Reggina: quell'atmosfera da sagra paesana che mette in fuga sia i gentlemen che i clown

sceiccodi Paolo Ficara - Notizie da non confondere con telenovele. Futuro e solidità economica della Reggina continuano ad essere oggetto di dibattito, sia tra chi la Reggina la segue che tra chi la governa. In un periodo abbastanza circoscritto, che dovrà portare per forza di cosa alla definizione da parte del Tribunale di Reggio Calabria circa l'eredità definitiva di beni materiali ed immateriali, si avvicina il 25 giugno: è la data indicata dal presidente Mimmo Praticò, in un recente comunicato, come ultima entro la quale manifestare interessi di carattere imprenditoriale ad entrare in società.

La società sa benissimo quanti e quali soggetti interessati hanno bussato alle porte in via Petrara, non è tenuta a spiattellare tutto ma era naturale che, con quel comunicato, desiderasse offrire l'ulteriore chance di passare dalle parole ai fatti. Ma appena viene a galla la notizia di un interessamento dall'estero nei confronti della Reggina, si sviluppa una corsa al clamore, alla curiosità morbosa nonché all'esibizionismo. Manco se avessimo scritto che Ringo Starr desidera investire parte dei milioni guadagnati da batterista dei Beatles, per acquistare il Palizzi o la Taurianovese. A Reggio si crea immediatamente un'atmosfera da sagra paesana, in cui chiunque si sente libero di proferire a voce fin troppo elevata ogni pensiero che gli attraversa le meningi. Senza alcun riscontro.

Non ci riferiamo di certo ai tifosi, liberi di esprimersi, di fantasticare, di rimanere perplessi, finanche di canzonare. C'è chi dovrebbe essere cosciente del proprio ruolo, calandosi in una realtà globale. I cinesi non hanno acquistato solo Inter e Milan: sono presenti anche a Parma, di recente sono transitati da Pavia. Certo, non tutti questi gruppi imprenditoriali dagli occhi a mandorla possono definirsi seri e concreti. A Pavia non hanno affatto lasciato un bel ricordo. Soprattutto le realtà con scarso "brand", devono stare attenti a chi si fa vivo dall'estero, a prescindere dalla nazionalità, ponendosi decine di dubbi. La Reggina ha disputato 9 anni in Serie A, vanta centinaia di migliaia di tifosi sparsi nel mondo, offre l'ipotetica possibilità di mettere le mani su una struttura già esistente e funzionante (Sant'Agata), o di investire (e questa possibilità è ancora molto ipotetica) nella costruzione di uno stadio o nel miglioramento dell'attuale impianto. In poche parole: ci può stare che la Reggina attiri interesse all'estero.

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Quello che non ci sta è la reazione di chi si sente piccolo, pensando che ad essere piccola sia anche la Reggina. Nel giugno 2016 abbiamo riportato l'interesse di un magnate, sollecitato da intermediari italiani a fallimento della Reggina Calcio da poco decretato. A distanza di qualche mese, l'avvocato Cristian Sfara ha ammesso al Dispaccio di essersi recato in Tribunale, per portare con le formalità del caso l'interesse di un gruppo del Medio Oriente. Ad inizio 2017 abbiamo rilanciato la pista Cosentino: le vicende giudiziarie che hanno coinvolto l'attuale presidente del Catanzaro, all'indomani dello spareggio salvezza vinto con la Vibonese, ovviamente impediscono di soddisfare ogni curiosità. Non siamo abbastanza presuntuosi per affermare che senza quell'indagine sul riciclaggio (dalla quale gli auguriamo di uscirne innocente), si sarebbe sicuramente materializzato a Reggio Calabria. Chi scrive questo articolo, in disaccordo col direttore del Dispaccio (W le testate libere), afferma col senno di poi ed al di là delle inchieste che possono averlo coinvolto nel passato in Australia, che lo stesso Nick Scali meriterebbe almeno una telefonata (o dalle istituzioni, o dalla famiglia Praticò): Gandhi e San Francesco non sono mai stati presidenti di squadre di calcio, quell'investimento di 10 milioni su base triennale non ce lo ha più garantito nessuno.

Ovviamente il Dispaccio non è l'unica testata giornalistica ad aver lanciato, nel corso degli ultimi mesi o anni, notizie inerenti eventuali ingressi in società nella Reggina. Citiamo come unico esempio la Gazzetta dello Sport, quotidiano sempre autorevole, che ad ottobre 2016 titolava: "Un Benedetto tra i nuovi soci?". La politica del nostro giornale è quella di dare notizie, di nostro pugno. Quando i colleghi ci arrivano prima di noi, umiltà impone di verificare. Nel momento in cui non troviamo riscontri, sempre la stessa dose di umiltà ci induce a non ergerci a promulgatori di smentite sul lavoro altrui. Limitandoci a non riportare nulla.

La società Urbs Reggina 1914 ha sicuramente usato i toni giusti, nel pronunciarsi qualche ora fa sulle notizie (non chiacchiere, notizie) circa i dialoghi portati avanti con imprenditori esteri, ai quali (nell'esercitare il nostro dovere di informare i lettori) abbiamo concesso fin troppa pubblicità gratuita. Probabilmente, la fuoriuscita di tali notizie sarà servita all'attuale proprietà per pesare ancor di più il livello di serietà dei propri interlocutori. Ci mettiamo nei panni del presidente Praticò il quale, dopo essere intervenuto forse troppe volte negli ultimi mesi su questioni di minor conto, deve contenere gli isterismi di chi reclama per forza o la conferma o la smentita. Su qualsiasi cosa. Come quei cuccioli di uccelli che rimangono col becco spalancato, in attesa che la mamma gli imbocchi il cibo, non essendo ancora capaci di aprire le ali ed andare a procurarselo da soli.

Una volta, per far scappare un imprenditore intenzionato ad investire nel territorio reggino, gli si nominava la 'ndrangheta. Oggi non ce n'è più bisogno. A prescindere se si tratti di un gentleman con intenzioni serie, o di un pagliaccio che scambia il calcio per un grande circo, è l'ambiente cittadino a mettere in fuga chiunque. Quell'interesse di un anno fa dal Medio Oriente rappresenta una delle più grandi occasioni perse per la Reggina e per Reggio Calabria: era un momento in cui, se tutti avessero fatto il proprio dovere, a costo di stendere un tappeto rosso da Calamizzi fino alla città che probabilmente solo l'avvocato Sfara conosce, avremmo dovuto fare qualsiasi cosa per non farcelo scappare. Attendiamo fiduciosi il giorno in cui ognuno si concentrerà e lavorerà per la crescita di una collettività, anziché solo per il proprio orticello.

Chi vuol rimanere nano, nano rimanga. Senza ostacolare chi preferisce crescere.

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