Riciclaggio, sequestrati beni per oltre 200 milioni di euro a imprenditore catanzarese

guardiadifinanza1Beni per un valore di oltre 200 milioni di euro sono stati sequestrati dai finanzieri del comando provinciale della Guardia di Finanza di Catanzaro, coordinati dalla Procura Antimafia del capoluogo. I militari hanno dato esecuzione a un provvedimento di sequestro di prevenzione a carico dell'imprenditore catanzarese Antonio Lobello e dei figli Giuseppe e Daniele, che lo scorso mese di marzo erano stati destinatari di misure restrittive nell'operazione "Coccodrillo". Sono accusati, a vario titolo, di interposizione fittizia di beni, riciclaggio, autoriciclaggio. Tra i reati contestati a Giuseppe Lobello anche quelli di estorsione e di concorso esterno in associazione mafiosa per presunti legami con la cosca Arena di Isola Capo Rizzuto (Kr). Con lo stesso provvedimento cautelare era stato disposto il sequestro di alcuni beni di fatto riconducibili ai tre imprenditori, anche se intestati a loro prestanome. Dagli accertamenti svolti nell'ambito del predetto procedimento penale emergeva, peraltro, che gli imprenditori, al fine di tutelare il loro patrimonio da possibili provvedimenti ablativi da parte dell'Autorità Giudiziaria, avevano intestato fittiziamente alcune delle loro aziende a terzi soggetti prestanome, anche in considerazione dell'emissione, da parte della Prefettura di Catanzaro, delle interdittive antimafia che avevano colpito quattro società riconducibili ai Lobello.

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Le indagini economico-patrimoniali condotte dagli investigatori del G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Catanzaro avrebbero consentito di ricostruire ingenti patrimoni riconducibili agli indagati, i cui valori sono risultati sproporzionati rispetto ai redditi dichiarati o alle attività economiche svolte dagli stessi e dai loro familiari. Gli accertamenti sono stati estesi a tutti i soggetti legati dai vincoli previsti dalla normativa di prevenzione, nonche' alle altre persone fisiche e giuridiche, società e consorzi, del cui patrimonio i Lobello potevano disporre in tutto o in parte, direttamente o indirettamente. Gli accertamenti documentali in ordine alle variazioni patrimoniali e societarie che si sono verificate nel corso degli anni avrebbero evidenziato l'esistenza di una sorta di "holding familiare". L'ingente patrimonio sottoposto a sequestro, per un valore di oltre 200 milioni di euro, è costituito da 110 fabbricati e 49 terreni ubicati nei territori di Catanzaro, Simeri Crichi (Cz), Settingiano (Cz) e Cirò Marina (KR), 67 automezzi, 5 motoveicoli, quote sociali relative a 13 aziende con sede a Catanzaro, Simeri Crichi (Cz) e Firenze; complessi aziendali di 12 società operanti nel settore dell'edilizia pubblica e privata e aggiudicatarie di numerosi appalti pubblici; il complesso aziendale di una società operante nel settore della ristorazione e diverse disponibilità bancarie e finanziarie, nonché la società proprietaria di un esteso cantiere per la produzione del calcestruzzo, ubicato nel quartiere Lido di Catanzaro.