allucinazioni e pensieri raziocinanti girano intorno al protagonista e al suo interscambio di relazioni oramai offuscato da un isolamento forzato ma anche voluto. A far altalenare la sua mente tra delirio e preoccupazione è la notizia del contagio di Covid-19 di una presunta prostituta che gli abita accanto; attraverso la guida diretta di una psicologa ma più ancora dalla vicina mal giudicata,

Ivo riuscirà a smuovere il proprio animo di uomo bloccato, non solo metaforicamente ma anche fisicamente in una prigione che precedentemente si chiamava casa, anche molto tempo dopo la riapertura e fine del lockdown.

La sceneggiatura accarezza la realtà tanto da sembrare una fedele riproposizione del vero mischiandosi al mondo del fantastico che la sapiente penna di Menotti, anche grazie alla sua esperienza di fumettista, padroneggia in modo magistrale.

Interpreti del film sono il palermitano Francesco Guzzo (David di Donatello corale per Baaria), nel ruolo di Ivo, la cilena Carolina Patino in quello di Amaranta e l’emergente talento calabrese Francesca Ritrovato nella veste di psicologa.

Questo cortometraggio, che sarà girato tra i comuni di Paola e Belmonte dal 6 al 9 maggio, è il prologo di un lungometraggio di finzione dal titolo Tornasole in cui il personaggio di Amaranta correla tre diverse storie che hanno luogo in un piccolo e archetipico paese del sud Italia. La figura della prostituta sudamericana e il contesto epidemico diventano i poli di un dispositivo narrativo che li prevede detonatori delle psicosi pregresse e delle doppie morali annidate nelle opinione pubblica e nel privato di ogni persona o famiglia, che il contesto sociale biasima e al contempo alimenta, con dinamiche individuali e collettive che provengono da ben prima della crisi epidemica e si protraggono nel  tempo presente anche dopo il suo ufficiale superamento.

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