Operazione "Orthrus", colpo ai clan Iozzo e Chiefari: i nomi dei soggetti coinvolti. Indagato ex Sindaco di Torre Ruggiero

pitarogiuseppeSono 17 le persone arrestate nell'ambito dell'inchiesta condotta dai carabinieri del Comando provinciale di Catanzaro che ha portato all'arresto di 17 persone tra presunti capi e affiliati alla cosca Iozzo-Chiefari federata a quella dei Gallace di Guardavalle, che ha anche fatto luce su un duplice omicidio ed un tentato omicidio.

I provvedimenti cautelarihanno riguardato Marco Catricala', Antonio Chiefari, Vito Chiefari, Alexandr Daniele, Damiano Fabiano, Antonio Gulla', Mario Iozzo, Luciano Iozzo, Giuseppe Giovanni Iozzo, Giuseppe Gregorio Iozzo, Raffaele Iozzo, Andrea Maida, Antonio Maiolo, Giuseppe Marco Marchese, Antonio Rei, Salvatore Russo Marco Sasso.

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L'operazione, come riporta l'Agi, e' stata denominata "Orthrus", che nella mitologia greca e' il grosso cane a due teste con un serpente come coda, figlio di Tifone ed Echidna e fratello di Cerbero: secondo gli inquirenti, infatti, ai vertici dell'organizzazione erano, in particolare, due degli indagati, Antonio Chiefari e Mario Iozzo. Un'altra persona, della quale non sono state rese note le generalita', e' stata poi arrestata in flagranza di reato questa mattina dai carabinieri impegnati nell'operazione perche' ha provato a disfarsi di sostanza stupefacente alla vista dei militari dell'Arma.

La Dda di Catanzaro, dice sempre l'Agi, aveva chiesto la custodia cautelare in carcere per l'ex sindaco di Torre di Ruggiero, l'avvocato Giuseppe Pitaro, ma il Gip non ha concesso la misura.

Pitaro, che e' stato sindaco di Torre di Ruggiero dal 2006 al 2015, e' comunque indagato per concorso esterno in associazione mafiosa.

Secondo quanto riferito dal procuratore Gratteri in conferenza stampa, tra i fatti contestati a Pitaro nell'ambito dell'inchiesta ci sono l'aver tenuto chiusa, in una cassaforte del Comune di Torre di Ruggiero, un'interdittiva antimafia, e la presenza al suo fianco, quale candidato sindaco del Comune, di un esponente di vertice della cosca nel corso di un comizio elettorale.

"Ho svolto le funzioni di sindaco del Comune di Torre di Ruggiero dal 2006 al 2015 - afferma Pitaro in un comunicato - fronteggiando le varie problematiche di un piccolo borgo dell'entroterra calabrese nel pieno rispetto del principio di legalita'. Apprendo ora, con profondo dispiacere, che nell'inchiesta denominata 'Orthrus' compare il mio nome, ma, al contempo, mi compiaccio che il Gip, dopo avere esaminato la mia posizione, abbia accertato e riconosciuto la mia totale estraneita' ai fatti oggetto dell'indagine". "Negli anni in cui ho svolto la funzione di sindaco - dice ancora Pitaro - ho profuso il mio impegno per dare una mano ad una comunita' angustiata da tante criticita' vecchie e nuove e l'ho fatto attenendomi scrupolosamente alle prerogative in capo all'organo politico e senza mai travalicarle, cosi come ha accertato il Gip nel suo provvedimento. La mia biografia, assolutamente specchiata, mi porta ad apprezzare le iniziative giudiziarie di contrasto al fenomeno criminale, pur segnalando, tuttavia, l'esigenza costituzionale che siano esaminate con il dovuto rigore le singole posizioni processuali al fine di non scalfire la dignita' di persone distanti anni luce da illegalita' e comportamenti ripugnanti".

"Stiamo leggendo la motivazione ma faremo sicuramente appello". Cosi' il procuratore distrettuale antimafia di Catanzaro, Nicola Gratteri con riferimento alla decisione del Gip di non concedere la custodia cautelare in carcere richiesta dalla Dda nei confronti dell'ex sindaco di Torre di Ruggiero, Giuseppe Pitaro, comunque indagato nell'inchiesta per concorso esterno in associazione mafiosa.

"Non c'e' amaro in bocca ma un po' di dissenso lo abbiamo rispetto alla scelta del giudice, perche' - ha aggiunto Gratteri - pensavano che ci fossero piu' che gravi indizi di colpevolezza nei confronti dell'ex sindaco. Perche' abbiamo visto non irregolarita' ma reati nella gestione degli appalti. Perche' abbiamo visto, in forza di intercettazioni, che in una cassaforte del Comune era stata chiusa un'interdittiva, che non poteva restare chiusa. Poi un altro dato, e cioe' - ha rilevato il procuratore capo della Dda di Catanzaro - che in un comizio elettorale sul palco c'era il capo mafia. Conosciamo la gestualita' della mafia, sappiamo che la mafia non fa nulla a caso e quando sta in un posto non lo fa a caso ma fa una scelta di campo, ne consegue che il capo mafia sta partecipando alla campagna elettorale per un candidato sindaco che poi diventa sindaco. Questo non ha rilevanza penale? Non e' importante? E' solo folklore o e' un comportamento di mafia?". Gratteri ha poi aggiunto: "Non demorderemo ma insisteremo su questo filone mafia-pubblica amministrazione, perche' per noi i reati che riguardano la pubblica amministrazione aggravati da vincoli mafiosi e concorsi esterni non sono assolutamente meno gravi rispetto ai reati fine di mafia perche' senza questi non sarebbe possibile avere una 'ndrangheta cosi' forte".

"Un'indagine di serie A con cui abbiamo colpito una cosca pericolosissima" ha definito l'operazione il procuratore capo della Dda di Catanzaro, Nicola Gratteri. E sulla cosiddetta "Trasversale delle Serre". Su quest'ultimo punto si e' soffermato in conferenza stampa, il procuratore aggiunto della Dda di Catanzaro, Vincenzo Capomolla, che ha evidenziato come "anche il prolungamento dei tempi di realizzazione di questa infrastruttura diventava fonte di illecito arricchimento e di illecito guadagno della cosca Iozzo-Chiefari". Capomolla ha poi contestualizzato l'attivita' della cosca Iozzo-Chiefari nel contesto dell'area di influenza, caratterizzata da una guerra di mafia che una decina di anni fa ha prodotto una lunga scia di sangue, nella quale va inquadrato, a parere degli investigatori, anche il duplice delitto Cortese-Abramovia: inoltre, ha proseguito il magistrato, sono emersi i legami di questo clan con altre cosche predominanti nel territorio, come i Vallelunga di Serra San Bruno, e i rapporti non sempre pacifici con altre consorterie come i Procopio-Sia-Tripodi. A delineare altri tratti delle dinamiche dell'organizzazione 'ndranghetista e' stato, poi, il procuratore aggiunto Vincenzo Luberto, ricordando che "finora i vertici della cosca Iozzo-Chiefari non erano mai stati indagati per 416 bis, da qui l'importanza di questa inchiesta". Alla conferenza stampa sull'operazione "Orthrus" hanno, inoltre, partecipato anche il comandante provinciale dei carabinieri di Catanzaro, il colonnello Antonio Montanaro, e il comandante del Reparto operativo provinciale dell'Arma, tenente colonnello Giuseppe Carubia.