Reggina: per Praticò e Maurizi inizia la stagione del ri(s)catto...

maurizipraticodi Paolo Ficara - Altrimenti ci arrabbiamo. Il tempo delle chiacchiere è ormai finito attorno alla Reggina, pronta a passare ai fatti sul campo. L'esordio di sabato 26 agosto in campionato a Rende, darà alla piazza i primi argomenti concreti di cui discutere. Inutile negare che si è reduci da tre mesi caratterizzati da scelte tanto coraggiose quanto obbligatorie, portate avanti da una proprietà finalmente ridestatasi prima di passare dalla culla alla tomba nel breve volgere di due anni.

La Reggina non ha le potenzialità per competere ai piani alti della Serie C, e quest'anno non le avrebbe avute a prescindere dalla figura incaricata di curarne il calciomercato. La società, in particolar modo l'amministratore delegato Giuseppe Praticò (vero artefice di tutte le decisioni partorite da maggio in poi), ha il merito di non aver (più) ceduto al ricatto di chi si sente padrone dell'opinione pubblica: o mi tieni il compare, o ti massacro...

Promettendo di tediare per l'ultima volta i nostri lettori su determinati argomenti, ribadiamo alcuni concetti solo perché conosciamo il principale difetto della nostra piazza: la memoria corta. Ad uso e consumo di chi è già pronto alla seconda sconfitta (se non alla prima), per pompare il ritorno del compare, offriamo una sintesi dei motivi che hanno spinto Praticò senior e junior a non volere (o più che altro, potere) alzare l'asticella nel giugno scorso. A prescindere se al posto di Martino gliel'avesse chiesto Marotta o qualsiasi altro dirigente di successo (termine accostabile a Martino quanto "capellone" possa essere riferibile a Galliani).

Primo punto: dove reperire i soldi per finanziare le proprie ambizioni calcistiche? Cessione di Falchetti e Mengoni alla Juventus? Cartello "vendesi" affisso su case e negozi della famiglia Praticò? A capo (o alle spalle, vedi Barilla a Parma nell'ultimo biennio) della Reggina serve un altro tipo di imprenditoria, oppure un consorzio più largo rispetto agli attuali soci, per puntare alla promozione diretta nell'immediato. Altrimenti è necessario programmare con pazienza nel corso degli anni, un passo alla volta.

Secondo punto: alzare l'asticella per fissarla dove? Terzo posto? Quarto? E cosa cambia, se alla fine non si riescono a vincere i playoff e si rimane in C? Per arrivare primi, specie avendo come base tecnica una squadra piazzatasi tredicesima a maggio scorso, servirebbero investimenti per almeno 6 milioni. E non ci sono. Si viene da una salvezza costata oltre 2,5 mln. Spenderne altri 3,5/4, solo per il gusto di guadagnare qualche posizione in classifica senza cambiare categoria, avrebbe significato andare incontro ad un'inevitabile collasso economico, con conseguente secondo default per la Reggina nel giro di tre anni.

Terzo punto: alzare l'asticella, con chi? Con Karel Zeman? Con Cucinotti? Praticò ha esautorato Martino, dopo che Martino nei precedenti due anni aveva esautorato Praticò da qualsiasi scelta. Speriamo non si sia svegliato troppo tardi. Era rimasta solo la strada della pressione mediatica per non far saltare la poltrona. Mai come questa estate, è definitivamente caduta la maschera a chi finge di interessarsi alla Reggina, per portare avanti in realtà i soli discorsi incentrati su un personaggio che ha creato buchi di bilancio ovunque sia passato. Barzellettieri. Nessun presidente ci ricaschi mai più.

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Non è un dato di fatto certificato e provato, ma è sentore comune che dietro le bizze di Bianchimano (e non solo le sue) possa esserci qualche intrallazzatore. Se è così, a che scopo agisce? A chi glielo fa il dispetto? Cosa ne ricava? Ebbene, invece di porsi questi interrogativi, c'è chi si dimostra raggiante su tale argomento. Quasi quasi, sta a dimostrare chissà quale inefficienza della Reggina. Anziché demonizzare chi opera contro l'azienda che magari lo stipendia pure, contro una tifoseria in cui si dovrebbe riconoscere e contro la propria città. È l'eclatante esempio di una malafede serpeggiante, creatasi attorno alla Reggina non di certo da poco tempo.

Da oltre due mesi va avanti questa forma di ritorsione, da parte di chi fino a metà giugno ha fatto disinformazione (e possiamo immaginare la fonte...): si riparte da Zeman, rinnovo per Coralli, la Ternana su De Francesco, primi roboanti nomi in entrata (di gente retrocessa in D), asticella da alzare. Ognuno sceglie di fare giornalismo come meglio ritiene, c'è chi la notizia va a cercarsela e chi attende di essere imboccato. La seconda ipotesi implica che si possa essere anticipati. Prendersela pubblicamente con chi anticipa, o con chi non viene ad imboccarci, è roba da restituzione della tessera. Se uno non sa svolgere il proprio mestiere, non può pretendere che tutti gli altri si adeguino al suo infimo livello. Un po' come se a scuola, dopo un 4 nel compito di matematica, ci si scagliasse contro i compagni che prendono 7 o contro il professore che ha negato la soluzione degli esercizi. Birre basta.

In rapporto ai mezzi a disposizione, la campagna acquisti portata avanti da Salvatore Basile è di buona fattura. Errori ne avrà commessi anche lui, specie nell'inserire tre portieri allo stesso livello. Ma in 6 anni siamo passati dalla A alla C senza che nessuno si ribellasse davanti a terrificanti sessioni di mercato. Fosse stato qualche sessantenne di Ravagnese ad allacciare rapporti con Atalanta, Lazio, Roma e Torino, assicurandosi alcuni dei migliori giovani in circolazione con budget ristretto, qualcuno avrebbe proposto una statua. Innegabile come sia sfuggito qualche obiettivo primario, ci vengono in mente Ricci e Baldassin. Saremmo in malafede se non evidenziassimo come per i vari Sciamanna, Tulissi, Laezza e lo stesso Mezavilla sia stata vinta la concorrenza di club più munifici.

Agenore Maurizi è un personaggio tutto da scoprire. Già etichettato appena ha messo piede in città, da gente che se non portasse sponsor non entrerebbe nemmeno a radio Tre Mulini. In estate c'è chi non ha avuto tempo per venire ad osservare il suo lavoro al Sant'Agata, in cui è stata impostata una squadra che sa mantenere il possesso palla, e a cui sono stati inculcati concetti moderni come le marcature preventive. Esistono aspetti positivi e negativi, nell'avere a disposizione una squadra completamente nuova: da un lato bisogna lavorare sull'intesa, dall'altro la si può plasmare come meglio si preferisce. Il tecnico dovrà riscattarsi dopo diverse esperienze negative, il pregiudizio nei suoi confronti sarà uno stimolo.

Basile, Maurizi e tutti i nuovi calciatori dovranno conquistare la fiducia dei tifosi, settimana dopo settimana. Fermo restando che i tifosi sostengono la maglia, non gli uomini. A differenza di chi continua a sostenere i singoli soggetti anche dopo che vengono cacciati più volte dalla Reggina, andando ad interessarsi di quello che succede alla Lazio, al Catanzaro, al Perugia ed al Barletta in base a chi ci lavora. Quest'anno, tali scimmiette ammaestrate non hanno una squadra da sostenere: rispettiamo certi "sentimenti", ci siamo già passati tra luglio 2015 e luglio 2016. Non volendo e soprattutto non dovendo dare seguito a questi insistenti tentativi di ricatto, Praticò dovrà concentrarsi presto su argomenti più seri: l'affitto di nome e Sant'Agata andrà trasformato in acquisto definitivo, vanno trovati i fondi. Per il resto, la gente sta comprendendo che al giorno d'oggi la Reggina non può coltivare ambizioni di vertice, nonostante il seguito ed il blasone: sarebbe come se l'Italia progettasse di invadere Francia ed Inghilterra, solo per il gusto di rinverdire i fasti di Giulio Cesare. La rabbia servirà soprattutto in campo, più che a microfoni accesi. E probabilmente, come Reggina, siamo già arrabbiati.

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